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 LE TRADIZIONI PER SANTA LUCIA

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MessaggioTitolo: LE TRADIZIONI PER SANTA LUCIA   LE TRADIZIONI PER SANTA LUCIA EmptyMar Dic 13, 2011 10:05 am

BERGAMO

A Bergamo il culto di Santa Lucia risale a molto lontano, nel 1337 (D. Calvi, III, 404) scrive che fu posta presso le mura fuori della cinta della città verso Broseta, la prima pietra della chiesa e del convento che venne denominato con il nome di S. Lucia Vecchia, perché le monache che qui abitavano nel 1586 si trasferirono nel convento di S Agata in Prato, nel luogo ove sorge ora il palazzo Frizzoni.
Prima della soppressione, avvenuta verso la fine del secolo XVIII. si celebrava la festa con grande solennità' il 13 dicembre di ogni anno, e vi si teneva una fiera di cui è rimasta una labile immagine, in quella che sì tiene in particolari circostanze vicino alla chiesa dello Spasimo, dove normalmente si celebra la festa di S. Lucia.
Rinomata era anche la festa di S.Lucia a Cornale e all'oratorio a lei dedicato e consacrato alla Botta nel 1658, di cui fa cenno D. Calvi.
È una delle più belle tradizioni della Bergamasca: nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, la Santa si incarichi di distribuire doni ai fanciulli.
Un secolo fa A.Tiraboschi (cfr. Manoscritto, Festività Bergamasche) cosi scriveva: "Chi di noi non ricorda con piacere quel tempo in cui alla sera della vigilia del giorno di S.Lucia eravamo condotti dai nostri parenti a vedere quelle due lunghe grandi fila di banchette ricoperte di dolci, di mille maniere, e fra sacchi ricolmi di noci e di castagne affumicate?... Mi reco a passeggiare tra quei banchetti che, coi loro vari paramenti e con i loro tendoni illuminati di sotto producono un bellissimo effetto: mi fermo davanti a quei sacchi di noci e dì castagne, in mezzo ai quali è conficcata una candela, e mi diverto a sentire i vari inviti che dai venditori si indirizzano ai presenti: "I e ché i bei biligòcc de la Alota" (Eccoli qui i saporiti "vecchioni" di Vallalta).
Ancora oggi i nostri bambini si coricano presto la sera della vigilia sognando i doni che loro porterà S.Lucia e si addormentano canterellando: "Santa Löséa Mama méa / Co' la borsa del papà / Santa Löséa la rierà" (Santa Lucia mamma mia / con la borsa del papà / santa Lucia verrà), o ancora quella meno smaliziata:
"Santa Löséa, mama méamet ü regal in da scarpa méase la mama no 'la metAl resta ot ol me scarpet". Santa Lucia, mamma mia,metti un regalo nella mia scarpa,se la mamma non lo mette,restan vuote le mie scarpette.
Ai bimbi la leggenda popolare ha colorito di poesia, la notte di S.Lucia; la Santa scende con un asinello a distribuire i doni ai bimbi buoni.
Bisogna far trovare sotto la cappa del camino, da cui discende, della paglia per nutrire l'asinello, e poi chiudere presto gli occhi curiosi al sonno, perché la Santa non vuol farsi scorgere.
Alcuni dicono che ai bimbi disubbidienti, ancora svegli per cercare di vederla, S.Lucia getta cenere negli occhi e passa oltre senza lasciare doni.
La notte del 12 dicembre vi è ancora l'usanza di appendere da parte dei bambini, alle finestre dei mazzetti di carote per ingolosire l'asinello di S. Lucia, ed invogliarla a lasciare più doni ai bambini.
Altro uso antico era mettere fuori dalla finestra uno zoccolo di legno chiuso davanti con dentro un po' di crusca per l'asinello ed un bicchiere di legno pieno d'acqua per dissetare Santa Lucia. Accanto a tutto ciò veniva posto un lumino acceso per illuminare la finestra per indicare la presenza di bambini. La mattina, si apriva la finestra e si trovava ben poco: pastefrolle, caldarroste, carrube, castagne bollite, noci, nocciole, arachidi, cachi, mandarini, fichi secchi e croccanti fatti in casa con nocciole, acqua e zucchero, sandaletti, scarpe, oppure maglioni e calze pesanti di lana necessarie per l'inverno.
I regali per le bambine erano di solito bambole in legno o in pezza fatte dalla nonna; i bambini trovavano giocattoli di legno (cavallini, carriole, trenini, fucili), biglie e fionde.
Nel periodo fascista, il capo del governo Mussolini faceva giungere a nome di Santa Lucia dei pacchi dono con abiti, zoccoli e caramelle.
Le letterine alla santa
Vi è pure la tradizione che il 13 dicembre sia posto un cesto per la raccolta delle letterine, ai piedi della Santa nella chiesa di via XX settembre, chiamata ufficialmente dello "Spasimo", per la statua lignea dell'Addolorata. Si scrive la lettera e la si porta direttamente all'indirizzo terrestre della Santa.Molti piccoli con la crisi attuale hanno pensato bene di dare una mano alla Santa aggiungendo nella busta insieme alla letterina, i loro risparmi. Per lo più sono lettere pratiche che vanno al sodo, che raramente si ricordano di dire "per favore", altre sono gentili e piene di promesse. Qualcuno con spirito materiale indica il proprio numero di telefono e conclude "Gradirei che tutti i bambini, fossero felici e contenti".

