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Dove la magia è amore universale, umiltà e ascolto...la magia svelata, per il benessere dell'anima.E' come se in un attimo sbocciasse la vita, laddove prima c'erano solo silenzio ed immobilità.
 
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 AZTECHI o ATZECHI

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DolceLuna
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MessaggioTitolo: AZTECHI o ATZECHI   AZTECHI o ATZECHI EmptyMar Nov 05, 2013 8:28 pm

Nome della tribù dei Nahua, che prese il nome dal suo mitico paese d’origine, Aztiàn, la terra degli aironi. Nel XIV secolo si stabilirono lungo la valle del Messico. Tenochtitlàn, l’odierna Città del Messico, costruita secondo la leggenda verso il 1325 od il 1370 su un’isola del lago Texcoco, fu la prima sede della monarchia azteca, iniziatasi con Acamipichtli (1375). Successivamente l’imperatore Itzcatl (1360- 1449) fece di Tenochtitlàn il centro dell’espansione azteca, che raggiunse il golfo del Messico e l’Oceano Pacifico. Si creò così un vasto stato a sistema federativo, di cui facevano parte le città conquistate. La spedizione spagnola agli ordini di Hernàn Cortés (1485-1547) riuscì a catturare l’imperatore Montezuma II, poi lapidato dal suo stesso popolo mentre tentava di evitare una rivolta armata, che considerava suicida, contro i potenti conquistatori. Cortés distrusse l’impero azteco (1522), massacrandone gli abitanti ed uccidendo l’ultimo dei suoi sovrani, l’imperatore Cusuhtémoc (1525). La società azteca aveva una rigida organizzazione verticale: sacerdoti, guerrieri, mercanti, popolo e schiavi, cui corrispondeva una ripartizione orizzontale: la terra apparteneva alla comunità, suddivisa in calpulli (quartieri o villaggi), probabilmente remote unità culturali collegate all’organizzazione in clan. Ogni lotto (tlalmilli) era proprietà di un membro della comunità, che poteva lasciarlo in eredità ai figli. Soltanto la parte del calpulli le cui rendite erano destinate al sostentamento dei deboli e degli inabili, al pagamento delle tasse ed all’amministrazione centrale, era veramente proprietà comune. Le funzioni giudiziarie, civili e militari, erano rigidamente centralizzate. Di derivazione olmeca erano la cultura del mais, il sacro gioco della palla, la numerazione vigesimale ed il calendario sacro di 260 giorni. La moralità pubblica ed il codice etico degli Aztechi contrastavano in modo stridente con la pratica dei sacrifici umani, ai quali però i Messicani non attribuivano alcun significato di crudeltà, facendone solo il riflesso terrestre dell’ineluttabile lotta cosmica. La vita dell’individuo e della società degli Aztechi era basata sulla religione. Dal famoso calendario all’organizzazione politica e sociale, tutto era subordinato a scopi religiosi. Dio del sole era Tonatiuh, dea della luna Metzli, dio della pioggia Tlaloc, dea del mais Centeotl, dio dell’inverno il terribile Tezcatlipoca, vendicatore delle colpe umane, e Quetzalcoatl, il serpente piumato, era il dio della civiltà e della tolleranza, costretto all’esilio da Tezcatlipoca, ma destinato a ritornare dall’Oriente. L’imperatore Montezuma II credette di riconoscere nello straniero di pelle bianca e dalla lunga barba di nome Cortés proprio il divino Quetzalcoatl, un errore che doveva anticiparne la tragica fine. L’arte atzeca in ogni sua manifestazione appare legata, più che ad esigenze estetiche, a motivazioni religiose. La scultura, di aspetto monumentale anche quando è di piccole dimensioni, tende ad effetti drammatici della rappresentazione della divinità, mentre i rilievi zoomorfi e le figure umane sono resi con acuto realismo. Numerosi gli oggetti legati al rito del sacrificio umano, come urne cinerarie e coltelli sacrificali in ossidiana. Vastissima anche la produzione di oreficeria, pressoché scomparsa con la conquista spagnola.
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