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 IL VINO…MITI E RITI

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MessaggioTitolo: IL VINO…MITI E RITI   IL VINO…MITI E RITI EmptySab Mar 05, 2016 1:58 pm

IL VINO…MITI E RITI Vino+rosso


Da sempre il vino ha due anime: stordisce o illumina; fa ammalare chi ne abusa, ma fa bene a chi lo beve con moderazione; prodotto in quantità minime “artigianalmente” o prodotto in quantità abbondanti da grosse case vinicole…per i Greci annunciava Dioniso, per i Romani Bacco, l’oscura divinità della vegetazione, dell’immortalità e della follia. Per i Cristiani rappresenta il Sangue di Cristo. Da millenni il “sangue dell’uva” nutre il nostro immaginario; non a caso per gli Antichi Greci e Romani lo veneravano come il simbolo di un Dio temuto e terribile, carico di ombre e di splendore. Mentre il vino agisce sull’anima, la vite e l’uva curano il corpo e lo mantengono giovane. Diffuso in Egitto e nelle terre tra il Tigri e l’Eufrate, dove i Sumeri veneravano la piante come Madre Vite e ne riservavano il consumo ai re ed ai sacerdoti, il vino ebbe un ruolo centrale in Grecia, dove fu associato alla più inquietante, selvatica e strana fra le Divinità dell’Olimpo, Dioniso appunto, ribattezzato Bacco dai Romani. Dioniso, nato da Zeus e dalla bellissima mortale Semele, figlia di Cadmo e Armonia, fu allevato dalle Ninfe e dai Satiri sul Monte Nisa, in India, scortato da tigri e pantere. Coronato da edera, promessa di vita eterna, era il signore della comunione con il mondo animale e naturale, degli oscuri recessi della psiche e della follia. D’Inverno, quando la luce abbandona il mondo ed ogni cosa sembra morire ed in Primavera, quando la Natura si risveglia, si celebravano riti orgiastici in suo onore. Simbolo del potere di Dioniso, il vino che placa gli affanni quotidiani era la porta di accesso alla mania o all’invasamento ed attraversandola, i fedeli incontravano il Dio e si perdevano nel grande mare dell’ebbrezza estatica.

EBBREZZA SACRA

Anche per molti altri popoli e culture, l’ebbrezza da vino è “divina” Il poeta medievale Omar Khayyam, per il quale il vino era sinonimo di illuminazione, di fusione con il Tutto, scrisse “Fai in modo di non essere mai, neppure per un momento, privo di vino perché è il vino che dà lustro all’intelligenza, al cuore dell’uomo, alla religione”. Allo stesso modo, se lo si legge in chiave esoterica, il famoso episodio biblico in cui Noè, scampato al diluvio universale, si ubriacò, acquista tutt’altro significato. Perché non era un vino qualunque il suo, ma la bevanda che consente agli uomini di comprendere ciò che abitualmente resta celato; e quando, in preda all’ebbrezza, si mostrò nudo ai figli, essi non si scandalizzarono della sua nudità fisica, ma del fatto che avesse messo a nudo il suo pensiero, che avesse rivelato segreti iniziatici che avrebbe dovuto tenere per sé o dire solo a coloro che li potevano intendere.

BEVETE, QUESTO E’ IL MIO SANGUE

Il vino è il “puro sangue della vite” si legge nel Libro della Genesi. La sua natura sacra fu accolta anche nel Cristianesimo: il primo miracolo di Gesù fu proprio la trasformazione dell’acqua in vino, alle nozze di Cana e nell’Ultima Cena, sempre Gesù indicò il vino agli Apostoli, dicendo: “Bevete, questo è il mio sangue”. La tradizione esoterica chiama la forza arcana di trasformazione racchiusa nel vini, “viriditas” cioè vitalità, perché il rosso sangue della vite simboleggia le forze della terra che, nel processo di fermentazione, assumono natura aerea e diventano spirito. Se il vino vi appare in sogno, sappiate che l’inconscio che vi parla: è il segnale che ciò che prima era terrestre e vegetativo, ora diventerà aereo e libero.

ANCHE IL VINO HA IL SUO “LATO IN OMBRA”

Come tutto ciò che possiede grande potere, anche il vino nasconde delle insidie dovute per lo più al suo abuso. Il detto “in vino veritas” si basa sul fatto che, alcune sostanze contenute in questa bevanda, agiscono direttamente su particolari centri nervosi che fungono da freni inibitori. Questo fa sì che possano emergere lati del carattere solitamente repressi e spiega la sensazione di euforia che ne consegue; un consumo smodato di vino o che eccede la tolleranza personale, può facilmente trasformare l’allegria in sfrontatezza, con conseguenze spesso pericolose. Noto esempio storico-mitologico di dissennatezza da vino erano le Menadi, ossia le seguaci di Dioniso, che durante le feste in suo onore si inebriavano di vino al tal punto da perdere ogni freno e compiere, in tale stato di esaltazione, anche atti di estrema ferocia. In realtà, le più esposte al pericolo di ubriachezza ed ai danni organici che ne conseguono sono proprio le donne perché l’organismo femminile manca di un particolare enzima,la cui funzione è proprio quella di metabolizzare l’alcool. Altra particolarità: l’eccessivo consumo di vino causerebbe una riduzione dell’ampiezza del campo visivo laterale, ciò spiega come mai molti guidatori alticci investano i ciclisti o i pedoni che camminano al bordo strada, affermando poi di non averli visti. Quindi se è vero che il vino fa buon sangue, è sempre bene comunque non esagerare ed evitare di bere a stomaco vuoto: anche solo mangiare un pezzo di pane, che assorbe il vino nello stomaco, permette il rilascio graduale nel sangue dell’alcool in esso contenuto, consentendo quanto meno di limitare i danni della sbornia.


