DUE ESERCIZI DI CONSAPEVOLEZZA PER VIVERE INTENSE, INUSUALI EMOZIONI

Oltre a cambiare le nostre abitudini quotidiane, è possibile riappropriarsi delle proprie emozioni: rivivere di proposito lo smarrimento, la paura, il ritorno ai primordi per sperimentare quanto siano illimitate le potenzialità della nostra mente.
Bastano due esercizi, semplici, anche se all’apparenza strani, ma davvero efficaci per riprenderci le nostre vere emozioni e ristabilire, attraverso la mente, la serenità nell’anima.

PRIMO ESERCIZIO – ASCOLTARE LA PROPRIA VOCE REGISTRATA

Basteranno pochi minuti ed ovviamente la registrazione della propria voce, magari presa da un video, anche realizzato con lo smartphone. “Ma è proprio quella la mia voce?” ognuno di noi l’ha detto sentendo al registratore la propria voce, falsata, inattesa, irreale, diversa…eppure sappiamo che quella voce ci appartiene e che le frasi pronunciate sono state dette proprio da noi. Siamo noi, ma allo stesso tempo non lo siamo, è come se sprofondassimo in una voragine che ci risucchia…ma dove? Solitamente ci conosciamo dal “di dentro”, ecco che ora, magicamente, ci percepiamo dal “di fuori”. Un tempo nessuno poteva ascoltare la propria voce, come la sentivano gli altri e quindi neppure si poteva percepire lo smarrimento che ci assale nel momento in cui, grazie all’aiuto della tecnica ci poniamo di fronte ad un vero e proprio interrogativo filosofico: quale sembianza va presa in maggiore considerazione? Quella che ci offre dal “di dentro” un’immagine di noi stessi oppure quella che viene registrata e che ci sembra obiettiva? Una risposta univoca per tutti non è possibile, possiamo rispondere solo noi, con la nostra reazione ad una situazione o all’altra; ma qualunque sarà, alla fine ci sentiremo più leggeri interiormente e staremo meglio anche mentalmente.

SECONDO ESERCIZIO – ENTRARE NELLO SPAZIO DI UN QUADRO

DUE ESERCIZI DI CONSAPEVOLEZZA PER VIVERE INTENSE, INUSUALI EMOZIONI 5734-i_colori_delle_emozioni

A chi non piacerebbe sperimentare l’ubiquità,se non per un tempo infinito, almeno per un secondo? Noi tutti conosciamo lo spazio entro cui ci muoviamo e ne diamo per scontata la sua configurazione, a meno che non ci imbattiamo in quadro…è sufficiente un quadro in casa nostra o in ufficio o in una sala d’attesa o anche, meglio ancora, in un museo….questo quadro improvvisamente, soffermandoci a guardarlo, inizierà ad interagire con noi, con la parte più profonda e sconosciuta di noi stessi, ci offrirà una sensazione unica. Lasciamoci “assorbire” dalla tela, come fosse una voragine capace di risucchiare il nostro spazio abituale e lasciamoci trasportare in uno spazio “impossibile”, in un’altra dimensione, a cui ovviamente non opporremo resistenza. Cerchiamo di fare di tutto per lasciarci travolgere, afferrare, trascinare, senza avere paura: da quello spazio non faremo mai ritorno, ci abitueremo quel tanto che vorremo, pur continuando a persistere nel nostro spazio abituale. E’ questo il senso dell’ubiquità virtuale cui l’arte ci chiama, il motivo per cui essa rende la nostra vita più intensa e soprattutto più meritevole di essere sperimentata.

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