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 SANT'ANTONIO ABATE

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SANT'ANTONIO ABATE Empty
MessaggioTitolo: SANT'ANTONIO ABATE   SANT'ANTONIO ABATE EmptyGio Gen 24, 2013 8:00 pm

Si celebra il: 17 Gennaio

Muore a: Tebaide (Alto Egitto), 17 gennaio 356

Patronato: Eremiti, Monaci, Canestrai, Contadini e Macellai

Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco

Emblema: Bastone pastorale, Maiale, Campana, Croce a T

Martirologio Romano: Memoria di sant’Antonio, abate, che, rimasto orfano, facendo suoi i precetti evangelici distribuì tutti i suoi beni ai poveri e si ritirò nel deserto della Tebaide in Egitto, dove intraprese la vita ascetica; si adoperò pure per fortificare la Chiesa, sostenendo i confessori della fede durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, e appoggiò sant’Atanasio nella lotta contro gli ariani. Tanti furono i suoi discepoli da essere chiamato padre dei monaci. Antonio abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. Nato a Coma, nel cuore dell'Egitto, intorno al 250, a vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere dapprima in una plaga deserta e poi sulle rive del Mar Rosso, dove condusse vita anacoretica per più di 80 anni: morì, infatti, ultracentenario nel 356. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente. Anche Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio. La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant'Atanasio, che contribuì a farne conoscere l'esempio in tutta la Chiesa. Per due volte lasciò il suo romitaggio. La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da Massimino Daia. La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il Concilio di Nicea. Nell'iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore.

