DolceLuna Team
Messaggi : 27214 Data d'iscrizione : 14.06.11 Età : 58 Località : Emilia - Romagna
| Titolo: CAMBIA LA TUA VITA QUOTIDIANA Lun Mar 14, 2016 1:58 pm | |
| Come non essere schiavi del tempo, stare bene con se stessi e vivere consapevolmente ogni istante? E’ possibile arrivare a questo traguardo attraverso piccoli espedienti “filosofici”, che ci insegnano a tollerare gli importuni, ad abbandonarci a semplici gesti rilassanti per saper aspettare il tempo della realizzazione, senza ansie. Amare la sapienza non significa, infatti, solo cercare il sapere, ma vuol dire, soprattutto, amare la conoscenza di se stessi: partire dalle cose futili e dalla nostra quotidianità per arrivare alla nostra serenità interiore. Proviamo per un giorno a toglierci l’orologio e passiamo quell’intera giornata senza avere idea di che ore siano. Di certo ci ritroveremo a riflettere sul tempo che passa inesorabilmente, ma soprattutto sul nostro rapporto con le lancette che ne scandiscono il flusso. Il filosofo e giornalista francese Roger-Pol Droit ha elaborato un centinaio di esperimenti che, se eseguiti con la dovuta concentrazione, ci permetteranno di osservare ciò che ci circonda in un’ottica completamente diversa, così dal trarre dal banale una nuova esperienza di vita. Noi non li conosceremo tutti, ma solo 8 di questi, che sono comunque i principali e sono senza dubbio dotati di effetti rilassanti. Queste otto piccole “illuminazioni” sono:
- aspettare senza fare nulla; - seguire il movimento delle formiche; - sopportare i chiacchieroni; - piangere al cinema; - sbucciare mentalmente una mela; - fare la doccia con gli occhi chiusi; - scrivere in bella grafia; - non guardare l’ora.
Conosciamo ora, una per una, queste “illuminazioni” e cambiamo così la nostra quotidianità, aiutandoci soprattutto a non far accavallare nella nostra mente pensieri su pensieri contemporaneamente, cosa che ci impedisce di trovare la razionalità necessaria per fare le scelte giuste, per noi in primis e per gli altri di riflesso.ASPETTARE SENZA FARE NULLA Questo esercizio può durare da alcuni minuti ad alcune ore; dipende dal tempo che bisogna passare in una qualsiasi sala d’attesa. Quando dobbiamo aspettare il verificarsi di un evento che non dipende da noi siamo costretti alla più totale passività e non possiamo fare assolutamente nulla per accelerare i tempi. Chi si trova in questa situazione si agita oltre misura e il tempo sembra scorrere ancora più lentamente. Noi impariamo a fare l’inverso: lasciamoci cullare dal tempo che passa, sapendo che tanto passerà inesorabilmente, con noi o senza di noi. Facciamoci sommergere dalla totale passività senza angosciarci; scopriremo che è meglio ammazzare il tempo senza fare nulla, piuttosto che stressarci nell’intento di ammazzarlo con qualcosa che finisce poi per ritorcersi contro di noi (ad esempio guardare il telefono per vedere se ci sono messaggi della persona di cui aspettiamo il ritorno o peggio ancora andare a vedere se “socializza” con altri e con noi tace….non c’è nulla di più stressante e proliferatore di ansia dei social network!!!...e questo è solo un esempio)SEGUIRE IL MOVIMENTO DELLE FORMICHE Per poter svolgere questo esercizio è necessario trovarsi nei pressi di un formicaio e poterci rimanere almeno una mezz’ora. Osservare a lungo una colonna di formiche, seguirne gli incroci e le soste, ci fa pensare…proviamo a questo punto di immedesimarci in una formica che spinge una briciola di pane. Proviamo a chiederci cosa voglia dire per la formica “avere fame, sete o sonno” Guardando le formiche, senza quasi rendercene conto, saremo portati a percepire una realtà insolita: è illusorio parlare di un solo universo. Il pianeta Terra delle formiche non è lo stesso nostro pianeta Terra, ma si pone a margine di esso, come dire che la pluralità del mondo è sotto i nostri occhi e che non capirla è normale. Questo esercizio ci insegna che ciò che vogliamo noi non è per forza quello che vuole un’altra persona, ma sono due universi marginali uno all’altro, che devono arrivare a conciliarsi, senza forzature, senza stratagemmi e senza imposizioni. I due universi vivono simultaneamente, ma con tempi e ritmi diversi che vanno rispettati, altrimenti uno distruggerà l’altro (esattamente come quando noi distruggiamo un formicaio, per impedire che le formiche “invadano” la nostra casa)SOPPORTARE I CHIACCHIERONI Questo è uno degli esercizi più frequenti ed al tempo stesso più difficili da eseguire, ma il suo effetto non solo è riposante, è addirittura