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 I MISTERI ELEUSINI

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MessaggioTitolo: I MISTERI ELEUSINI   I MISTERI ELEUSINI EmptyLun Lug 04, 2011 8:58 am

INTRODUZIONE

I misteri eleusini erano riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra nell’antica città greca di Eleusi. I riti eleusini erano antichissimi, si svolgevano già prima dell’invasione ellenica (periodo miceneo, circa 1600-1100 a.C.). Secondo alcuni studiosi il culto di Demetra fu fondato nel 1550 a.C. Quando, nel VII secolo a.C., Eleusi diventò parte dello Stato ateniese, i riti si estesero a tutta la Grecia antica e alle sue colonie. Ebbero larga diffusione anche a Roma e perfino Cicerone, l'imperatore Adriano e l’imperatore Gallieno vi presero parte. I misteri rappresentavano il mito del ratto di Persefone, strappata alla madre Demetra dal re degli Inferi, Ade, in un ciclo di tre fasi, la "discesa" (la perdita), la "ricerca" e l'ascesa, dove il tema principale era la "ricerca" di Persefone e il suo ricongiungimento con la madre. Il rito era diviso in due parti: la prima, piccoli misteri, era una specie di purificazione che si svolgeva in primavera, la seconda, grandi misteri, era un momento consacratorio e si svolgeva in autunno. La cerimonia voleva rappresentare il riposo e il risveglio perenne della vita delle campagne. I riti erano in parte dedicati anche alla figlia di Demetra, Persefone, poiché l’alternarsi delle stagioni ricordava l’alternarsi dei periodi che Persefone trascorreva sulla terra e nell’Ade. I riti, le cerimonie e le credenze erano tenute segrete. Gli iniziati credevano che avrebbero ricevuto la giusta ricompensa dopo la morte. I vari aspetti dei Misteri sono rappresentati su molti dipinti e ceramiche. Poiché i Misteri comprendevano visioni e invocazioni a una vita oltre la morte, alcuni studiosi ritengono che il potere e la longevità dei Misteri Eleusini derivasse da agenti psichedelici. I misteri eleusini si fondano sul celebre mito di Demetra e di sua figlia Persefone (Cerere o Proserpina per i latini): questa fu rapita da Ade (o Plutone), re degli inferi, e la madre nel lungo vagabondare alla sua ricerca si fermò a Eleusi dove fu confortata dalla figlia del re e poi condotta al palazzo con tutti gli onori. In segno di riconoscenza Demetra donò al re un chicco di grano, fino ad allora sconosciuto ai mortali, dando cosi inizio all'agricoltura. "Intanto Zeus, commosso dal suo dolore, permise a Persefone di tornare sulla terra, ma non definitivamente, bensì per sei mesi all'anno: come il seme del grano che dopo un periodo sottoterra appare alla luce".
I misteri eleusini pertanto sono ricchi di simbologia: misteri della fertilità, della nascita e della morte e non solo in relazione all'agricoltura, ma anche come speranza di una vita migliore oltre la morte. Cicerone afferma: «Abbiamo imparato a vivere e morire più ricchi di speranza». Ma per ottenere ciò era richiesta integrità morale e purezza nel culto. I riti eleusini erano costituiti da due livelli: il primo, la purificazione, una sorta di momento preparatorio che aveva luogo in primavera (piccoli misteri), e il secondo, il momento consacratorio, cui erano legate le feste (grandi misteri) autunnali. La più importante era quella di Atene, che durava nove giorni.
Tale culto inoltre mantenne il carattere di mistero, in quanto era riservato ai soli iniziati, i quali potevano accedere al luogo sacro, il Telesterion, area quadrata di circa 250 metri, circondata da una gradinata, dove prendevano posto tremila adepti.