La celebrazione liturgica o il culto: Dopo la pace costantiniana, il martirio cruento dei cristiani diventò molto raro; a questa forma eroica di santità dei primi tempi del cristianesimo, subentrò un cammino di santità professato da una nuovo stuolo di cristiani, desiderosi di una spiritualità più profonda, di appartenere solo a Dio e quindi di vivere soli nella contemplazione dei misteri divini.
Questo fu il grande movimento spirituale del ‘Monachesimo’, che avrà nei secoli successivi varie trasformazioni e modi di essere; dall’eremitaggio alla vita comunitaria; espandendosi dall’Oriente all’Occidente e diventando la grande pianta spirituale su cui si è poggiata la Chiesa, insieme alla gerarchia apostolica.
Anche se probabilmente fu il primo a instaurare una vita eremitica e ascetica nel deserto della Tebaide, s. Antonio ne fu senz’altro l’esempio più stimolante e noto, ed è considerato il caposcuola del Monachesimo.
Conoscitore profondo dell’esperienza spirituale di Antonio, fu s. Atanasio (295-373) vescovo di Alessandria, suo amico e discepolo, il quale ne scrisse una bella e veritiera biografia.
Antonio nacque verso il 250 da una agiata famiglia di agricoltori nel villaggio di Coma, attuale Qumans in Egitto e verso i 18-20 anni rimase orfano dei genitori, con un ricco patrimonio da amministrare e con una sorella minore da educare.
Attratto dall’ammaestramento evangelico “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”, e sull’esempio di alcuni anacoreti che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità, Antonio volle scegliere questa strada e venduto i suoi beni, affidata la sorella a una comunità di vergini, si dedicò alla vita ascetica davanti alla sua casa e poi al di fuori del paese.
Alla ricerca di uno stile di vita penitente e senza distrazione, chiese a Dio di essere illuminato e così vide poco lontano un anacoreta come lui, che seduto lavorava intrecciando una corda, poi smetteva si alzava e pregava, poi di nuovo a lavorare e di nuovo a pregare; era un angelo di Dio che gli indicava la strada del lavoro e della preghiera, che sarà due secoli dopo, la regola benedettina “Ora et labora” del Monachesimo Occidentale.
Parte del suo lavoro gli serviva per procurarsi il cibo e parte la distribuiva ai poveri; dice s. Atanasio, che pregava continuamente ed era così attento alla lettura delle Scritture, che ricordava tutto e la sua memoria sostituiva i libri.
Dopo qualche anno di questa edificante esperienza, in piena gioventù cominciarono per lui durissime prove, pensieri osceni lo tormentavano, dubbi l’assalivano sulla opportunità di una vita così solitaria, non seguita dalla massa degli uomini né dagli ecclesiastici, l’istinto della carne e l’attaccamento ai beni materiali che erano sopiti in quegli anni, ritornavano prepotenti e incontrollabili.
Chiese aiuto ad altri asceti, che gli dissero di non spaventarsi, ma di andare avanti con fiducia, perché Dio era con lui e gli consigliarono di sbarazzarsi di tutti i legami e cose, per ritirarsi in un luogo più solitario.
Così ricoperto appena da un rude panno, si rifugiò in un’antica tomba scavata nella roccia di una collina, intorno al villaggio di Coma, un amico gli portava ogni tanto un po’ di pane, per il resto si doveva arrangiare con frutti di bosco e le erbe dei campi.
In questo luogo, alle prime tentazioni subentrarono terrificanti visioni e frastuoni, in più attraversò un periodo di terribile oscurità spirituale, ma tutto superò perseverando nella fede in Dio, compiendo giorno per giorno la sua volontà, come gli avevano insegnato i suoi maestri.
Quando alla fine Cristo gli si rivelò illuminandolo, egli chiese: “Dov’eri? Perché non sei apparso fin da principio per far cessare le mie sofferenze?”. Si sentì rispondere: “Antonio, io ero qui con te e assistevo alla tua lotta…”.
Scoperto dai suoi concittadini, che come tutti i cristiani di quei tempi, affluivano presso gli anacoreti per riceverne consiglio, aiuto, consolazione, ma nello stesso tempo turbavano la loro solitudine e raccoglimento, allora Antonio si spostò più lontano verso il Mar Rosso.
Sulle montagne del Pispir c’era una fortezza abbandonata, infestata dai serpenti, ma con una fonte sorgiva e qui nel 285 Antonio si trasferì, rimanendovi per 20 anni.
Due volte all’anno gli calavano dall’alto del pane; seguì in questa nuova solitudine l’esempio di Gesù, che guidato dallo Spirito si ritirò nel deserto “per essere tentato dal demonio”; era comune convinzione che solo la solitudine, permettesse alla creatura umana di purificarsi da tutte le cattive tendenze, personificate nella figura biblica del demonio e diventare così uomo nuovo.
Certamente solo persone psichicamente sane potevano affrontare un’ascesi così austera come quella degli anacoreti; non tutti ci riuscivano e alcuni finivano per andare fuori di testa, scambiando le proprie fantasie per illuminazioni divine o tentazioni diaboliche.
Non era il caso di Antonio; attaccato dal demonio che lo svegliava con le tentazioni nel cuore della notte, dandogli consigli apparentemente di maggiore perfezione, spingendolo verso l’esaurimento fisico e psichico e per disgustarlo della vita solitaria; invece resistendo e acquistando con l’aiuto di Dio, il “discernimento degli spiriti”, Antonio poté riconoscere le apparizioni false, compreso quelle che simulavano le presenze angeliche.
E venne il tempo in cui molte persone che volevano dedicarsi alla vita eremitica, giunsero al fortino abbattendolo e Antonio uscì come ispirato dal soffio divino; cominciò a consolare gli afflitti ottenendo dal Signore guarigioni, liberando gli ossessi e istruendo i nuovi discepoli.
Si formarono due gruppi di monaci che diedero origine a due monasteri, uno ad oriente del Nilo e l’altro sulla riva sinistra del fiume, ogni monaco aveva la sua grotta solitaria, ubbidendo però ad un fratello più esperto nella vita spirituale; a tutti Antonio dava i suoi consigli nel cammino verso la perfezione dello spirito uniti a Dio.
