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 AVATARA (DAL SANSCRITO)

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MessaggioTitolo: AVATARA (DAL SANSCRITO)   AVATARA (DAL SANSCRITO) EmptyMar Nov 05, 2013 8:13 pm

Termine sanscrito dal significato di discesa, od incarnazione di Dio. Indica un antichissimo concetto delle religioni indiane, in particolare il Vishnuismo, che adombra l’incarnazione di Dio sulla terra, per sottrarre gli uomini alle potenze del Male, e per affermare il principio del Bene. In germe comprende la teoria della metempsicosi: "Il processo dell’Avatara è una metempsicosi a rovescio. Mentre per i mortali la reincarnazione presuppone un’ascesa spirituale attraverso la liberazione, l’Avatara è una discesa". Come idea filosofica l’Avatara potrebbe essere rintracciato anche nel significato vedico del Dio, in quanto sacrificio. Nel Rg-Veda si dice misteriosamente che l’Ente Supremo fece il mondo "soltanto con una parte di se stesso". Irrilevante quale e quanta parte sia stata impiegata, mentre importante resta il fatto che qualcosa rimane sempre nell’Immanifestato. Si sottintende che se il Purusha viene immolato nel sacrificio cosmico, la parte essenziale dell’assoluto non discende. Per contro, secondo gli "Dei dell’India di Avatara", Vishnù puranico si assume proprio il ruolo di discendere e di incarnarsi, per diventare un Avatara. Le Upanishad hanno minutamente classificato ogni stadio d'avanzamento spirituale. Un siddhi (essere perfetto) è progredito dallo stato di jivanmukta (liberato mentre vive) a quello di paramukta (supremamente libero), avente pieno potere sulla morte): quest'ultimo si è completamente sottratto alla schiavitù della maya e al suo ciclo di reincarnazioni. Il paramukta, perciò, raramente ritorna in un corpo fisico; se vi ritorna è un Avatara, un essere prescelto da Dio per apportare superiore benedizione al mondo. Un Avatara non è soggetto all'economia universale; il suo puro corpo, visibile quale immagine di luce, è libero da ogni debito verso la natura. Lo sguardo distratto può non scorgere alcunché di straordinario nelle fattezze di un Avatara, ma egli non getta ombra, né lascia tracce di passi sul suolo. Queste sono simboliche prove esteriori dell'assenza di oscurità interiore e di legami materiali. Solo un tale uomo divino conosce la Verità celata dietro la relatività della vita e della morte. Il Cristo espresse la propria libertà in altra maniera: "Allora, uno scriba gli si accostò per dirgli: - Maestro, io ti seguirò dovunque tu vada. - Gli rispose Gesù:- Le volpi hanno delle tane e gli uccelli dell'aria hanno dei nidi, ma il Figliolo dell'Uomo non ha dove posare il capo (Matteo, 8, 19-20)". Immenso nella sua onnipresenza, il Cristo non poteva certo essere seguito da alcuno, fuorché nelle sfere dello Spirito. Krishna, Rama, Buddha e Patanjali erano antichi Avatara indiani. Una ricca letteratura poetica in tamil è sorta attorno ad Agastya, un Avatara dell'India meridionale. Egli compì molti miracoli durante i secoli che precedettero e seguirono l'era cristiana, e si crede che egli serbi la sua forma fisica ancora oggi. I grandi profeti, quali Cristo e Krishna, vennero sulla terra con una missione specifica e clamorosa, e se ne andarono appena l'ebbero compiuta. Altri Avatara svolgono un'opera che favorisce il lento progresso evolutivo dell'uomo, nel corso dei secoli, piuttosto che renderli protagonisti di un grande, storico evento. Tali Maestri si celano sempre allo sguardo della massa, e hanno il potere di rendersi invisibili a volontà. Per queste ragioni, e anche perché solitamente essi ordinano ai discepoli di mantenere il silenzio su di loro, molte altissime figure spirituali rimangono ignote al mondo. "Ogni qualvolta un devoto pronunzia con reverenza il nome dell’Avatara, attira su di sé un'immediata benedizione spirituale". Il corpo del Guru immortale non mostra alcun segno degli anni; il suo aspetto è quello di un giovane di non più di venticinque anni. Pelle chiara, statura e corporatura medie. Il sempre bellissimo e vigoroso corpo dell’Avatara irradia una visibile luce. Ha occhi neri, calmi, teneri; ed i suoi lunghi e lucidi capelli hanno il colore del rame.
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