curativo. Basta avere a disposizione un chiacchierone incallito e, noi, qualche minuto di tempo. I chiacchieroni nell’immaginario comune sono un flagello: infaticabili, prolissi, quando “placcano” la loro “vittima” non la mollano più. Come sfuggire dunque al chiacchierone? Semplicissimo, non cambiando posto, ma imparando a non ascoltarlo. E’ chiaro che non è un meccanismo automatico e ci vuole tempo per imparare, ma a piccoli passi progressivi si acquisisce anche questa “pratica”. Come primo passo, noi impariamo a smettere di seguire la conversazione, arrivando piano piano a non sentire più nulla di quanto dice. La vera sfida non è nel fare ciò, ma nel non far accorgere gli altri, soprattutto il chiacchierone, della nostra “sordità”. L’esercizio ci aiuterà ad isolarci senza che il nostro “ritiro” sia percepibile all’esterno. Per fare ciò non dobbiamo lanciare sguardi fuggitivi, ma dobbiamo sempre guardare dritto negli occhi il chiacchierone con aria estremamente interessata ed attenta (leggermente divertita o triste, in base a ciò che percepiamo all’inizio del monologo-discorso); scuotiamo regolarmente la testa e, ogni tanto, lasciamo andare un piccolo verso (un colpetto di tosse, uno schiarimento della gola, ecc); inseriamo l’ascolto automatico (esattamente come sull’Autostrada del Sole inseriamo il cambio automatico e l’auto fa tutto da sé) seguendo così senza sforzo il “tramestio” delle chiacchiere. Con il tempo sapremo distinguere anche quando ci sarà una pausa imminente e sapremo così inserirci nel discorso con una domanda appropriata, magari proprio quella conclusiva, per non dargli modo di continuare poi il discorso, esaurita la risposta. Avremo raggiunto la perfezione, il giorno in cui saremo capaci di reggere un incontro intero con un chiacchierone felice per l’attenzione che gli abbiamo prestato. A volte basta poco per essere altruisti!!! (questo esercizio è efficace anche quando il nostro interlocutore, pur non essendo un chiacchierone è fastidioso, perché magari dice cose indisponenti)PIANGERE AL CINEMA Questo esercizio è sicuramente il più facile da eseguire, ma richiede tempo (almeno novanta minuti) per avere un effetto davvero calmante. Il film ovviamente deve essere adatto, quindi niente pellicole per intellettuali o di fantascienza o peggio ancora d’azione; piuttosto deve avere una trama leggera, facile da seguire, possibilmente una storia d’amore, non necessariamente di coppia, ma d’amore in senso universale, in cui il bello ed il triste si intrecciano totalmente. E’ indispensabile immedesimarsi nella storia fino in fondo, provando dapprima a liberarci di qualunque senso critico: siamo lì solo come spettatori…e quando arriva l’evento scatenante (una riunione che sembrava impossibile, una frattura insanabile, un gesto di tenerezza, un dialogo coinvolgente, ecc) lasciamoci andare al pianto liberatorio senza riflettere e senza pensare cosa diranno gli altri e soprattutto senza provarne vergogna (a me è successo per esempio venerdì 11 Marzo, durante la serata dedicata ai Pooh…e non malignate dicendo “per forza!!!” se no vi trasformo tutte e tutti in rospi…per le emozioni vissute attraverso alcune canzoni, ai ricordi ad esse legate, come il concerto che andai a vedere la sera dell’esame di maturità per esorcizzare la paura del voto e allontanare la fatica delle notti insonni, trascorse a studiare ed anche se quella era l’ennesima notte insonne) Visto che ai giorni nostri il sentimento che va per la maggiore è il cinismo, accompagnato dalla freddezza, dalla derisione e dallo scherno (si pensi al bullismo dilagante) questo pianto ci farà ritrovare e sperimentare la grandezza dei buoni sentimenti, senza alcun calcolo, ma solo per il piacere di farlo. Perderemo così la corazza che il nostro tempo ci ha messo addosso, procurandoci un piacere del tutto particolare.SBUCCIARE MENTALMENTE UNA MELA Nell’arco di una mezz’ora al massimo, scopriremo quanto non sia così scontato riprodurre la realtà con la sola forza della mente. Per riuscirci, infatti, ci vuole molto raccoglimento interiore. Immaginiamo di sbucciare dunque la nostra bella mela. A prima vista sembra un esercizio facile (infatti vedo il vostro sorrisetto che dice “e che ci vuole?”) non basta infatti immaginare la mela, il coltello e la buccia che tagliata cade dal frutto…e perché non è così? Perché la realtà richiede una mela “vera” e non una mela astratta, quindi la realtà richiede una mela di una determinata grandezza, di un colore con le sue sfumature e di una determinata