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Dove la magia è amore universale, umiltà e ascolto...la magia svelata, per il benessere dell'anima.E' come se in un attimo sbocciasse la vita, laddove prima c'erano solo silenzio ed immobilità.
 
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 RAMANA MAHARSHI

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MessaggioTitolo: RAMANA MAHARSHI   RAMANA MAHARSHI EmptySab Lug 02, 2011 3:07 pm

RAMANA MAHARSHI 920ca610

Coloro che hanno un infinito timore della morte, prendono rifugio ai Piedi del Supremo Signore. Che è senza nascita e morte. Può il pensiero di morte accedere a quelli che hanno distrutto il loro “io” e “mio” e sono diventati immortali?

Che vantaggio c’è discutere se il mondo sia reale o irreale, senziente o insenziente, piacevole o spiacevole? Estinguere l’ego, trascendere il mondo, realizzare il Sé - quello è lo stato caro a tutti e libero dal senso di unità e dualità.

Non è ignoranza conoscere tutto, ma non il Sé che tutto conosce? Quando questo, il substrato sia della conoscenza che dell’ignoranza, è conosciuto, sia la conoscenza che l’ignoranza stessa scompaiono.

Esistendo l’ “io” esiste anche “tu” ed “egli”. Se attraverso la ricerca della verità dell’ “io”, l’ “io” cessa, cesseranno anche “tu” ed “egli” e brilleranno come l’Uno. Questo è lo stato naturale del proprio essere.

Dispute come su quale prevalga su l’altro, il destino o la libera-volontà, sono per quelli che non hanno conoscenza del Sé, che è il terreno sia del destino sia della libera-volontà. Coloro che hanno realizzato questo terreno sono liberi da entrambe. Saranno ancora riprese da essi?

Senza vedere il Sé, la visione di Dio è un’immagine mentale. Vedere il Sé è vedere Dio, si dice. Perdere completamente l’ego e vedere il Sé, è trovare Dio; poiché il Sé non è altro che Dio.

Sappiate che questo fantasma senza forma (l’ego o “io”) sboccia in una forma (corpo). Prendendo una forma, esso vive, si nutre e cresce. Lasciando una forma esso ne prende un’altra, ma quando vi si indaga, lascia la forma e prende a volare.

Come il tuffatore, che si immerge a recuperare ciò che è caduto nella profonda acqua, controllando parola e respiro e mantenendo una mente acuta, ci si deve tuffare dentro se stessi e cercare da dove l’ “io” emerge.
Domandando “Chi sono io?” dentro la mente, e raggiungendo il cuore, l’ “io” crolla. Contemporaneamente il vero “io” appare (come “io” “io”), e che, benché si manifesti come “io”, è non l’ego, bensì il vero essere.

Che cosa rimane che sia fatto, da colui che avendo estinto l’ego, rimane immerso nella beatitudine del Sé? Egli è consapevole di null’altro che il Sé. Chi può comprendere il suo stato?

Sino a che un uomo sente se stesso come colui che agisce, egli raccoglie i frutti delle sue azioni.
Ma appena egli realizza, attraverso la ricerca, chi è colui che agisce, il senso dell’essere un agente decade, e il triplice karma giunge ad un termine. Questa è la liberazione finale.

Schiavitù e liberazione esistono sinché esistono i pensieri di schiavitù e liberazione. Questi giungono a un fine, quando sia fatta una ricerca sulla natura di colui che e’ schiavo o libero; e il sempre-presente e il sempre libero Sé è realizzato.

È detto che la liberazione è con forma o senza forma, o con e senza forma. Lasciate che vi dica, che la Liberazione le distrugge tutte e tre e così pure l’ego che le distingue.

Il sé pensò: "Come può essere tutto questo senza di me? Se l'eloquio è fatto dalla lingua, il respiro dai polmoni, la vista dagli occhi, l'udito dagli orecchi, l'odorato dal naso e la meditazione dalla mente, allora, chi sono io?" (Aitareya Upanishad).

Così come tutti gli esseri viventi desiderano essere sempre felici, senza dolori, così avviene per chiunque osservi il supremo amore per il Sé, e poiché solo la felicità è la causa dell'amore, per ottenere questa felicità, che è la propria natura, e che si sperimenta nello stato di sonno profondo, dove non c'è la mente, bisogna conoscere se stessi. Per fare questo - il cammino della conoscenza - il mezzo principale è il chiedersi "Chi sono io?".

Il beneficio dei vari metodi di Yoga: “Perché sprecare tempo su altre strade che al massimo condurranno al sentiero finale? Meglio essere su quel sentiero per tutto il tempo, e non perdere momenti preziosi. Medita sul Sé, solo su Quello. Non c’è altra meta.”