Non dimentichiamo poi che la vite possiede anche proprietà curative per il corpo e lo stesso vale per il vino. Note agli Antichi, molte di queste proprietà hanno trovato conferma in tempi più recenti.

LUNGA VITA CON LA VITE

Le foglie della vite rossa, raccolte in Autunno, contengono vitamina C, tannini ed antociani, ovvero i pigmenti responsabili del colore rosso e, grazie alla vitamina P che contengono, possiedono una marcata azione vaso protettrice a livello di vene e capillari, insieme ad una potente azione antiossidante, che protegge l’organismo dall’attacco dei radicali liberi. Le foglie di vite rossa essiccate per tisane o come tintura madre sono indicate nelle affezioni del sistema circolatorio (specie nelle donne in menopausa), nella cura dell’acne rosacea e contro l’invecchiamento cutaneo. La linfa della vite, un tempo, veniva impiegata contro porri e verruche o, diluita, come collirio. Il famoso fitoterapeuta francese, Jean Valnet, raccomandava la linfa della vite contro la litiasi e la calcolosi renale e biliare. Gli acini dell’uva si estrae l’olio di vinaccioli, uno degli oli più ricchi di acidi grassi polinsaturi, che lo rendono efficacissimo contro il colesterolo e ne fanno un ottimo olio da massaggi di bellezza. Dalle gemme della vite si ottiene il macerato glicerico, che ha un vasto campo d’azione; infatti, è efficace come antinfiammatorio in caso di artrosi, artriti, reumatismi e dolori articolari in genere. E’ utile anche per combattere le infezioni recidivanti della gola e contro le verruche. Le proprietà antinvecchiamento del vino e della vite vengono utilizzate anche nei trattamenti di bellezza: bagni nel vino rosso, massaggi con acini d’uva, massaggi con olio di vinaccioli, idromassaggio agli estratti di uva.


LA CURA DELL’UVA

Ricca di sali minerali, vitamine, zuccheri a pronto assorbimento, acido fosforico e silicio (ottimi ricostituenti nervosi e protettivi di pelle e capelli), l’uva è un alimento fra i più completi e preziosi; fra l’altro, la sua composizione è stranamente simile a quella del latte di donna (la famosa Madre Vite dei Sumeri che ritorna) L’uva rossa inoltre contiene molti flavonoidi, che aiutano a neutralizzare i danni dell’aterosclerosi. Già molto usata presso gli Antichi Greci e Romani, l’ampeloterapia o cura dell’uva, consiste in una dieta di trenta giorni esclusivamente a base di uva. Il suo effetto è quello di disintossicare profondamente l’organismo, ma deve essere eseguita solo stretto ed assoluto controllo medico. Utile soprattutto ai sofferenti di gotta, uricemia ed obesità, è controindicata in caso di diabete, malattie del ricambio, ipertensione e colite. Per una cura dell’uva accessibile a tutti e decisamente “casalinga” si consiglia, dal mese di Settembre al mese di Febbraio di consumare uva la mattina a digiuno, anche sotto forma di succo fresco, senza eliminare buccia e semi, che contengono le preziose sostanze antiossidanti.

UN VIN BRULE’ COME SI DEVE

Secondo studi scientifici, che riprendono la millenaria tradizione popolare, un bicchiere di vino rosso a pasto favorisce l’elasticità dei vasi sanguigni e sarebbe salutare per una corretta funzionalità cardiaca. Il vino è anche un prezioso coadiuvante nelle cure delle malattie da raffreddamento, attraverso il famoso “vin brulè”. Se preparato secondo la vera ricetta, è ottimo come revulsivo, vasodilatatore, antibatterico, espettorante e per eliminare le tossine. Vediamo ora la ricetta tradizionale: prendete un buon vino rosso corposo, tipo Chianti o Barbera, fatelo scaldare a fuoco lento con un pizzico di cannella in polvere e di vaniglia, due o tre foglie di salvia fresca, due fichi secchi ed un chiodo di garofano. Quando si è ridotto della metà, spegnete il fuoco, aggiungete al vin brulè un cucchiaio di miele ed una grattatina di noce moscata. Bevuto molto caldo, scaccia il freddo dalle ossa che si avverte nelle giornate umide e fredde d’Inverno, ma anche il raffreddore.
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