Mi sembra che il modo migliore per onorare questo piccolo grande uomo, sia seguire il suo insegnamento, facendone un modo di vita quotidiano. Vi riporto questo articolo, di Cecilia Di Mario, che avevo letto qualche mese fa, in occasione del suo ricovero in ospedale.
"La notizia arriva il 28 Marzo. Nel “Corriere Della Sera” si legge: Sudafrica, Nelson Mandela ricoverato in ospedale per infezione polmonare. Nelson Mandela è ricoverato in ospedale, dunque. Il premio Nobel non è più giovanissimo; ha novantaquattro anni. Delle sue condizioni di salute si legge che sono stazionarie, che l’ex Presidente Sudafricano è cosciente e risponde bene alle cure. L’attuale Presidente del Sud-Africa, Jacob Zuma, chiede al mondo di pregare per lui.
Ritorno brevemente al fatto che Mandela abbia novantaquattro anni. Non è più giovane. Moltissimi uomini vengono sottratti alla vita ben prima di lui. Quindi penso che non c’è niente da fare; chi lotta per una vita intera non smette di lottare mai, nemmeno in età così avanzata. Mandela ha la resistenza nel sangue; lui che ha vissuto una vita in prigione non smette di combattere nemmeno adesso. Di uomini così ne esistono e ne sono esistiti più di quanti si possa pensare. Accanto ai più conosciuti, come Mandela, Aung San Suu Kyi e Ghandi, esistono miliardi di uomini che lottano ogni giorno nel proprio piccolo e non si rassegnano al degradante status quo in cui vivono. Lavoratori che lottano contro la precarietà, padri divorziati che si battono per vedere il proprio figlio o malati che combattono contro la malattia. Per vivere.
La storia di Nelson Mandela è una storia di vita e, di conseguenza, una storia di lotta. La vita di Mandela stesso ha senso solo se inserita all’interno di un’immaginaria marcia contro le diseguaglianze razziali e contro il regime dell’apartheid, per il riconoscimento del diritto dei neri ad avere accesso agli stessi servizi garantiti ai bianchi.
Ralihlahla Mandela nasce nel luglio del 1918 a Mvezo. Fin da giovanissimo si distingue per la sua lotta contro il regime sudafricano che nega il riconoscimento dei diritti politici, sociali e civili alla maggioranza della popolazione. Nel 1942 entra a far parte dell’African National Congress e due anni dopo fonda l’associazione giovanile Youth League. Nel 1956 viene arrestato per la prima volta e accusato di tradimento contro il regime. Viene rilasciato. A partire dal 1961 diviene il comandante dell’ala armata dell’African National Congress. È in questi anni che, a seguito di alcuni viaggi da lui condotti in altri Paesi quali l’Inghilterra per chiedere aiuto nella lotta contro l’apartheid, viene accusato di sabotaggio e condannato a cinque anni di prigione. Condannato all’ergastolo nel 1964, a seguito di un’ulteriore indagine condotta dalla polizia sud-africana in merito alle azioni dell’ANC, riesce a mandare un grido di speranza e libertà, nonostante la prigionia. Nel discorso da lui tenuto il 20 aprile del 1964 si legge: “Se è necessario, sono disposto a morire per gli ideali a favore dei quali ho combattuto”. Mandela rimane in prigione fino al 1990, dopo aver rifiutato ben tre offerte che gli avrebbero garantito la libertà condizionata a patto di rinunciare alla lotta armata. Nel 1993 ottiene il Nobel per la Pace e nel 1994 viene democraticamente eletto nuovo Presidente del Sud-Africa. È il primo capo di stato di colore. Durante gli anni del suo mandato si occupa principalmente della transizione dal vecchio al nuovo regime e dà vita a diverse organizzazioni per il riconoscimento dei diritti delle frange più deboli della popolazione, quali The Nelson Mandela children’s Fund e The Nelson Mandela Foundation.
Diversi sono i riconoscimenti da lui ottenuti per la sua costante devozione alla democrazia, all’uguaglianza e alla parità di diritti sociali, civili e politici per la popolazione nera. Tra questi è possibile ricordare il Bharat Rama, il più alto riconoscimento civile indiano; il Freedom of the City, conferitogli dalla città di Johannesburg, e la cittadinanza onoraria canadese, a seguito della sua visita svoltasi nel 1998.
Il Sud-Africa rimane tutt’oggi un Paese dalle forti contraddizioni interne. Troppi sono i problemi non ancora risolti. Nonostante i piani sociali portati avanti dall’ANC, infatti, c’è un forte dislivello sociale ed economico tra i bianchi e i neri. Il governo ha dovuto sottostare alle politiche neo-liberiste imposte dal Fondo Monetario Internazionale, che hanno comportato la privatizzazione di numerose strutture nazionali. Lo stesso Mandela ha ammesso che le politiche sociali che avrebbe voluto adottare nel Paese, in primis quella contro il dilagarsi dell’ AIDS, non si sono concretizzate del tutto, lasciando il Sud-Africa in una condizione di forte instabilità e disagio sociale.
Nonostante la mancanza del raggiungimento di alcuni obiettivi, Madiba (nome del clan di Mandela) è stato una delle figure di maggiore spicco nel panorama internazionale. La sua lotta ha conquistato il mondo; il suo coraggio ha ispirato ulteriori atti di coraggio. Nelson Mandela è un simbolo di giustizia, volontà e democrazia la cui memoria è destinata a non perire negli anni che verranno. Che le sue parole possano risuonare come un monito per chi è costretto a convivere con la sofferenza:
“I am fundamentally an optimist. Whether that comes from nature or nurture, I cannot say. Part of being optimistic is keeping one’s head pointed toward the sun, one’s feet moving forward. There were many dark moments when my faith in humanity was sorely tested, but I would not and could not give myself up to despair. That way lays defeat and death.”
iMille.org – Direttore Raoul Minetti