LENNA (BG)

La festa, o fiera di Santa Lucia, tanti anni fa veniva chiamata anche "Il Mercante della Neve" perche' quasi sempre in quei giorni nevicava. I bambini sentivano la festa di S. Lucia molto tempo prima, infatti andavano a raccogliere le "menade di spì" per fare il falo', che era grandioso e illuminava la vigilia. Il falo' era presente in contrada e si faceva a gara per farlo piu' bello. Spesso i ragazzi litigavano e si rubavano gli spini. In cima ad ogni falo' si metteva la vecchia, fatta con stracci.
Tutti i falo' venivano accesi contemporaneamente alle otto della sera dell vigilia, il falo' che durava di piu' era il vincitore. Poi si tornava di corsa a casa a lucidare la scarpetta per metterla sulla finestra, perche' Santa Lucia sarebbe passata riempendola di doni (una piccola arancia, una carruba e i "dasì dè sochèr"). Al mattino seguente si andava tutti alla Santa Messa per ringraziare dei doni e per ricevere la benedizione degli occhi. Infatti la Santa era venerata come protettrice della vista. Il giorno di Santa Lucia era famoso per la grande fiera che si teneva al centro del paese; le vie ertano colme di gente e si incontravano ogni genere di mercante, si vendevano e si comperavano animali; maiali, capre e vitelli.
Le trattorie erano molte e gremite di gente che improvvisavano balli al suono della fisarmonica. Il piatto tradizionale era la trippa. In ogni casa si faceva invitando i parenti. La festa era anche allietata dal suono delle campane, era un suono speciale, ritmato dalle note di antiche filastrocche e canti natalizi. Questa musica iniziava 15 giorni prima della festa e aveva lo scopo di ricordare a tutti che presto sarebbe stata la festa di Santa Lucia; il compito di suonare le campane era affidata ai bambini che salivano sul campanile a frotte divertendosi moltissimo a suonare le tiritere.

ACI CATENA (CT)

