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Dove la magia è amore universale, umiltà e ascolto...la magia svelata, per il benessere dell'anima.E' come se in un attimo sbocciasse la vita, laddove prima c'erano solo silenzio ed immobilità.
 
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 Percoso di Bardamu

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MessaggioTitolo: Percoso di Bardamu   Percoso di Bardamu EmptyMar Set 03, 2013 2:38 pm

Eccomi a descrivere il mio "viaggio" interiore, o per lo meno a fare un punto della situazione del mio cammino. Mi ricordo che 4-5 anni fa (potevo avere 22-23 anni) un mio amico mi citò una frase (forse di Goethe): " il talento si coltiva in solitudine, il carattere in compagnia". Rimasi particolarmente colpita perchè sentii che tale frase rispecchiava profondamente una certa divisione netta nella mia vita.
I miei primi 18 anni, fino alla partenza per andare a frequentare l'università lontano da casa, sono stati un lungo percorso di edificazione del talento. Sono stati tendenzialmente anni di solitudine, con pochi contatti umani autentici in cui ho studiato, studiato e ancora studiato. Oppure nuotato, nuotato e ancora nuotato. Insomma: fatto il mio dovere. Erano anni di sacrificio e di rigore ma non li ricordo come anni bui. Io viaggiavo sì, allora, con la fantasia nei miei romanzi o nei miei studi e tutto quello che facevo era circondato da un'aura poetica e rigorosa. Era bello vivere con i miei, protetta, pochi rapporti umani autentici, molti libri, aspirazioni vaghe e sogni, apparentemente autosufficiente.
Poi un viaggio. Per prima cosa materiale e poi simbolico: arrivai all'università, sola come ero sempre stata. Senza lo scudo della mia famiglia, col mio bagaglio di cultura e belle parole, ma del tutto impreparata a vivere con gli altri ed accordare loro fiducia o a saper discernere di chi fidarmi o meno
Mia madre, che mi conosceva piú di quanto sospettassi,mi spedì a vivere in un collegio di suore con altre 70 ragazze. Per me fu un trauma. Mi adattai, però. Ed ebbi fortuna nel trovare subito delle vere amiche (che sono ancora le mie Amiche)
Io posso dire di nata per la seconda volta lì, tra risate, pianti e profonda condivisione di un affetto immenso e fraterno che dura da quasi 10anni. Io, figlia unica, ho trovato le mie sorelle che sanno come frugare nelle pieghe della mia anima e dirmi ad alta voce cose che non oso nemmeno pensare, aprirmi gli occhi con dolcezza o con violenza sulla realtà. Ho messo alla prova il mio carattere e ne è nata una strana, fiduciosa, apertura verso gli altri, quella che da bambina non avevo mai avuto. Ho sofferto, ho gioito, ho studiato. Piccole crisi, molti successi, le classiche inquietudini del 20 anni, ma niente di sbalorditivo nè straordinario, se non il mio diventare a poco a poco una persona molto diversa da quella che a 18 anni era partita da casa.
Ma, dopo 5 anni di corso di studi più o meno tranquilli, in concomitanza al conseguimento della laurea è iniziato un periodo davvero arduo. Posso davvero descriverlo citando Dante "nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita". Tutto è iniziato pochi giorni prima di laurearmi, conoscendo una nuova compagnia di amici più grandi di me e , tra di loro, un nuovo amore. Era (è) il classico tombeur des femmes, bello e dannato, ricco, sulla rampa di lancio di una brillantissima carriera. Io 23enne, lui 30enne che diceva di non poter fare a meno di me, ma non mi amava. Nom era in grado di avere amore nè rispetto nè per sè nè per me. E questa è stata la mia rovina. A 23 anni con in tasca solo la mia bella laurea e un bagaglio di concetti ho sperimentato per la prima volta cosa siano il dolore, l'umiliazione, l'autolesionismo. E da lì la mia strada si è smarrita: una sofferenza dietro l'altra, una delusione dietro l'altra, una deviazione dietro l'altra. Un mondo patinato di gente in carriera, apparentemente sistema e serena, in realtà pronta a pugnalarsi alle spalle per nulla e vendersi per ancor meno. Feste e Festini, alcol, ignoranza squallore, promiscuità, tradimenti. Tradimenti, tradimenti e ancora tradimenti da me accettati in modo naturale, come se quella mancanza di aria e di amore vero fossero l'unico modo di respirare.