ORIGINE DEI MISTERI ELEUSINI

I Misteri Eleusini sono un culto mistico e misterico insieme. Pur esistendo altri culti di mistero che celebravano la rinascita annuale, quello di Eleusi aveva un ruolo privilegiato nella Grecia classica, anche perché costituiva un elemento aggregante notevole. Infatti, diversamente da altri riti, vi erano ammessi tutti, al di là dell’appartenenza sociale, purché parlassero la lingua greca e non avessero le mani macchiate di sangue umano. Si svolgevano annualmente in onore di Demetra e Persefone nella città di Eleusi, a circa 22 Km da Atene, dove folle di adoratori si riversavano, aiutati anche da un periodo di tregua di 55 giorni stabilito proprio per facilitare la partecipazione ai Misteri. Nonostante la condanna dei Padri della Chiesa, i Misteri, che si erano celebrati per 2000 anni, continuarono ancora per centinaia di anni dopo l’arrivo del Cristianesimo. Il santuario di Eleusi fu chiuso nel 391 dall’imperatore Teodosio, la città distrutta nel 395 d.C. dai Visigoti. Prima di entrare nei dettagli, sarà bene far riferimento alle fonti in nostro possesso, tenendo conto che anche in quelle dei Padri della Chiesa, che naturalmente ironizzavano e denigravano i riti, trapelano notizie interessanti. E’ a queste fonti e agli scritti di autori pagani, più che reticenti, che dobbiamo inevitabilmente riferirci, mancando qualsiasi notizia certa circa la vera essenza dei misteri, cosa che d’altro canto sottolinea la loro fondamentale importanza proprio tacendone i segreti.
Come fonte principale partiamo dall’Inno a Demetra, attribuito ad Omero, ma scritto più tardi. Nonostante questo, un’analisi del testo, la cui datazione è incerta, di circa 495 versi, è doverosa. Oggetto dell’inno è il rapimento di Persefone (che i greci chiamavano Kore, o Fanciulla) da parte di Ade, la venuta di Demetra in lutto ad Eleusi, la liberazione parziale della figlia e l’istituzione dei riti eleusini. Il rapimento è descritto all’inizio: mentre Kore gioca con le Oceanine nella pianura Nisea, un meraviglioso fiore, un narciso, fatto nascere appositamente da Gaia, la Terra, la distrae. Nell’atto di raccoglierlo, la dea vede la terra aprirsi ed uscire il fratello di Zeus col suo carro. Ade la rapisce, e a nulla valgono le grida della fanciulla che, inascoltata, viene condotta negli Inferi. Demetra, sconsolata, la cerca invano, prendendo il lutto ed astenendosi dal nettare, dall’ambrosia e dal bagno (distaccandosi, quindi, dagli altri dei dell’Olimpo). Nel suo cercare, incontra gli unici due testimoni del rapimento, Ecate ed Helios, il quale le spiega ciò che è accaduto, esortandola a rassegnarsi al volere di Zeus, che ha dato a Kore un dio come sposo. Se non si rassegna come madre, quindi, Demetra dovrebbe rassegnarsi in quanto dea. Ma, al contrario, ella solidarizza con gli uomini: si reca presso di loro, pur mascherando la sua vera identità sotto le spoglie di un’anziana nutrice. Giunta ad Eleusi, incontra le figlie di Celeo, il re locale, che la conducono alla reggia, al cospetto di Metaneira, loro madre e regina. Questa le offre il trono, ma Demetra si siede su un rozzo sedile, più angosciata che mai, rifiuta il vino rosso offertole, e chiede il ciceone (bevanda). Accetta invece di occuparsi del piccolo figlio della regina, che alleva come fosse un dio, e tratta di notte con tutta una serie di rituali, quali l’unzione con l’ambrosia e l’immersione nel fuoco, allo scopo di renderlo immortale. Metaneira, scoper-to ciò che succede, è terrorizzata: dopo un’invettiva contro la sua stupidità che causerà al figlio la venuta della morte, Demetra si rivela e chiede che venga costruito un tempio in suo onore, dove insegnerà alla gente i suoi riti speciali. Poi scompare. Ultimato il tempio, la dea vi prende dimora, e si rifiuta di riunirsi agli altri dei nell’Olimpo. E rifiuta di far germogliare i semi: segue un anno di carestia e di sofferenza tanto per gli uomini quanto per gli dei, che non hanno più sacrifici. Zeus deve intervenire e lo fa tramite la messaggera Iride, comandando a Demetra di riprendere le sue funzioni. Ma l’arma di Demetra è proprio questa: lei può minacciare l’ordine prestabilito, ed in questo modo spinge Zeus a cedere alla sua richiesta di riavere con sé Persefone. A questo punto Zeus manda Hermes da Ade con la richiesta di riportare Kore a Demetra. Pur accettando, Ade ricorre ad uno stratagemma: fa mangiare a sua moglie un chicco di melograno, di modo che ella sarà costretta a passare un terzo di ogni anno con lui, in inverno, ed i due restanti terzi tra gli dei, risalendo alla luce in primavera. Demetra accetta e la pianura rifiorisce.
Il poema termina con l’invocazione delle due dee ed una promessa di ricchezza ai loro devoti, sia in questa vita che in quella futura:
“….E Demetra a tutti mostrò i riti misterici a Trittolemo e a Polissero, e inoltre a Diocle, i riti santi, che non si possono trasgredire né apprendere né proferire: difatti una grande attonita atterrita reverenza per gli dei impedisce la voce. Felice colui – tra gli uomini viventi sulla terra – che ha visto queste cose: chi invece non è stato iniziato ai riti sacri chi non ha avuto questa sorte non avrà mai un uguale destino, da morto, nelle umide tenebre marcescenti di laggiù.”
La divinità oggetto del culto era in origine agraria. Tutta la civiltà cretese-egea venera la Potnia, ovvero signora, patrona, potente, ossia la terra, la Grande Madre, che dà la vita, e sperimenta la morte per poi tornare in vita; depositaria delle forze della natura e del ciclo vitale. E’ sempre raffigurata con una torcia alta nella sua mano, il fiore ancora chiuso, simbolo della virtù generante, e la melagrana matura, simbolo di fecondità e sessualità.
C’è un naturalismo di base, in cui le divinità sono ctonie, cioè connesse con la terra, la vegetazione, il suolo. Possiamo dunque dire che Demetra deriva dall’antica divinità delle trasformazioni, quella selvatica e misteriosa, che come la terra conosce una metamorfosi delle forme, la pausa e il risveglio, il nascere, morire e rinascere. Questa sua derivazione si evince anche dell’etimologia del nome, che alcuni fanno derivare da DaMeter, dove Da sta per gea, ossia terra. La stessa radice si ritrova nel nome di Poseidone, fatto derivare da Poteidan, ossia marito di Da. Infatti egli è marito di Demetra. Non si sa con certezza come e quando il culto agrario divenne rito misterico, ma, dal momento che i misteri eleusini venivano patrocinati dallo Stato, sicuramente rappresentavano qualcosa di molto pericoloso, tanto da doverlo controllare. In realtà si poteva controllare l’aspetto essoterico del culto, ovvero quella parte di esso che si svolgeva pubblicamente: la processione che, essendo visibile da tutti, quasi sottintendeva il carattere esoterico, occulto, quello che non era di dominio pubblico, ma appannaggio di pochi. Potremmo dire che il carattere volutamente luminoso della processione riproduceva il mito, mentre nel più totale segreto venivano svolte le iniziazioni.