Ad Acicatena la festa di Santa Lucia del 13 dicembre è un avvenimento sentitissimo; riportiamo qui alcune riflessioni della comunità cristiana di Acicatena:
La festa in onore di S.Lucia è una festa rinomata, che si tramanda da secoli ricca di tanti valori spirituali, di tante espressioni dell'animo popolare e di tante tradizioni da purificare e valorizzare. Un tempo forte, unico durante tutto l'anno per la vita di tutta la parrocchia, è formato dalle celebrazioni annuali in onore di S.Lucia patrona della comunità parrocchiale e della numerosa e crescente famiglia dei devoti della Santa.
S.Lucia ha goduto sempre dell'affetto riconoscente di tutti i fedeli e devoti provenienti dai paesi etnei in particolare.
La festa di S.Lucia è segno di vera unità e comunione. Essa ha le sue origini molto antiche, ma ogni anno viene preparata con scrupolosità, sentita con grande fede e vissuta con forte entusiasmo e devozione da tutti.
Il tredici di ogni mese, oltre al festoso suono delle campane, in chiesa, viene addobbato con fiori e ceri accesi l'altare della Santa, viene celebrata solennemente l' Eucaristia.
Più si avvicina il punto di arrivo, il 13 dicembre, più intensa, viva e impegnativa si fa la preparazione.
Il primo dicembre con alcuni colpi di cannone, con la esecuzione di alcuni brani sinfonici scelti e con il festoso scampanio, preceduto dal "cunsulatu" si aprono i festeggiamenti. Tutto questo, una volta, era segnato per le prime ore del mattino, ora invece nel pomeriggio. Segue la S.Messa all'altare della Santa.
Dal 4 al 12 dicembre si celebra il solenne novenario con canti, con la recita della coroncina , la celebrazione della S.Messa con omelia e si conclude con la benedizione della Reliquia della Santa e l'immancabile grido: "Viva S.Lucia"...Cosi' ogni sera, anche se le condizioni atmosferiche sono rigide.
La vigilia.......è già festa. Campane a festa, spari, corpo musicale e processione con la reliquia della Santa, dalla Matrice alla chiesa di S.Lucia. Partecipano le autorità, le confraternite, le associazioni e tutto il popolo di Dio.
Nella giornata commemorativa del suo martirio (il 13 dicembre) si rinnova l'onda di entusiasmo e fervore crescente.
E' commovente vedere una immensa folla, formata da tutte le categorie,ceti , età, che fin dalle prime ore del mattino si riversa in chiesa.
Quanta cera, quanti fiori, quante offerte, quante preghiere, quante invocazioni, quante messe e comunioni!
E' indescrivibile, perché ricco di fede e di suggestione, il momento della apertura della cappella che svela il simulacro di S.Lucia.
Il predicatore del novenario dopo la svelata del Simulacro conclude la predicazione di preparazione alla festa.
Normalmente per la Messa solenne viene invitato un vescovo.
Nel primo pomeriggio il Simulacro della Santa viene portato nel suo artistico ferculo per le vie della città accompagnato da molti fedeli, spari, musiche e suono di sacri bronzi. Intanto in chiesa si susseguono le celebrazioni le susseguono le celebrazioni eucaristiche, con numerosa e devota partecipazione da parte dei presenti.
La Santa fa ritorno alla sua chiesa quando è già notte, viene accolta da un grandioso fuoco d'artificio e da un solenne scampanio. Accompagnata in chiesa dai fedeli, viene velata e posta nella cappella per poi nuovamente aprirsi nel giorno ottavo della festa.
Per tutto l'ottavario, la chiesa è continuamente visitata da persone che vengono a pregare la Santa. Tutti ci sentiamo coinvolti in questo avvenimento celebrativo, che diventa così un momento ideale per comunicare agli altri la nostra crescita spirituale. "Far Festa", così, significa per noi manifestare a tutti la gioia che è dentro di noi per le meraviglie operate da Dio nei suoi Santi, in ciascuno di noi.
Far festa vuol dire: far conoscere a tutti, anche con le manifestazioni esterne, che la vita è un dono preziosissimo e che va vissuto nell'amore scambievole, ed è questo amore che realizza la presenza di Gesù in mezzo a noi, e Lui è la Vera Festa, Lui è la Gioia Perenne.
Tutta la comunità parrocchiale, a capo il parroco, ha avuto la preoccupazione costante, specie in questi ultimi anni, di far si che questa festa tanto conosciuta, diventasse sempre più vera festa, vera celebrazione dell'amore di Dio per le sue creature.
Abbiamo così orientato i nostri sforzi, le nostre energie verso alcune direttive:
1. Rinnovamento nelle celebrazioni liturgiche. La vera celebrazione è quella che si svolge nella piena comunione e partecipazione attiva di tutti.Se la festa non è vissuta, diventa offesa a Dio. Ci è stata di richiamo la parola del profeta Isaia: "Non importano i vostri numerosi sacrifici. Non posso sopportare le feste perchè sono accompagnate dai vostri peccati. Mi ripugnano le vostre celebrazioni. Lavatevi, purificatevi, basta con i vostri crimini".
Ci siamo così esortati a vicenda per offrire a Dio il sacrificio puro e spirituale della nostra conversione, assieme alla nostra Santa Martire, con una catechesi assidua e paziente, con l'animazione continua di tutte le liturgie; abbiamo raggiunto traguardi insperati di piena partecipazione e di ascolto della parola di Dio.
2. Riscoperta della vera devozione ai Santi. Nella catechesi svolta durante l'anno, e soprattutto durante ogni novenario di predicazione, i fedeli sono stati aiutati a scoprire nei Santi la grandezza e la bontà di Dio e specialmente in occasione della festa è stato inoculata loro questa verità: "Celebrando i Santi, la Chiesa ci invita a far memoria ancora una volta della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. In loro vediamo realizzata, infatti, la Pasqua di Risurrezione con i suoi frutti di gioia, di conversione e di vita nuova che si comunicano a tutti quelli che li celebrano con fede genuina".