In conseguenza a questo disorientamento e a questa vita scellerata, anche sul lavoro ho reso meno. Non più eccellente ma in alcuni ambiti brava (e solo campando di rendita), in altri mediocre, invisibile, poco produttiva. Ero sfiduciata, non credevo in me stessa, non vedevo manco più l'obiettivo. Io che lavoravo da anni per un risultato, stavo mandando tutto al diavolo. Insomma: Avevo una storia d'amore ai limiti del masochismo, orari sballati, frequentavo questo patinato mondo di stronzi e sul lavoro già era tanto che non mi disprezzassero.
Non a caso la parole errore richiama la parola errare, il vagare senza meta. Questo periodo è durato un anno e mezzo ma per me, abituata a non perdere mai tempo, sono stati un'eternità.
Poi una notte mi sono svegliata e ho detto "adesso basta". Tutto è iniziato nel solito modo squallido, dopo molti tradimenti subiti anche io ho deciso di accogliere l'invito di un ragazzo a uscire. Ale era (è) bellissimo, una bellezza particolare, struggente. Ha lo sguardo folle e un mente lucidissima, intelligentissima. Tutti dicevano di lui "attenta, è matto". Io non avevo niente da perdere e poco da guadagnare quanto a follia. Dopo una birra eravamo già a letto insieme e dopo abbiamo parlato per ore, fino all'alba, come si ci conoscessimo da sempre. E da allora non abbiamo mai smesso di parlare, diventando una presenza chiarificatrice l'uno per l'altra, creando un rapporto autentico, un fluire perenne di pensieri e di parole, di condivisione che non si arresta mai, anche quando tacciamo e siamo distanti. Il giorno dopo questo incontro ho compiuto 25 anni. Non so razionalizzare cosa Ale abbia mosso dentro di me, forse solo una grande consapevolezza di potercela fare. Ricordo bene che mi disse "non esistono imprese impossibili, esistono uomini arrendevoli" e mi si accese una lampadina. E tutto fu chiaro, luminoso. E brutto. E io rividi me stessa e le strade perdute, il mio smarrimento e ,chiudendo al mattino la porta dietro di lui, dissi ad alta voce: "che sfacelo, adesso basta".
Beh, da quell' "adesso basta" a riprendermi davvero ci sono voluti mesi e mesi di errori, sacrificio e imposizioni. E ancora, specialmente dal punto di vista lavorativo pago quell'anno scellerato, nonostante ci siano stati dei progressi, abbia conseguito degli altri titoli, il mio orgoglio è ancora ferito e devo lavorare molto per coltivare quell'obiettivo.
Dal punto di vista sentimentale ho fatto naufragare per insicurezza e gelosia il rapporto con Piermarco, un ragazzo molto diverso da me e infantile per certi versi, ma che è stata la prima persona con cui ho visto davanti a me un futuro. Ci sono stati momenti di paralisi per l'ansia di non potercela fare, ho dovuto trascurare tante cose per recuperare il tempo perduto, ma ho ripreso la mia strada e la voglia di fare.
Adesso so che devo imparare ad avere più cura di me stessa, imparare a proteggermi senza isolarmi, a mettermi in gioco, senza paura di soffrire, ma affidando io mio cuore e le mie parole a chi sa meritarli. Ho ancora tante paure e so che devo affrontarle, ma spero non cali più dentro me il buio di quegli anni. Tutti i miei sforzi sono tesi a costruire cose buone e belle. Anche se sono che non mancheranno errori, fallimenti e deviazioni, ora sono positiva per una strana e incosciente fiducia che tutto andrà meglio. E sono più razionale e protettiva verso me stessa, lucida nel voler andare alla deriva.
In tutto questo, sono ancora in viaggio, quello per perseguire il mio sogno, per il quale mi sono iscritta all'Universitá, per il quale mi sono laureata e continuo a studiare. È un viaggio ogni giorno più arduo, che corre di pari passo al mio viaggio interiore e i due cammini si sono spesso ostacolati o spinti a vicenda. Ė un viaggio fatto di sacrifici. È il viaggio in cui soffro più la solitudine perchè ogni giorno trovo a confrontarmi con i miei limiti di apprendimento o di volontà. Non so se arriverò mai alla meta che mi sono prefissata. Ciò che so è che questo viaggio mi ha fortificata nell'affrontare l'altro viaggio, il viaggio della vita.
So che ora è il momento di sintesi e che piano piano stanno confluendo verso un'unica via i due sentieri: ciò che voglio essere e ciò che voglio diventare. E che in ogni caso talento e carattere andranno coltivati di pari passo. Adesso posso iniziare a tenere testa e cuore nella stessa mano; aspirazioni razionali e desideri; autoreferenzialità e comunione di vita con gli altri. Continuo a vivere,a emozionarmi, a sbagliare, a tentare di dare qualcosa di speciale agli altri, ma solo a chi se lo merita, non a chi potrebbe approfittarne. E spero, un giorno, di avere accanto un compagno con cui condividere un percorso comune, autentico e di formare una famiglia. Ma questo, per ora, è un altro viaggio.