IL RITUALE DEI MISTERI ELEUSINI

I Misteri Eleusini erano tenuti molto segreti, c’era il rischio di condanna a morte per chi fosse stato scoperto a spiarne i riti e l’adepto che ne avesse rivelato i segreti poteva subire la confisca dei beni. Ma gli iniziati erano talmente motivati a rispettare il loro giuramento, in cambio della vita eterna, che tutt’ora molti di questi misteri restano tali. Gli studiosi hanno ricostruito un quadro frammentario dei Misteri Eleusini, grazie a qualche riferimento, spesso indiretto, letto nei testi antichi e agli scavi che hanno riportato alla luce il grande santuario di Eleusi.
Nel tempio di Demetra (il Telesterio), gli archeologi hanno rinvenuto sculture e dipinti su vasi che illustrano alcuni riti. Il rituale si ispirava alle vicende della dea Demetra e di sua figlia Persefone, rapita da Plutone, dio degli Inferi.
Grazie all’intervento di Zeus, Persefone poté ritornare al mondo per otto mesi all’anno, ma negli altri quattro doveva rimanere nell’oltretomba, mito che simboleggia la semina e la nascita di messi nuove; morte e resurrezione
Le celebrazioni si svolgevano in tre fasi: la prima, Piccoli Misteri, avveniva al principio di febbraio ed aveva il compito di purificare gli iniziati, spesso venivano sacrificati montoni e maiali. Nel periodo settembre-ottobre avveniva la seconda, il Grande Mistero, dove gli iniziati, chiamati mistoi, partivano da Atene per Eleusi, per prelevare alcuni oggetti sacri, richiesti nelle cerimonie, facevano ritorno il giorno dopo percorrendo la Via Sacra. I Mistoi, che indifferentemente potevano essere uomini o donne e persino schiavi, si riuniva il terzo giorno. Il gran Sacerdote, il gerofante, che presiedeva ai misteri domandava:

”C’è qualcuno tra i presenti che non abbia le mani pulite? C’è qualcuno qui la cui voce non possa essere compresa? C’è qualcuno colpevole di assassinio o di sacrilegio o che si sia dato alla magia nera? Se c’è, si allontani da noi”.

Venivano controllate le credenziali dei mistoi, i quali poi ricevevano i giuramenti di segretezza e raccoglievano gli oboli dovuti. A questo punto iniziavano il digiuno. Il quinto giorno erano celebrate cerimonie in onore di Dionisio ed Esculapio, il sesto veniva preparata una bevanda sacra il ciceone, un miscuglio di malto e di un tipo di menta, conosciuta anche come “menta romana”. Il settimo giorno, cominciava la parte principale della cerimonia, quando i misti partivano in processione per Eleusi, seguiti dai cittadini di Atene. Ad Eleusi, i riti misterici, venivano celebrati durante le “notti mistiche”, una processione alla luce delle torce, simboleggiava il viaggio attraverso l’oltretomba. L’ultima notte dei Misteri corrispondeva alla terza e ultima fase del rito, ed era la contemplazione, la “epopteia”. Un grande braciere illuminava la notte, il gerofante pregava:

“Un sacro figlio generò la Signora, la Forte generò un forte”.

Questo significava che Persefone, dea dei morti e moglie di Ade, aveva partorito un figlio simbolo della resurrezione e della rinascita. Il rito produceva nei misti una sorta d’ ipnosi, forse dovuta al digiuno e all’ebbrezza data dalla bevanda sacra.

Una versione "romana" dei Misteri Eleusini sta nel culto in onore di Cerere, la leggenda narra come nelle vicinanze di Enna, Plutone rapì Proserpina alla madre Demetra (Cerere) e in che modo questa poi elargì agli ennesi il dono del grano. Da questo fatto ebbero origine i Misteri Eleusini e da questi luoghi si ebbero le prime esperienze iniziatiche collegate ai cicli agrari. Il nucleo centrale di questo antichissimo culto resta dunque la Rocca di Cerere zona rocciosa collocata nella parte alta di Enna, dove in autunno, durante il periodo della semina del grano si sacrificava in onore della dea Cerere. Luce ed il buio si equivalgono, ma l'oscurità prende il sopravvento, la terra si prepara al lungo sonno dell'inverno, la Dea è stanca e parte per il viaggio nei reami sotterranei. Questo è il tempo dell'ultimo raccolto in cui si fa il bilancio di ciò che è stato. E' il tempo di riflessione sui misteri della morte e della rinascita. I colori sono quelli dell'autunno, il rosso scuro e il marrone, create ghirlande con le pigne e con le stoppie del raccolto e onorate le foglie secche che si sacrificano per permettere all'albero di rinascere in primavera.
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