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 SANTA LUCIA

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MessaggioTitolo: SANTA LUCIA   SANTA LUCIA EmptyMar Dic 13, 2011 8:18 am

SANTA LUCIA Santa_12


Si celebra il: 13 dicembre

Morta a: Siracusa, III secolo

Patronato: Siracusa, ciechi, oculisti, elettricisti, scalpellisti. E' invocata contro le malattie degli occhi e le catarratte.

Etimologia: Lucia = luminosa, splendente, dal latino

Emblema: Occhi su un piatto, Giglio, Palma, Libro del Vangelo

Martirologio Romano: Siracusa, 13 dicembre 304. La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana. Come ricorda il Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano. Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all'anno 304). Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci inflittele dal prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai segni straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando. Proprio nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata ritrovata un'epigrafe marmorea del IV secolo che è la testimonianza più antica del culto di Lucia. Una devozione diffusasi molto rapidamente: già nel 384 sant'Orso le dedicava una chiesa a Ravenna, papa Onorio I poco dopo un'altra a Roma. Oggi in tutto il mondo si trovano reliquie di Lucia e opere d'arte a lei ispirate. Memoria di santa Lucia, vergine e martire, che custodì, finché visse, la lampada accesa per andare incontro allo Sposo e, a Siracusa in Sicilia condotta alla morte per Cristo, meritò di accedere con lui alle nozze del cielo e di possedere la luce che non conosce tramonto.

