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 ANGELO (DAL GRECO)

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MessaggioTitolo: ANGELO (DAL GRECO)   ANGELO (DAL GRECO) EmptyMer Ago 15, 2012 8:02 am

Dal greco aggeloz, nunzio, messaggero. Nella religione ebraica e cristiana è un essere soprannaturale, ministro di Dio nelle sue relazioni con gli esseri umani, messaggero ed esecutore della sua volontà. Molte religioni la considerano una classe di esseri intermedi tra l’uomo e la divinità. Geni protettori di questo tipo esistevano già nella religione assiro-babilonese; rientrano in questa categoria anche le Fravashi che, nello zoroastrismo costituivano una milizia di Ahura Mazda. Appunto da una sintesi sincretistica di elementi assiro-babilonesi ed elementi persiani, sembra derivare la vasta angelologia ebraica, secondo quanto afferma l’antica dottrina rabbinica, che nel Talmud dice: "I nomi degli Angeli vennero ad Israele da Babilonia". Il termine ebraico mal’akh (messaggero) venne tradotto dai Settanta col greco aggeloz, termine di identico significato, che nella mitologia greca indicava i messi divini (Ermete, Iride). La Bibbia dice che gli Angeli sono innumerevoli (Genesi 32, 2-3), sono intelligenti (II Samuele 14, 20) e sono santi (Salmi 88, 6-8 ). Talvolta le apparizioni di Angeli avvengono come in sogno; così ad Agar (Genesi 16, 7), ad Abramo (Genesi 18, 1-2; 22, 1-18 ), a Giacobbe (Genesi 28, 12); altre volte appaiono in forma umana, come a Lot (Genesi 19), ad Isacco (Genesi 22, 11), ai tre giovani nella fornace (Daniele 9, 21), a Tobia (5, 17). Di essi si conoscono tre nomi: Gabriele, Michele e Raffaele. Nell’Antico Testamento non è detto esplicitamente che gli Angeli fossero puri spiriti. Un caso particolare è tuttavia rappresentato dal cosiddetto Angelo di Jahweh (ebraico Mal’akh Jahweh). In vari passi dell’Antico Testamento appare un Angelo che si presenta come messaggero divino, parla e fa promesse come Dio (Genesi 16, 10-13; 21, 17-19) e si identifica con Dio (Genesi 31, 11-13; Esodo 3, 2-4; Giudici 2. 1-4). Alla fine del Codice dell’Alleanza, Jahweh promette il suo Angelo, che condurrà Israele (Esodo 23, 20-23). Origene, insieme ai vari padri greci e latini, vede in questa espressione una manifestazione del verbo; gli esegeti moderni invece vedono l’identità fra l’Angelo di Jahweh e lo stesso Dio; il Lagrange suppone che il termine Angelo sia stato interpolato nei testi, onde rendere più comprensibile l’apparizione di Dio. La stessa angelologia dell’Antico Testamento appare in sostanza nel Nuovo, ma con alcune indicazioni che ne determinano le caratteristiche. Gli Angeli sono sempre presenti nella vita di Gesù (annunciazione a Maria, apparizione a Giuseppe, apparizione ai pastori, fuga in Egitto, ritorno in Galilea), all’inizio del suo ministero pubblico (Matteo 4, 11), nella passione (Matteo 26, 53; Luca 22, 43), nella resurrezione e nell’ascensione al cielo (Marco 16, 5; Luca 24, 23; Giovanni 20, 12; Atti degli Apostoli 1, 10). Gli Angeli sono sottomessi al Cristo, come afferma ripetutamente S. Paolo, per combattere talune tendenze gnostico-giudaiche che esageravano il culto degli Angeli. Il numero degli Angeli è grandissimo ed esiste fra Loro anche una diversità indicata da differenti denominazioni (Efesini 1, 21; 3, 10; Colossesi 1. 