VERONA

Già una settimana prima della festa la Santa si “manifesta” ai bambini buoni tramite lanci improvvisi di caramelle e cioccolatini; naturalmente è un continuo tentativo di…vedere il buco nel soffitto che S. Lucia apre velocissimamente e altrettanto velocissimamente richiude! Peccato che non ci si riesca mai…
Tre giorni prima del 13 dicembre, in piazza Bra, la piazza centrale della città, quella dell’Arena per intenderci, arrivano i “banchéti de Santa Lùssia”, secondo una tradizione che risale già al secolo scorso: nelle bancarelle ricoperte di tende, si vendono giocattoli, dolci e altri oggetti da regalo, anche per gli adulti.
Le nonne raccontano che “tanto tempo fa” (forse nel Settecento, da altre notizie orali raccolte in questi anni) c’era stata un’epidemia di “male agli occhi” che colpiva soprattutto i bambini, così che i genitori li votarono alla Santa, che non solo compì il miracolo, ma aggiunse anche dolci e piccoli doni …nelle loro scarpette.
Santa Lucia a Verona viene aiutata dal Gastaldo, che conduce l'asinello. La sera del 12 dicembre si deve lasciar da mangiare sulla tavola; in famiglia ogni componente, adulti compresi, deve preparare un piatto vuoto che la Santa riempirà di dolci, tra cui le immancabili "pastefrolle di S. Lucia", introvabili ovunque, tranne a Verona, nonché l'altrettanto immancabile "ghiaia dell'Adige". In questa sera i bambini vanno a letto presto e chiudono forte forte gli occhi, nel timore che la Santa li accechi con la cenere, se li trova svegli. S. Lucia si annuncia con un suono di tromba.
Ci sono poi due filastrocche dell’Ottocento, tramandate sempre dalle nonne:
Santa Lùssia con la scuffia,porta conse e scapa via;se la mama la te crìa,Santa Lùssia, portela via!
Santa Lucia con la cuffia,porta le pastafrolle e scappa via;se la mamma ti sgrida,Santa Lucia, portala via!

L’è rivàda Santa Lùssia;i morosi i se dà al saco,per no pagarghe el mandolàtoparché soldi no i ghe n’ha.L’è pasada Santa Lùssia;i morosi i se tra’ fòra;i vol far la pace ancora,le morose no le vol.
E’ arrivata Santa Lucia;i fidanzati si nascondonoper non pagare [alle fidanzate, ovvio!] il mandorlato,perché soldi non ne hanno.E’ passata Santa Lucia;i fidanzati ritornano;vogliono fare ancora la pace,le fidanzate non vogliono.
e alcune moderne:
Ghe un museto vecio e curvosora i copi che 'l camina,un musseto co la zerla,che l'è straco se indovina.Da le seste che lo carga,tacà in parte tacà sora,nastri, scatole, pacheti,puoti e trombe vansa fora.
C'è un asinello vecchio e curvosopra i tetti che cammina,un asinello con la gerla,si indovina che è stanco.Dalle ceste che lo caricano,appese da un lato e appese sopra,nastri, scatole, pacchetti,bambolotti e trombette sbucano fuori