Nel 307 venne a visitarlo il monaco eremita s. Ilarione (292-372), che fondò a Gaza in Palestina il primo monastero, scambiandosi le loro esperienze sulla vita eremitica; nel 311 Antonio non esitò a lasciare il suo eremo e si recò ad Alessandria, dove imperversava la persecuzione contro i cristiani, ordinata dall’imperatore romano Massimino Daia († 313), per sostenere e confortare i fratelli nella fede e desideroso lui stesso del martirio.
Forse perché incuteva rispetto e timore reverenziale anche ai Romani, fu risparmiato; le sue uscite dall’eremo si moltiplicarono per servire la comunità cristiana, sostenne con la sua influente presenza l’amico vescovo di Alessandria, s. Atanasio che combatteva l’eresia ariana, scrisse in sua difesa anche una lettera a Costantino imperatore, che non fu tenuta di gran conto, ma fu importante fra il popolo cristiano.
Tornata la pace nell’impero e per sfuggire ai troppi curiosi che si recavano nel fortilizio del Mar Rosso, decise di ritirarsi in un luogo più isolato e andò nel deserto della Tebaide, dove prese a coltivare un piccolo orto per il suo sostentamento e di quanti, discepoli e visitatori, si recavano da lui per aiuto e ricerca di perfezione.
Visse nella Tebaide fino al termine della sua lunghissima vita, poté seppellire il corpo dell’eremita s. Paolo di Tebe con l’aiuto di un leone, per questo è considerato patrono dei seppellitori.
Negli ultimi anni accolse presso di sé due monaci che l’accudirono nell’estrema vecchiaia; morì a 106 anni, il 17 gennaio del 356 e fu seppellito in un luogo segreto.
La sua presenza aveva attirato anche qui tante persone desiderose di vita spirituale e tanti scelsero di essere monaci; così fra i monti della Tebaide (Alto Egitto) sorsero monasteri e il deserto si popolò di monaci; primi di quella moltitudine di uomini consacrati che in Oriente e in Occidente, intrapresero quel cammino da lui iniziato, ampliandolo e adattandolo alle esigenze dei tempi.
I suoi discepoli tramandarono alla Chiesa la sua sapienza, raccolta in 120 detti e in 20 lettere; nella Lettera 8, s. Antonio scrisse ai suoi “Chiedete con cuore sincero quel grande Spirito di fuoco che io stesso ho ricevuto, ed esso vi sarà dato”.
Nel 561 fu scoperto il suo sepolcro e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo, da Alessandria a Costantinopoli, fino in Francia nell’XI secolo a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore.
In questa chiesa a venerarne le reliquie, affluivano folle di malati, soprattutto di ergotismo canceroso, causato dall’avvelenamento di un fungo presente nella segala, usata per fare il pane.
Il morbo era conosciuto sin dall’antichità come ‘ignis sacer’ per il bruciore che provocava; per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e una Confraternita di religiosi, l’antico Ordine ospedaliero degli ‘Antoniani’; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine di Viennois.
Il papa accordò loro il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade, nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.
Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di s. Antonio” e poi “fuoco di s. Antonio” (herpes zoster); per questo nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi fu considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla.
Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la ‘tau’ ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Nel giorno della sua festa liturgica, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici; in alcuni paesi di origine celtica, s. Antonio assunse le funzioni della divinità della rinascita e della luce, LUG, il garante di nuova vita, a cui erano consacrati cinghiali e maiali, così s. Antonio venne rappresentato in varie opere d’arte con ai piedi un cinghiale.
Patrono di tutti gli addetti alla lavorazione del maiale, vivo o macellato; è anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico che era l’herpes zoster, ma anche in base alla leggenda popolare che narra che s. Antonio si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti al diavolo e mentre il suo maialino sgaiattolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale il suo bastone a ‘tau’ e lo portò fuori insieme al maialino recuperato e lo donò all’umanità, accendendo una catasta di legna.
Per millenni e ancora oggi, si usa nei paesi accendere il giorno 17 gennaio, i cosiddetti “focarazzi” o “ceppi” o “falò di s. Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera. Le ceneri poi raccolte nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa e con apposita campana fatta con listelli di legni per asciugare i panni umidi.
È invocato contro tutte le malattie della pelle e contro gli incendi. Veneratissimo lungo i secoli, il suo nome è fra i più diffusi del cattolicesimo, anche se poi nella devozione onomastica è stato soppiantato dal XIII sec. dal grande omonimo santo taumaturgo di Padova.
Nell’Italia Meridionale per distinguerlo è chiamato “Sant’Antuono”. Nel 561 le sue reliquie vennero traslate ad Alessandria d'Egitto, presso la chiesa di San Giovanni. Verso il 635, in seguito all'occupazione araba dell'Egitto, furono spostate a Costantinopoli. Nel XI secolo il nobile francese Jocelin de Chateau Neuf le ottenne in dono dall'Imperatore di Costantinopoli e le portò in Francia nel Delfinato. Nel 1070 il nobile Guigues de Didier fece costruire nel villaggio di La Motte presso Vienne una chiesa dove vennero traslate. Per la prima volta nella storia, nel gennaio 2006, in occasione del Giubileo antoniano, le reliquie di sant'Antonio abate hanno lasciato la città di Arles (Francia). Dal 6 al 13 gennaio 2006 sono state ospitate nel Comune di Novoli in provincia di Lecce, comune che ne conserva la reliquia del braccio. Dal 13 al 17 gennaio 2006 sono state accolte sull'Isola d'Ischia. Il 20 agosto 2006 sono giunte ad Aci Sant'Antonio.