La liturgia e il culto: Gli atti del martirio di Lucia di Siracusa sono stati rinvenuti in due antiche e diverse redazioni: l’una in lingua greca il cui testo più antico risale al sec. V (allo stato attuale delle ricerche); l’altra, in quella latina, riconducibile alla fine del sec. V o agli inizi del sec. VI ma comunque anteriore al sec. VII e che di quella greca pare essere una traduzione.La più antica redazione greca del martirio contiene una leggenda agiografica edificante, rielaborata da un anonimo agiografo due secoli dopo il martirio sulla tradizione orale e dalla quale è ardua impresa sceverare dati storici. Infatti, il documento letterario vetustiore che ne tramanda la memoria è proprio un racconto del quale alcuni hanno messo addirittura in discussione la sua attendibilità. Si è giunti così, a due opposti risultati: l’uno è quello di chi l’ha strenuamente difesa, rivalutando sia la storicità del martirio sia la legittimità del culto; l’altro è quello di chi l’ha del tutto biasimata, reputando la narrazione una pura escogitazione fantasiosa dell’agiografo ma non per questo mettendo in discussione la stessa esistenza storica della v. e m., come sembrano comprovare le numerose attestazioni devozionali, cultuali e culturali in suo onore.Sia la redazione in greco sia quella in latino degli atti del martirio hanno avuto da sempre ampia e ben articolata diffusione, inoltre entrambe si possono considerare degli archetipi di due differenti ‘rami’ della tradizione: infatti, dal testo in greco sembrano derivare numerose rielaborazioni in lingua greca, quali le Passiones più tardive, gli Inni, i Menei, ecc.; da quello in latino sembrano, invece, mutuare le Passiones metriche, i Resumé contenuti nei Martirologi storici, gli Antifonari, le Epitomi comprese in più vaste opere, come ad es. nello Speculum historiale di Vincenzo da Beauvais o nella Legenda aurea di Iacopo da Varazze.I documenti rinvenuti sulla Vita e sul martirio sono vicini al genere delle passioni epiche in quanto i dati attendibili sono costituiti solo dal luogo e dal dies natalis. Infatti, negli atti greci del martirio si riscontrano elementi che appartengono a tutta una serie di composizioni agiografiche martiriali, come ad es. l’esaltazione delle qualità sovrumane della martire e l’assenza di ogni cura per l’esattezza storica. Tuttavia, tali difetti, tipici delle passioni agiografiche, nel testo greco di Lucia sono temperate e non spinte all’eccesso né degenerate nell’abuso. Proprio questi particolari accostano gli atti greci del martirio al genere delle passioni epiche.Sul piano espositivo l’andamento è suggestivo ed avvincente, non mancando di trasmettere al lettore emozioni e resoconti agiografici inconsueti attraverso un racconto che si snoda su un tessuto narrativo piuttosto ricco di temi e motivi di particolare rilievo: il pellegrinaggio alla tomba di Agata (con il conseguente accostamento Agata/Lucia e Catania/Siracusa); il sogno, la visione, la profezia e il miracolo; il motivo storico; l’integrità del patrimonio familiare; la lettura del Vangelo sull’emorroissa; la vendita dei beni materiali, il Carnale mercimonium e la condanna alla prostituzione. Infatti è stretta la connessione tra la dissipazione del patrimonio familiare e la prostituzione per cui la condanna al postrìbolo rappresenta una legge di contrappasso sicché la giovane donna che ha dilapidato il patrimonio familiare è ora condannata a disperdere pure l’altro patrimonio materiale, rappresentato dal proprio corpo attraverso un’infamante condanna, direttamente commisurata alla colpa commessa; infine, la morte.Il martirio incomincia con la visita di Lucia assieme alla madre Eutichia, al sepolcro di Agata a Catania, per impetrare la guarigione dalla malattia da cui era affetta la madre: un inarrestabile flusso di sangue dal quale non era riuscita a guarire neppure con le dispendiose cure mediche, alle quali si era sottoposta. Lucia ed Eutichia partecipano alla celebrazione eucaristica durante la quale ascoltano proprio la lettura evangelica sulla guarigione di un’emorroissa. Lucia, quindi, incita la madre ad avvicinarsi al sepolcro di Agata e a toccarlo con assoluta fede e cieca fiducia nella guarigione miracolosa per intercessione della potente forza dispensatrice della vergine martire. Lucia, a questo punto, è presa da un profondo sonno che la conduce ad una visione onirica nel corso della quale le appare Agata che, mentre la informa dell’avvenuta guarigione della madre le predice pure il suo futuro martirio, che sarà la gloria di Siracusa così come quello di Agata era stato la gloria di Catania. Al ritorno dal pellegrinaggio, proprio sulla via che le riconduce a Siracusa, Lucia comunica alla madre la sua decisione vocazionale: consacrarsi a Cristo! A tale fine le chiede pure di potere disporre del proprio patrimonio per devolverlo in beneficenza. Eutichia, però, non vuole concederle i beni paterni ereditati alla morte del marito, avendo avuto cura non solo di conservarli orgogliosamente intatti e integri ma di accrescerli pure in modo considerevole. Le risponde, quindi, che li avrebbe ereditati alla sua morte e che solo allora avrebbe potuto disporne a suo piacimento. Tuttavia, proprio durante tale viaggio di ritorno, Lucia riesce, con le sue insistenze, a convincere la madre, la quale finalmente le da il consenso di devolvere il patrimonio paterno in beneficenza, cosa che la vergine avvia appena arrivata a Siracusa. Però, la notizia dell’alienazione dei beni paterni arriva subito a conoscenza del promesso sposo della vergine, che se ne accerta proprio con Eutichia alla quale chiede anche i motivi di tale imprevista quanto improvvisa vendita patrimoniale. La donna gli fa credere che la decisione era legata ad un investimento alquanto redditizio, essendo la vergine in procinto di acquistare un vasto possedimento destinato ad assumere un alto valore rispetto a quello attuale al momento dell’acquisto e tale da spingerlo a collaborare alla vendita patrimoniale di Lucia. In seguito il fidanzato di Lucia, forse esacerbato dai continui rinvii del matrimonio, decide di denunciare al governatore Pascasio la scelta cristiana della promessa sposa, la quale, condotta al suo cospetto è sottoposta al processo e al conseguente interrogatorio. Durante l’agone della santa e vittoriosa martire di Cristo Lucia, emerge la sua dichiarata e orgogliosa professione di fede nonché il disprezzo della morte, che hanno la caratteristica di essere arricchiti sia di riflessioni dottrinarie sia di particolari sempre più cruenti, man mano che si accrescono i supplizi inflitti al fine di esorcizzare la v. e m. dalla possessione dello Spirito santo. Dopo un interrogatorio assai fitto di scambi di battute che la