16-20). L’esistenza degli Angeli come nature individuali è di fede, come è pure di fede che furono creati da Dio; il loro culto è legittimo (Concilio Niceno II), il loro ministero di adorazione verso Dio e dei suoi tramiti presso gli uomini è verità di fede. Vi sono differenze tra gli Angeli; la divisione in nove cori (Angeli, arcangeli, principati, potenze, virtù, dominazioni, troni, cherubini e serafini) non è assoluta. É di fede che gli Angeli subirono una prova, che generò la divisione tra Angeli buoni, confermati nella visione benefica, ed Angeli cattivi (demoni), condannati alla pena eterna. L’esistenza degli Angeli custodi con lo speciale ministero di una protezione individuale agli uomini, è accertata dalla tradizione e dal magistero della Chiesa. I primi Padri della Chiesa negavano esplicitamente agli Angeli il culto dovuto a Dio, ma consentivano un culto appropriato. Origene affermò che i cristiani non adoravano gli Angeli, ma rendevano loro un culto, purché s’intenda esattamente questa parola (Contra Celsum VII, 13). Sant’Ambrogio (De Viduis, cap. IX) esorta a pregare gli Angeli onde ottenerne aiuto e protezione. Nei suoi due volumi "Gli Angeli fra noi" e "Gli Angeli nel nostro futuro", la scrittrice Giuditta Dembech distingue gli Angeli in varie categorie, a seconda del compito svolto: dell’Energia, Guaritori, Custodi della casa, Costruttori delle forme, di natura, della Musica, della Bellezza o dell’Arte. La Dembech non subisce influenza alcuna dal fenomeno della medianità, che peraltro non condanna affatto, rifuggendo comunque da qualsiasi espediente ingannevole. Citando il medico contemporaneo Geoffrey Hodson, sostiene che fosse dotato di terzo occhio o di seconda vista. Vedeva le aure, le vibrazioni e le energie variopinte emanate dai pensieri umani come da ogni essere: dalle vallate, dagli alberi e dai fiori. Annotava quanto vedeva con la stessa meticolosità con cui compilava le cartelle cliniche dei suoi pazienti. Contattato da una creatura angelica, cui impose il nome di Bethelda, avviava un profondo lavoro di apprendimento, che riportava in alcune sue opere, tra cui "Il Regno degli Dei" e "La Fratellanza degli Angeli e degli uomini". Vi ribadisce la necessità di accettare e comprendere l’esistenza degli Angeli e di avviare con loro un rapporto di collaborazione. Sostiene che l’essere umano ha molto da guadagnare da questo interscambio, in tecnologia, conoscenza scientifica e soprattutto serenità interiore. Egli traccia, su dettatura degli stessi Angeli, la strada per arrivare al contatto con loro: "I mezzi più facili di approccio si trovano nell’amore della natura. Chi intenda conoscerci deve imparare ad entrare in contatto con la natura, in modo molto più profondo di quanto sia possibile attualmente all’uomo normale. Oltre ad un più intenso apprezzamento della sua bellezza, dev’esserci riverenza verso tutte le forme, una riverenza nata dal riconoscimento della presenza divina di cui queste forme e tali manifestazioni non sono che l’espressione esteriore. Occorre anche raggiungere un vivificante senso di unità con la natura, immedesimandosi in ogni albero, ogni fiore, ogni filo d’erba, ogni nuvola vagante, realizzando come le molteplici diversità che compongono una valle, un giardino, un vasto panorama di monti, di mare o di cielo, non siano altro che espressioni del Sé unico che è nell'’uomo, Dio di cui siete parte, per mezzo del quale è possibile penetrare oltre il velo esteriore della bellezza. Raggiunto tale risultato, sarete sulla soglia del nostro mondo, avrete imparato a vedere con i nostri occhi, a conoscere con la nostra mente, a sentire con il nostro cuore". Oggigiorno si assiste ad una rilancio poderoso del culto degli Angeli, favorito da una florida letteratura specializzata e dal rifiorire della relativa cultura iconografica, che vede gli Angeli raffigurati in immagini e statuette di larga diffusione.

N.B.: SI PRECISA CHE QUESTA E' UNA DEFINIZIONE DA DIZIONARIO, PERTANTO VOLTA A RIFERIRE SOMMARIE E DIVERSE TEORIE SUGLI ANGELI, MA NON E' CERTO ESPLICATIVA NE' DA PRENDERE COME BASE PER CONOSCERE GLI ANGELI E LA LORO GRANDE OPERA. TANTO PER CORRETTEZZA NEI CONFRONTI DI CHI LEGGE, MA SOPRATTUTTO DEGLI ANGELI.
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