Tutte le altre pratiche spirituali richiedono oggetti esterni e un ambiente adatto, ma per l’investigazione (del Sé) non è richiesto niente di esterno a se stessi.

Volgere la mente all’interno è tutto ciò che è necessario.

Mentre si è impegnati nell’investigazione (del Sé) si può con facilità badare anche alle altre attività. Inoltre, l’investigazione, essendo puramente interiore, non distrae gli altri che sono intorno.

La perseveranza in un’unica direzione è essenziale nella ricerca del Sé e quella è fatta soltanto interiormente, per tutto il tempo. Solo la vostra attenzione sul Sé interiore è essenziale.

Se osservi unicamente il respiro, una tale attenzione ti condurrà spontaneamente alla ritenzione dello stesso (kumbhaka). Questo è jnana pranayama.

Più umile ti fai, meglio è per te, in tutti i modi.

Ritirando la mente all’interno, puoi vivere dappertutto e sotto qualsiasi circostanza.

Dovresti considerare il mondo solo come un sogno.
Non permettere alla tua mente di essere distratta dalle cose oggettive e dai pensieri. Ad eccezione del badare al tuo dovere quotidiano nella vita, il resto del tempo dovrebbe essere dedicato nell’Atma-nishta (dimora nel Sé); non sprecare nemmeno un secondo nella disattenzione, nel torpore.

Non causare nemmeno il più piccolo ostacolo o disturbo agli altri. Inoltre, fai tutto il tuo lavoro tu stesso.

Sia piaceri che dispiaceri dovrebbero esser ugualmente scartati ed evitati.

Con l’attenzione focalizzata sulla prima persona e sul Cuore all’interno, si dovrebbe incessantemente praticare ‘Chi sono io?’ Quando questo viene fatto con assoluta concentrazione, il respiro si calmerà da solo. Durante tale pratica controllata, la mente potrebbe improvvisamente balzar fuori; perciò si deve eseguire con vigilanza l’investigazione, ‘Chi sono io?’

Rimanere in silenzio senza pensieri è il Tutto.
Rimanere senza pensieri è Nishta (permanere in ferma meditazione).
Rimanere senza pensieri è Jnana (saggezza).
Rimanere senza pensieri è Moksha (liberazione).
Rimanere senza pensieri è sahaja (spontaneità).
Perciò, lo stato senza nessuna traccia di pensiero è lo Stato Finale di Completezza, davvero!

Per conoscere il tuo aspetto devi guardare in uno specchio, ma non scambiare quel riflesso con te stesso. Quello che è percepito dai nostri sensi e dalla nostra mente non è mai la verità. Tutte le visioni sono solo creazioni mentali; se credi ad esse, il tuo progresso si ferma. Chiedi per chi avvengono le visioni, chi è il loro testimone. Liberati da tutti i pensieri, rimani nella pura consapevolezza. Da quella non muoverti.

C'è il bhakta, perché egli possa adorare, ci deve essere un Dio... Mediante la devozione egli si sviluppa fino a sentire che Dio solo esiste e che egli personalmente non conta. Arriva a uno stadio in cui dice: "non io, ma Tu" ; ...nel bhakti marga si chiama abbandono completo... cancellare l'ego significa conseguire il Sé.

Il Jnani, uomo di Saggezza, realizza attraverso l'Amore che Dio non è altro che il Sé. Il Bhakta, sebbene consideri Dio come separato (da sé), nondimeno si fonde e dimora nel Sé.
Non permettere alla tua mente di essere distratta dalle cose oggettive e dai pensieri.
Ritirando la mente all'interno, puoi vivere dappertutto e sotto qualsiasi circostanza.
Il termine stesso di ricerca prova che il ricercatore si considera lui stesso separato dall'oggetto della sua ricerca... Finché questa dualità persiste, la ricerca deve essere continuata fino al momento in cui l'individualità non sia sparita e che il Sé sia stato
Altri sentieri si sforzano di raggiungere qualcosa, l'autoindagine cerca colui che fa lo sforzo.
Tutte le altre pratiche spirituali richiedono oggetti esterni e un ambiente adatto, ma per l'investigazione "del Se" non è richiesto niente di esterno a se stessi.
Non permettere alla tua mente di essere distratta dalle cose oggettive e dai pensieri.

Ritirando la mente all'interno, puoi vivere dappertutto e sotto qualsiasi circostanza.

Il termine stesso di ricerca prova che il ricercatore si considera lui stesso separato dall'oggetto della sua ricerca... Finché questa dualità persiste, la ricerca deve essere continuata fino al momento in cui l'individualità non sia sparita e che il Sé sia stato realizzato come Essere eterno, e che contenga ricercatore e ricerca.

Altri sentieri si sforzano di raggiungere qualcosa, l'autoindagine cerca colui che fa lo sforzo.
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