consistenza. Lo stesso discorso vale per il coltello, che non sarà un coltello qualsiasi, ma avrà il manico in plastica? In legno? In acciaio? Che colore avrà questo manico? La lama sarà seghettata larga o stretta? E’ proprio a questa realtà che noi dobbiamo pensare per eseguire efficacemente l’esercizio. Per dare inizio al nostro esercizio dobbiamo quindi visualizzare molto bene questa realtà, poi possiamo iniziare a sbucciare la mela, creando una buccia lunga senza mai interromperla; oppure possiamo immaginare di tagliare la mela a quarti e sbucciarli uno per uno; l’importante è non lasciare vuoti temporali, né permetterci momenti di esitazione. All’inizio non sarà per niente facile, perché potremo vedere la nostra mela che cambia colore o il coltello non ha la lama adatta e l’esercizio si interromperà. Non preoccupiamoci, perché con il passare del tempo il nostro esercizio diventerà un film, in quanto avremo acuito la nostra forza di concentrazione e non senza avere anche appreso che la nostra mente elabora una “realtà” tutta sua, che poi spesso non coincide con la realtà concreta e che spesso la nostra mente è veramente poco capace di memorizzare la realtà concreta.FARE LA DOCCIA CON GLI OCCHI CHIUSI Cinque, dieci minuti sotto la doccia possono produrre un effetto pacificante, a patto di lasciarci guidare dalla magia dell’acqua. Non c’è niente di più piacevole che sentire il tepore, il getto, il flusso continuo dell’acqua sul viso e sul corpo. Allora quando andiamo sotto la doccia, allontaniamo ogni pensiero e concentriamoci sul suono dell’acqua, avvertendone lo zampillare e la consistenza di questo zampillo, identificandoci con l’acqua stessa, ottenendo così una specie di oblio e parafrasando Leopardi, sarà davvero dolce naufragare nel nostro personalissimo mare.
SCRIVERE IN BELLA GRAFIA Un foglio di carta, una penna e circa una ventina di minuti a disposizione, ci regaleranno una magnifica atmosfera di pace. Basta mettersi a scrivere, ma non nel solito modo e nel senso intellettuale del termine, pensando di dover creare chissà quale capolavoro letterario, bensì per un puro gusto gestuale. Scrivere le lettere dell’alfabeto, disegnandone perfettamente i contorni, giocando con gli “svolazzi” e le aste che distinguono ciascuna lettera, richiede una cura particolare ed un’attenzione del tutto singolare, in un’epoca in cui tutto è affidato al computer o alla tecnologia fredda, per quanto comoda. Passiamo poi a scrivere una frase, anche la più banale: l’importante è mantenere un ritmo uniforme così da creare una progressione armonica delle lettere, ben disegnate, leggibili, perfette nelle proporzioni. La mano ed i muscoli devono sciogliersi nella fluidità dei movimenti che facciamo con la penna, indipendentemente dal senso di ciò che scriviamo: infatti di qualunque tipo siano le nostre frasi esse non sono niente altro che l’occasione offerta alla scrittura per poter fluire liberamente. Sarà un nuovo modo per convincerci che la grafia allo stato puro è mossa da una sola necessità: progredire con regolarità, cercando di essere di volta in colta identica a se stessa. In parole semplice, qualcosa capace di attraversare i corpi, i pensieri, i muscoli, i fogli.NON GUARDARE L’ORA Proviamo a controllare quanto conta per noi il tempo che passa. Quante volte in un giorno guardiamo l’orologio, che sia sul computer, sul cellulare, al polso, ecc. Siamo tutti schiavi di questo meccanismo che scandisce ogni attimo della nostra vita. L’esercizio consiste nel vivere il più normalmente possibile dopo che abbiamo allontanato da noi il cellulare o l’orologio. Facciamo l’esercizio per la prima volta, in un giorno di festa, poi, sfidando l’irrazionale necessità di controllare l’ora, facciamone a meno durante una passeggiata o un giro al centro commerciale o durante un appuntamento di lavoro. Andando oltre, proviamo a togliere di mezzo sveglie e qualsiasi riferimento domestico che scandisca il trascorrere del tempo. Dapprima ci sentiremo sicuramente sperduti, l’insicurezza cronometrica ci farà percepire il mondo in maniera diversa da quella a cui siamo abituati, ma, insistendo, scopriremo un’altra percezione del tempo, infinitamente più interiore e viva, che ci aiuterà a conoscere i momenti “esatti” del nostro animo, senza dover riflettere per prenderne atto. Scopriremo soprattutto come quadranti, lancette che girano, numeri che cambiano al trascorrere del tempo, esercitino su di noi un’inconfutabile, silenziosa violenza.
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