Nome greco (Attiz) di un'antica divinità della Frigia. La mitologia parla di un tentativo operato da Zeus per possedere Cibele, la Gran Madre degli dei, dal quale nacque l'androgino Agdistis, che venne privato del suo sesso maschile dagli dei decisi a domarlo. Dal sesso perduto nacque una pianta, il cui frutto fecondò Nana, figlia del re Sangrario, che lo aveva raccolto. Nacque così Attis che, cresciuto bellissimo, fu amato da Agdistis, ma volle sposare una mortale, la figlia del re Mida. Per questo la dea lo punì con la follia che lo spinse ad evirarsi, a morire per poi rinascere. Successe a Sabazio, re dei frigi, e come questi fu subito onorato con un culto di carattere orgiastico, apparendo come un dio della vegetazione. La sua automutilazione venne interpretata come un trasferimento delle energie umane nella natura, per accrescerne le forze fecondanti. In Frigia nacquero anche dei misteri di Attis, di cui si ignorano particolari, ed il cui culto si diffuse con quello di Cibele in Grecia, durante il periodo classico. Fu poi introdotto a Roma verso il 204 a.C., ma ormai privo della compartecipazione di Attis. Nell'iconografia Attis appare come un giovane imberbe, con berretto frigio sul capo, o con una verga da pastore. Spesso fu raffigurato con pantaloni aperti, onde lasciar visibili sia il ventre che i genitali, per evidenziare il suo carattere ermafrodito. Un tipo particolare di raffigurazione di Attis è quello funerario, sui sarcofagi romani, ove appare in attitudine palesemente melanconica.