Ghe un museto vecio e curvoel Gastaldo lo tirona,con la coa 'l neta in tera,S. Lussia passa e sona.Slonga il muso dentro i veri,ghe pareci su la tola,se qualcuno 'l verse i ocighe butemo la sabiola!!! S. Lussia che lo tiragha sta gata da pelarentro el tredese dicembretutti i mostri contentar.Ghe rivado fermo postatante letare dai fioicon promesse, giuramentie 'na sbrodola de "voi".Voi 'na radio, voi 'na pua'n autopila, 'n carossinS. Lussia ferma el mussoche sto qua l'è el me camin!
C'è un asinello vecchio e curvoGastaldo lo tira,con la coda pulisce per terra,S. Lucia passa e suona.Allunga il muso dentro la finestra,ci sono piatti apparecchiati sulla tavola,se qualcuno apre gli occhigli lanciamo la sabbia!!! S. Lucia che lo tiraha questo problema da risolvere:entro il tredici dicembre,accontentare tutti i bambini.Le sono arrivate per postatante lettere dai bambinicon promesse, giuramentie una lunga lista di "voglio".Voglio una radiolina, voglio una bambola,un'auto-radiocomandata, una carrozzina…Santa Lucia, ferma l'asinelloche questo è il mio camino!

LEVICO TERME (TN)

Il 12 dicembre a Levico Terme, i bambini percorrono le strade trascinando barattoli legati con un filo di ferro chiamati "strozeghe" e invocando Santa Lucia.
La sera della vigilia tutte le "strozeghe" si ritrovano nella piazza della Chiesa per raccogliere in un sacco le letterine e farle volare in cielo, appese a centinaia di palloncini colorati, fino a Santa Lucia, così la Santa dei bambini nella notte fra il 12 e il 13 dicembre scenderà nelle case a portare i doni.

CREMA E CREMONA (CR)

Qui, come in altre zone dell’Italia settentrionale, si tramanda la credenza secondo la quale nella notte tra il 12 ed il 13 dicembre di ogni anno Santa Lucia si reca di casa in casa cavalcando un asinello per distribuire i doni natalizi ai bambini (assumendo così la funzione che altrove è riservata ai fantasiosi personaggi di Babbo Natale e della Befana). Tale tradizione trova origine in un elemento biografico che riguarda la Santa, e cioè la carità che La indusse a distribuire ai bisognosi tutti i suoi beni. I bambini mantengono con entusiasmo ed affetto quest’usanza scrivendo ogni anno una letterina a Santa Lucia e, prima di andare a dormire nella notte di attesa che precede la festa, deponendo nel punto della casa che vedrà il Suo passaggio un piccolo mazzo di fieno per sfamare l’asinello. Alcuni bambini lasciano accesa una piccola lanterna alla finestra per segnalare alla Santa la loro casa. A Cremona in quest’occasione viene venduto il piatto di Santa Lucia, cioè un vassoio in confezione da regalo con dolciumi e caramelle per i bambini, e inoltre vengono allestiti davanti alle chiese tavoli per la vendita del fieno che i bambini immaginano di donare all’asinello della Santa. Un tempo vigeva anche l’abitudine per tutti i bambini di recarsi in chiesa la mattina della festa per ringraziare la Santa dei doni ricevuti. A Crema la festa di Santa Lucia costituisce la data tipica in cui anche gli adulti si scambiano regali: è un modo molto suggestivo per concretizzare l’esempio di generosità offerto da Lucia. Inoltre nel piazzale antistante il Duomo di Crema viene allestita il 13 dicembre una fiera con bancarelle di dolci e giocattoli.