Località di cui è patrono:

Aci Sant'Antonio (CT)
Agerola (NA)
Alano di Piave (BL)
Alpicella (SV)
Bagno (L'Aquila) (AQ)
Bagnasco (CN)
Bolognano (PE)
Bordano (UD)
Borgomaro (IM)
Burgio (AG)
Burgos (SS)
Camporotondo Etneo (CT)
Cantoni d'Oneta (BG)
Carmiano (LE) - Compatrono
Cassaro (SR)
Castelcovati (BS)
Castelletto Sopra Ticino (NO)
Castel San Pietro Romano (RM)
Castelsardo (SS)
Castiglione Marittimo (CZ)
Casto (BS)
Castrofilippo (AG)
Cencenighe Agordino (BL)
Cerami (EN)
Città di Castello (PG)
Colleretto Castelnuovo (TO)
Costa Volpino (BG)
Costermano (VR)
Cropalati (CS)
Decimomannu (CA)
Desulo (NU)
Dolceacqua (IM)
Fara Filiorum Petri (CH)
Ferla (SR)
Filattiera (MS)
Fontainemore (AO)
Fornaci di Barga (LU)
Francica (VV)
Galluccio (CE)
Gallicano nel Lazio (RM)
Genzano di Lucania (PZ)
Gesso (ME)
Introbio (LC)
Introzzo (LC)
Licodia Eubea (CT) - Compatrono
Linarolo (PV)
Macerata Campania (CE)
Magliano (LE)
Malalbergo (BO)
Mele (GE)
Misterbianco (CT)
Montagnareale (ME) - Compatrono
Monteforte d'Alpone (VR) - Compatrono
Mottafollone (CS)
Nepi (VT)
Nicolosi (CT) - Compatrono
Novoli (LE)
Ortona dei Marsi AQ
Ostiglia (MN) - Patrono d'inverno
Palestrina (RM)
Pedara (CT) - Compatrono
Piacenza d'Adige PD
Picedo (BS)
Pietra de' Giorgi, (PV)
Pietrabbondante (IS)
Pietravairano, (CE)
Ponti sul Mincio (MN)
Posada (NU)
Pravisdomini (PN)
Priero (CN)
Recoaro Terme (VI)
Roccasparvera (CN)
Rocchetta Sant'Antonio (FG)
Rosà (VI)
Sansepolcro (AR)
Santa Domenica Vittoria (ME)
Sant'Angelo Lodigiano (LO) - Compatrono
Sant'Antonio Abate (NA)
Silanus (NU)
Sover (TN)
Supino (FR)
Vallecrosia (IM)
Valstagna (VI)
Valtournenche (AO)
Veniano (CO)
Vibonati (SA)
Vicovaro (RM)
Viconago (VA)
Valmadrera (LC)
Villa Convento (LE)
Villa Baldassarri (LE) - Compatrono
Zafferana Etnea (CT) - Compatrono
Zagarolo (RM)

PREGHIERE A SANT’ANTONIO ABATE

Glorioso S. Antonio, come ci edifica e commuove il vostro esempio!
Seguendo il consiglio del Vangelo, rinunciaste alle ricchezze e agli agi
ritirandovi nel deserto.
Poi, benché vecchio, con la sete del martirio in cuore,
lasciaste la solitudine per convertire gli infedeli
e rinforzare nella fede i cristiani vacillanti.
Vi preghiamo di ottenerci lo zelo nella fede, l'amore alla Chiesa,
e la perseveranza nel bene.
Vorremmo chiedervi anche l'eroismo di osservare i consigli evangelici
per essere associati con maggior merito alla vostra gloria in Cielo.
O trionfatore glorioso del demonio,
indarno armato in multiformi maniere contro di Voi,
Sant'Antonio abate, proseguite la vittoriosa opera
vostra sull'inferno, congiurato ai nostri danni.
Da quei colpi funesti salvate le anime nostre,
fortificandole nelle spirituali battaglie;
ai nostri corpi impetrate costante la sanità;
dilungate dagli armenti e dai campi ogni maligno influsso;
e la vita presente, vostra mercè tranquilla per noi,
ci sia saggio e apparecchio alla pace perfetta
della vita eterna.
Amen