"Niente è cambiato, e tuttavia tutto esiste in un'altra maniera. Non posso descriverlo, è come la nausea e tuttavia esattamente l'opposto: finalmente mi capita un'avventura e se mi interrogo vedo che sono io e sono qui; sono io che fendo la notte e che sono felice come l'eroe di un romanzo". (J.P.Sartre- La Nausea)

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Una piccola postilla: grazie per avermi fatto scrivere questa presa di coscienza sul viaggio. Il tema mi è stato sempre caro, non a caso il mio nickname è il nome del protagonista del mio romanzo preferito, "Viaggio al termine della notte", un viaggio a volte cinico, buio, pessimista, ma profondamente e inequivocabilmente umano.
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MessaggioTitolo: Re: Percoso di Bardamu   Percoso di Bardamu EmptyMar Set 03, 2013 2:43 pm

(Beh, lo so che ho scritto forse ancne troppo...ma ci sono altre postille e spero di poter fare aggiornamenti in progress! )
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MessaggioTitolo: Re: Percoso di Bardamu   Percoso di Bardamu EmptyVen Nov 08, 2013 10:43 am

La paura

Ed ecco al punto in un cui nel viaggio il viaggiatore si trova a essere un po' stanco un po' consapevole del fatto che non si può stancare. In realtà è anche un viaggiatore sgomentato perchè sa che la vetta da scalare è altissima, c'è tanto da soffrire, ma vorrebbe essere rassicurato sul fatto che alla fine comunque arriverà, che non sarà sbranato durante il cammino.
Questo metaforicamente specie nel lavoro, dove mi sento sempre più persa, al punto di non vedere a volte sbocchi e prospettive. Il mio concorso deve ancora uscire e, anche se si farà, è più probabile che non lo passerò. Non posso fino ad allora prendere accordi con un privato perchè devo studiare almeno fino a primavera. Ho paura di non farcela, ma soprattutto del blocco che mi causano le mie paure. E passo più tempo ad avere paura e cercare risposte alle mie ansie che a vivere.
Paradossalmente va meglio l'amore con G., se non fosse per la grande grandissima paura di soffrire, di bloccarmi. E anche qui: penso con timore al futuro più che a vivermi il presente. È tutta una proiezione in attesa di qualcosa che dovrà accadere che non mi fa godere di quello che ho, che non mi fa vivere bene, che rende il viaggio doppiamente gravoso, perchè cammino con un grosso fardello, con questa fretta che mi blocca.
Sono in mezzo a un guado, la strada percorsa è stata tanta, le mete raggiunte anche, ma questo non mi dà sicurezza, anzi mi dà molta più paura.
L'ansia e la paura sono diventate peggiori deviazioni del mio viaggio, mi creano impedimenti anche quando non ce ne sono; innalzano ostacoli, mi fanno prendere deviazioni e perdere tempo. E davvero mi faranno rischiare di non arrivare mai (o che per me si spalanchino le porte del pronto soccorso psichiatrico come meta finale del viaggio affraid 
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MessaggioTitolo: Re: Percoso di Bardamu   Percoso di Bardamu EmptyMar Dic 31, 2013 9:56 am

Finisce l'anno,ma non finisce un percorso. Non so fare bene un bilancio, sicuramente è stato un anno di "austerity", cambiamento e grossi tagli; nonché di presa di coscienza e sacrifici. Credo sia ancora necessario lavorare su di me e sulle mie mancanze e insicurezze e questa cosa mi sta portando a un po' di isolamento, tutto sommato proficuo. Mi rendo conto che ho fatto troppi errori per la paura di rimanere sola, mentre a volte la solitudine è benefica. Non concludo l'anno con serenità perché ancora ho tante mete da raggiungere e non ho raggiunto una vera e propria pace interiore, ma con un inconscio senso di speranza perché sento che alla fine andrà tutto bene. Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggermi e a Luna che mi ha fatto meditare sul mio percorso.
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