CALABRIA

Come per altre feste in Calabria, il 13 dicembre aveva un vigilia caratterizzata da una cena di magro.
A Corigliano sono da segnalare nel menu accompagnato dal vino nuovo, le trìdici cosi, tredici varietà di frutta fra le quali i lupini, i corbezzoli ed i mirtilli.
Per la festa, le padrone di casa preparavano gli occhjcìelli 'e Santa Lucia cioè gli occhietti di Santa Lucia.
In questo giorno ognuno si asteneva dal lavoro perché non santificandolo la Martire non avrebbe preservato loro gli occhi da mali ed infortuni.
Nella zona di Corigliano quanti erano impegnati nella raccolta delle olive sospendevano il lavoro a mezzogiorno: il gabellotto radunava i dipendenti invitandoli alla tavola imbandita con diversi cibi e frutta.
Dopo aver mangiato e bevuto, si dava vita a balli e canti; l'innamorato paragonava occhi e ciglia dell'amata a quelli bellissimi di Lucia, cantando che la sua bella aveva ricevuto gli occhi in prestito dalla Santa ma, alla richiesta di restituzione, glieli aveva negati e tenuti per sé per far innamorare il giovane:
'Ss' uocchj nun sun"i tua, cà li canusciu,su' de Santa Lucia: ci ll'arrobbàsti;cà li volisti 'na simana 'mprustu:traditurèlla mia, ci li negasti !Quest'occhi non tuoi, perché li conosco,sono di Santa Lucia: glieli rubasti;chè li hai voluti una settimana in prestito:traditorella mia, glieli negasti!
A Torano, nell'800, si faceva la missa pezzìennu di S. Lucia cioè i andava in giro per le case, chiedendo una questua per fare officiare messa in onore di Lucia.

Anche in Calabria troviamo alcuni proverbi dedicati:
A Santa Lucia:accurcia la nottie allonga la dia,quantu 'nu passu 'e papicìa
A Santa Lucia:accorcia la notte ed allunga il dì,quanto il passo di un pulcino.
Santa Lucia quantu 'na papicìa;a Natali 'nu pass"e cani;'nu passu 'e voi 'e Natali in poi
A Santa Lucia quanto [un passo] di pulcino;a Natale un passo di cane;un passo di bue da Natale in poi.
'E Santa Lucia a Natali trìdici juorni ci ha,ma si buonu cuntu ti fa' mancu dùdici ci nn'ha. Da Santa Lucia a Natale vi sono tredici giorni,ma se bene fai il conto non ve ne sono nemmeno dodici.

Chi perde qualcosa si rivolge a Lucia dicendo:
Santa Lucia mia, famm"a trovari!
Santa Lucia mia fammela trovare!
oppure:
Santa Lucia ccu' l'uocchjpizzuti,fammi trovari a cosa perduta!
Santa Lucia con gli occhi aguzzi,fammi trovare la cosa perduta!

In Acri, Bisignano ed altri paesi si ripeteva un rito di origine pagana: si propiziava l'abbondanza del raccolto con un piatto a base di grano farro detto coccìa, veniva condiviso con i vicini di casa e i poveri.
A Cassano il piatto, detto 'a santalucìa, è a base di granturco come anche a Verbicaro: dopo averlo bollito si pone a raffreddare per una notte intera per condirlo col mostocotto al mattino successivo. La massaia, prima di fare quest'ultima operazione guarda i chicchi e dice di verdervi impressa l'impronta del piede della Santa, che durante la notte ha visitato e benedetto la casa.
Nei Casali del Manco cioè Serra, Pedace, lotta, ecc., come riporta il Padula, in "Calabria prima e dopo l'Unità", la "coccia" si preparava
...nella festa dell'Addolorata (...) 1l grano si mette in mollo venerdì; sabato si bolle, e verso 23 ore si mette in pentola con salame bollito, e si manda al forno per levarnelo domenica mattina e mangiarlo a merenda…"

Le donne durante la recita del Rosario pregavano in onore di Lucia:
Santa Lucia era 'na virginèlla,sulu alla mamma parìa bella.'A mamma lì dicìa: Marìtati, Lucia mia!'A figlia li rispunnìa:Sugnu bona maritata:ccu' Gesù sugnu spusata !
Santa Lucia era una verginella,solo alla mamma sembrava bella.La mamma le diceva: Sposati, Lucia mia!La figlia le rispondeva:Sono ben maritata:con Gesù sono Sposata!