Glorioso Sant'Antonio, esempio
di docilità alla voce di Dio che ti
chiamava alla vita perfetta per il
Regno dei cieli e ti ha costituito
maestro di spiritualità e di
preghiera, guidaci nel cammino della
fede e nella preghiera.
Insegna a noi, che ti onoriamo
come protettore, a seguire Gesù e a
vivere il nostro Battesimo, aprendo
il cuore alle necessità dei fratelli.
Tu che con Maria, gli Angeli e
i Santi, canti la lode perenne a Dio,
ottienici il dono di offrire la nostra
vita, come Gesù, per la salvezza dei
fratelli e di vivere sempre da veri
cristiani, consapevoli di dover dare
a tutti testimonianza della novità,
che Cristo Risorto ha offerto al mondo.
Egli vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo, per tutti
i secoli dei secoli.
Amen.

Onnipotente, Verbo del Padre, tu stesso perfetto, Gesù Cristo, per la tua infinita misericordia,
non abbandonarmi mai, io che sono tuo servo, ma riposa sempre in me.
O Gesù, buon pastore delle tue pecore, non mi abbandonare alle trappole del serpente seduttore,
né alla mercé di Satana; perché il germe della corruzione abita in me.
Così, Signore, Dio adorabile, Gesù Cristo, fonte di santità, proteggimi nel sonno con la tua luce eterna,
con il tuo Santo Spirito, col quale hai santificato i tuoi discepoli.
Accorda, o Signore, anche a me, tuo indegno servo, la tua salvezza nel mio giaciglio.
Illumina la mia mente alla luce della contemplazione del tuo santo evangelo.
Illumina la mia anima con l'amore della tua croce.
Illumina il mio cuore con la purezza della tua Parola..
Il mio corpo sia mortificato dal ricordo della tua passione,
e tutti i miei pensieri siano protetti dalla tua ineffabile umiltà.
Poi, quando lo riterrai opportuno, rialzami per glorificarmi:
poiché tu sei glorificato dal tuo Padre Eterno e dal tuo Santissimo Spirito, per tutti i secoli. Amen.

NOVENE A SANT’ANTONIO ABATE

Novena per la festa del Santo

1. O Sant’Antonio che davanti a una parola del Vangelo ascoltata nella Messa, lasciasti la casa e il mondo per ritirarti nel deserto, ottienici dal Signore la grazia di essere docili alle divine ispirazioni. Gloria

2. O Sant’Antonio che hai distribuito in elemosina tutte le tue sostanze e scegliesti una vita di penitenza e preghiera ottienici dal signore la grazia di non fidarci delle ricchezze e l’amore per la preghiera. Gloria

3. O Sant’Antonio che con la parola e con l’esempio fosti guida a tanti discepoli ottienici la grazia di testimoniare con la vita ciò che annunciamo con le parole. Gloria.

4. O Sant’Antonio che sia durante la preghiera che il lavoro manuale hai sempre tenuto la mente rivolta al Signore ottienici dal Signore la grazia di non dimenticarci mai della sua continua presenza sia nella preghiera che nel lavoro. Gloria.

5. O Sant’Antonio che modellasti la tua vita prendendo esempio da altri santi ottienici la grazia di scorgere il bene ovunque e di saperlo imitare. Gloria.

6. O Sant’Antonio che neanche davanti agli onori che ti tributarono re e imperatori, avesti un minimo sentimento di vanità, ottienici da Dio la grazia di non fermarci ad apparenze e onori, ma di cercare solo e sempre l’amicizia di Dio. Gloria.

7. O Sant’Antonio che con la preghiera e con la penitenza hai vinte le numerose tentazioni del diavolo, ottienici la Grazia di vincere, con la forza di Dio ogni nemico che si oppone a Lui. Gloria.

8. O Sant’Antonio, tentato nel deserto, ottienici la grazia di non aver paura del demonio, ma di combatterlo con la forza di Dio. Gloria.

9. O San’Antonio, che nonostante gli anni continuasti sempre a rinfrancare gli uomini nella fede in Dio ottienici la grazia di essere testimoni zelanti della Parola di Dio, di progredire fino ai nostri ultimi giorni nel cammino della fede per essere partecipi con Te nella gloria del cielo. Gloria.

