DolceLuna Team
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| Titolo: LE MASCHERE – CARNEVALE DELL’ANIMA Gio Feb 05, 2015 4:29 pm | |
| Il Carnevale, per definizione, è il periodo che precede la Quaresima, anche se in realtà nasce nel XIII° secolo come astinenza dal mangiare carne. Era usanza, infatti, dopo l’avvento del Cristianesimo, terminare il periodo di Carnevale il giorno di “Martedì Grasso”, che precede il “Mercoledì delle Ceneri”, facendo un lauto ed abbondante banchetto, che prevedeva carne in quantità, per poi digiunare il giorno seguente, che segnava e segna ancora l’inizio della Quaresima. Nel periodo di Carnevale, nell’Antica Grecia, si celebravano le “Antesterie”, le feste per il vino nuovo, presiedute da un’immagine del Dio Dioniso, che avanzava in processione, su un carro a forma di nave, in latino il “carrus navalis” …il carnevale appunto. Seguivano in corteo, personaggi satireschi, vestiti con pelli di capra. Si aprivano le anfore di vino novello, che veniva benedetto e si svolgevano gare di bevitori. Nelle scuole era vacanza, per cui alla festa partecipavano anche i bambini. Tali celebrazioni, importate nel mondo romano, prevedevano, come ci tramanda Apuleio, l’esibizione di individui mascherati in processioni, in cui, leggendo la descrizione che l’autore latino ce ne fa nelle sua opera “Metamorfosi”, è facile ritrovare le attuali sfilate dei carri allegorici carnevaleschi. Va poi ricordato che le feste di Carnevale riguardavano anche le anime dei morti inquieti, che girovagavano senza pace. Ad esse si offrivano pentole di frutta cotta e venivano poi allontanate dalla città con apposite parole, gridate, e con libagioni di vino novello, chiamato “pharmakon”. Insomma, il Carnevale era una festa in cui si ripuliva l’ambiente dalle presenze negative. Non a caso, il periodo temporale di queste feste coincideva con il mese di Febbraio, il mese della febbre, che bruciando il corpo di chi ne è colpito, lo purifica.
LO SPIRITO CARNEVALESCO
Le feste di Carnevale raggiungono la piena maturazione nel Medio Evo, fino al XVI° secolo. E’ necessario ricordare che, durante il loro svolgimento, così come avveniva nei “Saturnali” dell’Antica Roma al Solstizio d’Inverno, si realizzava uno scardinamento degli obblighi sociali e delle gerarchie, un vero ribaltamento dell’ordine sociale, per cui agli schiavi era concesso stare e trattare alla pari con i padroni e prenderne in giro vizi e difetti, indossando una maschera sul volto. Gli appartenenti ai diversi ceti sociali, si ritrovavano insieme durante i banchetti, in cui c’era una fluidità di atteggiamenti, fondata sulla trasformazione e sul travestimento (la maschera), sulla mistificazione e demistificazione della normalità. Un ruolo centrale di queste celebrazioni era assunto dall’incoronazione e successiva “scoronazione” del re del Carnevale: cerimonia parodistica, burlesca e grottesca, in cui veniva incoronato un buffone o uno schiavo. Periodo di festa, ma anche di rinnovamento dunque, durante il quale il caos costruiva l’ordine, che però una volta finito il periodo festivo, riemergeva rinnovato e garantito fino al Carnevale successivo. Dunque, ai giorni nostri, chi partecipa alle feste di Carnevale è attore e spettatore, allo stesso tempo, nello spettacolo della vita, fuori dai binari della normalità e che si svolge in piazza.
LA MASCHERA
Usata fin dalla Preistoria per i rituali religiosi, la maschera o meglio le maschere, perché sono diverse ed ognuna con la propria funzione, è presente nel Carnevale come “elemento” strutturale della festa stessa.
La Maschera Religiosa – Rituale: diventa una via di comunicazione tra il Mondo Umano ed il Mondo Divino. Chi la indossa perde la propria identità per assumere quella del soggetto rappresentato. La maschera non è quindi un travestimento per nascondersi, non vuole essere un mezzo per farsi “passare per qualcuno”, ma è la personificazione di quella Divinità.
La Maschera Funeraria: è il simbolo per eccellenza della morte iniziatica. La maschera funeraria è l’archetipo immutabile nel quale il morto è spinto a reintegrarsi e ne fissa l’Anima, perché non debba girovagare inutilmente.
La Maschera Teatrale: ha una duplice funzione, perché caratterizza un personaggio, come ad esempio la maschera tragica o quella della commedia; perché è la cassa di risonanza sonora per la voce. Per questo diventano anche dei veri e propri costumi interi, che danno vita a personaggio come Arlecchino, Colombina, Pantalone, Brighella, Balanzone, Pulcinella, Meneghino, Gianduia, ecc ecc La maschera diventa il segno rivelatore di una personalità, ma chi la indossa mostrando una faccia, ne nasconde un’altra. Non a caso in Latino, maschera si diceva persona e non a caso, proprio a Venezia, nel 1600 il Governo della Repubblica proibì di indossare le maschere, al di fuori del periodo di Carnevale, nei luoghi di culto e comunque ad orari prestabiliti. L’unica maschera ammessa era la “bautta” per prostitute e tenutari di case chiuse, che era tutta bianca e senza alcuna decorazione.
Pirandello, sulla maschera che impedisce di leggere la verità di qualcuno, scrisse: “Imparerai a tue spese, che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti”. | |
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