La storia di Santa Lucia era così tramandata in un canto/preghiera del Paolano, collocandola storicamente al tempo dei Saraceni
Santa Lucia groliusa e bellafacìa l'orazzioni intra 'na cella.Passa lu re e la vidi tanta bella.... Lucia, si t'avissi al mio comando!Santa Lucia, ccu' la menta fina,si caccia l'uocchj e li minti 'mpiattìnu...:Portàtilu allu re chissu rigàlu,cà ci li manna la bella Lucia.Diciticcèllu ccu' la vucca vostra,cà la bella Lucia 'u' la viderà cchiù.'U re pripara quattru saracìni…:Jati ammazzàti la bella Lucia!Chi ccu' curtella e chi ccu' curtellaccia Santa Lucia facianu guerra.Santa Lucia ll'ha fattu 'nu risu,ccu' l'angiuli si nn'è juta 'mparavisu.e l'angiuli ch"a stavanu ad aspettaridissiru tutti ccu' 'nu bellu risu:O Diu, chi virginella 'mparavisu!
Santa Lucia gloriosa e bellarecitava le orazioni in una cella.Passa il re e la vede così bella..: Lucia, se ti avessi al mio comando!Santa Lucia, con la mente fine,si cava gli occhi e li mette nel piattino..:Portatelo al re questo regalo,chè glielo manda la bella Lucia,Diteglielo con la bocca vostra,chè la bella Lucia non la vedrà più.Il re prepara quattro saraceni...:Andate ad ammazzare la bella Lucia!Chi con coltelli e chi con coltellaccia Santa Lucia facevano guerra.Santa Lucia fece loro un riso,con gli angeli ne n'è andata in paradiso.Gli angeli, che la stavano ad aspettare,dissero tutti con un bel sorriso:O Dio, che verginella (ch'è venuta) in paradiso!
A Corigliano e S. Giacomo d'Acri si ha questa versione della storia:
Santa Lucia groliusa e bellarazzioni facia intra 'na cella.Passa 'nu re e la vidi tanta bella: Lucia, ti vorrei al mio comando;al mio comando e alla mia potestà,regina ti facissi del mio Statu.Dìcimi, re, 'e chi ti si' 'nnamuratu?Mi sugnu 'nnamuratu 'e 'ss'uocchj bielli,de 'ssa vuccuzza chi pari 'n anìellu.
Santa Lucia gloriosa e bellaorazioni recitava in una cella.Passa il re e la vede tato bella: Lucia, ti vorrei al mio comando (come sposa);al mio comando ed alla mia potestà,regina ti farei del mio stato. Dimmi, o re, di cosa ti sei innamorato?Mi sono innamorato di quest'occhi belli,di questa boccuccia che sembra un anello. Santa Lucia, come protettrice della vista, è invocata per guarire le malattie degli occhi con dei carmi.
A Rogliano si recitava questo carmu:
Santa Lucia de Ruma venia'ntesta portava 'na santa curunaeppe' ra strata la sconta Maria: Adduve vai Santa Lucia?Vaju a trovare miu patre ch'ha l'occhi malati:s 'è fuocu lle passi, s'è sangu lle pera,'ssa Vergine bella me lu cunceda.
Santa Lucia da Roma venivain testa portava una santa coronae per strada s'imbatte in Maria: Dove vai Santa Lucia?Vado a trovare mio padre che ha gli occhi ammalati:se è fuoco gli passi, s'è sangue sparisca,questa Vergine bella me lo conceda.
Ad Acri, per curare la congiuntivite, si recitava questo carmu tracciando col pollice segni di croce sugli occhi malati:
Santa Lucia'ncàmmara sediapanni de uoru tagliava e cusia.Va la gran matri de Diu: Chi d'hai Lucia?...Chi d'hai Lucia?Tiegnu 'na fùria all'uocchj ch "un ci viu!Va all'ùortu,cà c'è 'na troppa de finuocchj:ccu li tua piedi la chiantasti,ccu'li tua mani la scarpisasti,Lucia va', cà si' sanata Santa Luciain camera sedevapanni d'oro tagliava e cuciva.Va la gran madre di Dio: Cos'hai Lucia?... Cos'hai Lucia? Ho una congiuntivite che m'impedisce di vedere!Vai nell'orto,chè c'è una pianta di finocchio:con i tuoi piedi l'hai piantata,con le tue mani l'hai rincalzata,Lucia vai, ché sei guarita.
A Bisignano con lo stesso rituale si recitava questa formula:
Santa Lucia'ncampu stapia,uoru tagliava ed argientu facia. Passò Gesù, Giuseppi e Maria:Chi d'hai, Lucia, ca lacrimii?..Va' allu miu uortue truovi ziporri e finuocchj,ccu' li mia piedi li chiantai,ccu' li mia mani l'annettai,iesci purvira, iesci purata,iesci vena 'nzangulentata.
Santa Lucia in campo stava,oro tagliava ed argento faceva. Passarono Gesù, Giuseppe e Maria:Cos'hai, Lucia, chè lacrimi?Vai al mio orto e trovi porri e finocchi:con miei piedi li piantai,con le mie mani li diserbai,esci polvere, esci pus,esci vena sanguinolenta.
A Paola, per fare uscire corpi estranei penetrati nell'occhio si recitava, segnandovi, ripetutamente, la croce sopra:
S'è fratta, sinne sfratta,s'è soglia, si nne scioglia;ci mindimu carduni e finuocchiue si nni va la spina de l'uocchiu
S'è qualcosa che si è infrattata, esca fuori,s'è piccolo truciolo, se ne sciolga;vi mettiamo cardi e finocchioe se ne va la spina dall'occhio.