Triduo a Sant’Antonio Abate

I. Glorioso S. Antonio, nostro potente avvocato, ci prostriamo innanzi a voi. Sono innumerevoli i mali, le angustie che da ogni parte ci affliggono. Siate voi pertanto, o grande S. Antonio, il nostro consolatore; liberateci da tutte le afflizioni che continuamente ci tormentano. E, mentre la pietà dei fedeli vi scelse a protettore contro le infermità che possono colpire ogni genere di animali, fate che questi siano sempre liberi da ogni disgrazia, affinché prestandosi ai nostri bisogni temporali possiamo essere più spediti a raggiungere la nostra Patria celeste. Pater, Ave, Gloria.

Il. Glorioso S. Antonio, che arricchito fin dall'infanzia delle benedizioni del cielo, vi distaccaste da tutto quello che sa di terra, e, seguendo i consigli del vangelo, voleste condurre la vita nel silenzio dei deserti; impetrate anche a noi la ritiratezza e la solitudine del cuore, per disporci a ricevere da Dio il dono della grazia e gli aiuti necessari per migliorare la nostra vita. Fate ancora, o benignissimo Santo, che sia allontanata dai nostri animali ogni malattia e disgrazia; così potremo sempre più lodarvi, ringraziarvi ed imitarvi. Pater, Ave, Gloria.

III. Ci rallegriamo con voi, o glorioso S. Antonio, che dopo di aver servito Dio nelle solitudini dell'Egitto tanti anni, fra tentazioni e penitenze, meritaste di fare una morte preziosa al cospetto del Signore. Noi, incerti della nostra eterna salvezza, ri¬corriamo al vostro aiuto per eccitare in noi il divino timore e lo spirito della santa orazione, disponendoci così a conseguire dalla misericordia di Dio la grazia di santamente morire. Così sia. Pater, Ave, Gloria.

Antica Novena a Sant’Antonio Abate

1. O Sant’Antonio che davanti a una parola del Vangelo ascoltata nella Messa, lasciasti la casa e il mondo per ritirarti nel deserto, ottienici dal Signore la grazia di essere docili alle divine ispirazioni. Gloria
2. O Sant’Antonio che hai distribuito in elemosina tutte le tue sostanze e scegliesti una vita di penitenza e preghiera ottienici dal signore la grazia di non fidarci delle ricchezze e l’amore per la preghiera. Gloria
3. O Sant’Antonio che con la parola e con l’esempio fosti guida a tanti discepoli ottienici la grazia di testimoniare con la vita ciò che annunciamo con le parole. Gloria.
4. O Sant’Antonio che sia durante la preghiera che il lavoro manuale hai sempre tenuto la mente rivolta al Signore ottienici dal Signore la grazia di non dimenticarci mai della sua continua presenza sia nella preghiera che nel lavoro. Gloria.
5. O Sant’Antonio che modellasti la tua vita prendendo esempio da altri santi ottienici la grazia di scorgere il bene ovunque e di saperlo imitare. Gloria.
6. O Sant’Antonio che neanche davanti agli onori che ti tributarono re e imperatori, avesti un minimo sentimento di vanità, ottienici da Dio la grazia di non fermarci ad apparenze e onori, ma di cercare solo e sempre l’amicizia di Dio. Gloria.
7. O Sant’Antonio che con la preghiera e con la penitenza hai vinte le numerose tentazioni del diavolo, ottienici la Grazia di vincere, con la forza di Dio ogni nemico che si oppone a Lui. Gloria.
8. O Sant’Antonio, tentato nel deserto, ottienici la grazia di non aver paura del demonio, ma di combatterlo con la forza di Dio. Gloria.
9. O San’Antonio, che nonostante gli anni continuasti sempre a rinfrancare gli uomini nella fede in Dio ottienici la grazia di essere testimoni zelanti della Parola di Dio, di progredire fino ai nostri ultimi giorni nel cammino della fede per essere partecipi con Te nella gloria del cielo. Gloria.


ICONOGRAFIA DI SANT’ANTONIO ABATE

Nell’iconografia occidentale classica sant’Antonio Abate è ricordato vestito da eremita con un bastone a T (tau, segno dell’autorità monastica, simbolo del Santo anche nella iconografia orientale), una campanella e un maiale accanto; questo attributo compare nell’iconografia occidentale a partire dal Medioevo. Qualche volta ai piedi del Santo è raffigurato il diavolo, che, talora, è rappresentato sotto forma di animale feroce, in riferimento all’episodio raccontato nella Vita di Antonio di Atanasio sulle tentazioni che il monaco eremita superò con la preghiera, l’umiltà, la carità, la sincerità e la vita ascetica.
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