BRASILE

A Quiririm (SP-Brasile) la festa di Santa Lucia è una tradizione introdotta intorno al 1910 dagli immigranti italiani.
Nel giorno 12 dicembre i bambini mettono del fieno in un piatto e nascondono il piatto sotto il letto.
Nella mattina del giorno 13 dicembre una ragazza vestita in costume fa un giro per la città in carrozzella regalando dolci ai bambini.

SVEZIA

In Svezia, all’alba del 13 dicembre, migliaia di bambine con una veste bianca, una candela accesa in mano e una coroncina di candele elettriche in testa, illuminano il buio inverno svedese.

La processioneLe processioni sono guidate da una bambina che impersona Lucia seguita da damigelle e paggetti che indossano vesti bianche e cappelli con stelle dorate. Il corteo è chiuso da bambini vestiti come folletti. È una scena adorabile, con i bambini che cantano canzoni tradizionali natalizie e illuminano l’oscurità con le loro candele. Lucia e le sue damigelle donano brioche allo zafferano e biscotti allo zenzero agli spettatori.
Questa tradizione del Settecento si ripete in chiese, scuole, ospedali e luoghi di lavoro in tutto il Paese e non sarebbe Natale in Svezia senza Lucia, che segna il passaggio alle ultime due settimane di Avvento.

Lucia oggiOgni anno viene incoronata una Lucia in ogni cittá. Le candidate sono giovani residenti e vengono pubblicizzate dai quotidiani e TV locali. La Lucia, che viene scelta dal pubblico, e le altre candidate che diventano le sue damigelle, devono saper cantare per poter poi esibirsi nelle piazze della cittá, negli ospedali, nei centri per gli anziani, nei centri commerciali e nelle fabbriche.

Dove vedere incoronazione e processione di Lucia

A Stoccolma:
Nella capitale viene incoronata la Santa Lucia della Svezia a Skansen il 3 dicembre alle 15 sulla piazza Bollnästorget. Dal 9 al 13 dicembre ci saranno concerti in vari luoghi di Skansen e il 13 sfilate e concerti si svolgeranno nel corso di tutta la giornata per concludersi con la rappresentazione di Santa Lucia della Svezia in piazza Bollnästorget alle 18. Concerti di Lucia anche nella chiesa Engelbrektskyrkan il 12 e 13 dicembre dalle 18 alle 20.
A Göteborg:L'incoronazione della Lucia di Göteborg ha luogo nella piazza Götaplatsen il 9 dicembre. L'11 e il 12 dicembre si tengono concerti di Lucia nella chiesa del quartiere Vasa, Vasakyrkan.
A Malmö:La Lucia di Malmö attraversa il centro della cittá con un corteo a cavallo fino alla Residenza del Prefetto (Residenset) in piazza Stortorget, dove si esibisce nei classici cori natalizi dalle 18:00/18:45 circa
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LE TRADIZIONI PER SANTA LUCIA
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