vergine riesce a controbattere con la forza e la sicurezza di chi è ispirato da Cristo, il governatore Pascasio le infligge la pena del postribolo proprio al fine di operare in Lucia una sorta di esorcismo inverso allontanandone lo Spirito santo. Mossa dalla forza di Cristo, la vergine Lucia reagisce con risposte provocatorie, che incitano Pascasio ad attuare subito il suo tristo proponimento. La vergine, infatti, energicamente gli dice che, dal momento che la sua mente non cederà alla concupiscenza della carne, quale che sia la violenza che potrà subire il suo corpo contro la sua volontà, ella resterà comunque casta, pura e incontaminata nello spirito e nella mente. A questo punto si assiste ad un prodigioso evento: la vergine diventa inamovibile e salda sicché, nessun tentativo riesce a trasportarla al lupanare, nemmeno i maghi appositamente convocati dallo spietato Pascasio. Esasperato da tale straordinario evento, il cruento governatore ordina che sia bruciata, eppure neanche il fuoco riesce a scalfirla e Lucia perisce per spada! Sicché, piegate le ginocchia, la vergine attende il colpo di grazia e, dopo avere profetizzato la caduta di Diocleziano e Massimiano, è decapitata.Pare che Lucia abbia patito il martirio nel 304 sotto Diocleziano ma vi sono studiosi che propendono per altre datazioni: 303, 307 e 310. Esse sono motivate dal fatto che la profezia di Lucia contiene elementi cronologici divergenti che spesso non collimano fra loro: per la pace della chiesa tale profezia si dovrebbe riferire al primo editto di tolleranza nei riguardi del cristianesimo e quindi sarebbe da ascrivere al 311, collegabile, cioè, all’editto di Costantino del 313; l’abdicazione di Diocleziano avvenne intorno al 305; la morte di Massimiano avvenne nel 310. È, invece, accettata dalla maggioranza delle fonti la data relativa al suo dies natalis: 13 dicembre. Eppure, il Martirologio Geronimiano ricorda Lucia di Siracusa in due date differenti: il 6 febbraio e il 13 dicembre. L’ultima data ricorre in tutti i successivi testi liturgici bizantini e occidentali, tranne nel calendario mozarabico, che la celebra, invece, il 12 dicembre. Nel misterioso calendario latino del Sinai il dies natalis di Lucia cade l’8 febbraio: esso fu redatto nell’Africa settentrionale e vi è presente un antico documento della liturgia locale nel complesso autonoma sia dalla Chiesa di Costantinopoli che da quella di Roma, pur rivelando fonti comuni al calendario geronimiano. Assai diffusa è a tutt’oggi la celebrazione del culto di Lucia quale santa patrona degli occhi. Ciò sembra suffragato anche dalla vasta rappresentazione iconografica, che, tuttavia, è assai variegata, in quanto nel corso dei secoli e nei vari luoghi si è arricchita di nuovi simboli e di varie valenze. Ma è stato sempre così? Quando nasce in effetti questo patronato e perché? Dal Medioevo si va sempre più consolidando la taumaturgia di Lucia quale santa patrona della vista e dai secc. XIV-XV si fa largo spazio un’innovazione nell’iconografia: la raffigurazione con in mano un piattino (o una coppa) dove sono riposti i suoi stessi occhi. Come si spiega questo tema? È, forse, passato dal testo orale all’iconografia? Oppure dall’iconografia all’elaborazione orale? Quale l’origine di un tale patronato? Esso è probabilmente da ricercare nella connessione etimologica e/o paretimologica di Lucia a lux, molto diffusa soprattutto in testi agiografici bizantini e del Medioevo Occidentale. Ma, quali i limiti della documentazione e quali le cause del proliferare della tradizione relativa all’iconografia di Lucia, protettrice della vista? Si può parlare di dilatazione dell’atto di lettura nell’immaginario iconografico, così come in quello letterario? E tale dilatazione nei fenomeni religiosi è un atto di devozione e fede? È pure vero che la semantica esoterica data al nome della v. e m. di Siracusa è la caratteristica che riveste, accendendola di intensa poesia, la figura e il culto di Lucia, la quale diventa, nel corso dei secoli e nei vari luoghi una promessa di luce, sia materiale che spirituale. E proprio a tale fine l’iconografia, già a partire dal sec. XIV, si fa interprete e divulgatrice di questa leggenda, raffigurando la santa con simboli specifici e al tempo stesso connotativi: gli occhi, che Lucia tiene in mano (o su un piatto o su un vassoio), che si accompagnano sovente alla palma, alla lampada (che è anche uno dei simboli evangelici più diffuso e più bello, forse derivato dall’arte sepolcrale) e, meno frequenti, anche ad altri elementi del suo martirio, come ad es. il libro, il calice, la spada, il pugnale e le fiamme. È anche vero che le immagini religiose possono essere intese sia come ritratti che come imitazione ma non bisogna dimenticare che prima dell’età moderna sono mancati riferimenti ai suoi dati fisiognomici, per cui gli artisti erano soliti ricorrere alla letteratura agiografica il cui esempio per eccellenza è proprio la Legenda Aurea di Iacopo da Varazze, che rappresenta il testo di riferimento e la fonte di gran parte dell’iconografia religiosa. In tale opera il dossier agiografico di Lucia -che si presenta come un testo di circa tre pagine di lunghezza- è preceduto da un preambolo sulle varie valenze etimologiche e semantiche relative all’accostamento Lucia/luce: Lucia è un derivato di luce esteso anche al valore simbolico via Lucis, cioè cammino di luce.I genitori di Lucia, essendo cristiani, avrebbero scelto per la figlia un nome evocatore della luce, ispirandosi ai molti passi neotestamentari sulla luce. Tuttavia, il nome Lucia in sé non è prerogativa cristiana, ma è anche il femminile di un nome latino comune e ricorrente tra i pagani. Se poi Lucia significhi solo «luce» oppure più precisamente riguarda i «nati al sorger della luce (cioè all'alba)», rivelando nel contempo anche un dettaglio sull'ora di nascita della santa, è a tutt’oggi, un problema aperto. Forse la questione è destinata a restare insoluta? Il problema si complica se poi si lega il nome di Lucia non al giorno della nascita ma a quello della morte (=dies natalis): il 13 dicembre era, effettivamente, la giornata dell'anno percentualmente più buia. Per di più, intorno a quella data, il paganesimo romano festeggiava già una dea di nome Lucina. Queste situazioni hanno contribuito ad alimentare varie ipotesi riconducibili, tuttavia, a due filoni: da un lato quello dei sostenitori della teoria, secondo la quale tutte le festività cristiane sarebbero state istituite in luogo di preesistenti culti pagani, vorrebbero architettata in tale modo anche la festa di Lucia (come già quella di Agata). Per i non credenti tale discorso può anche essere suggestivo e accattivante, trovando terreno fertile. Da qui a trasformare la persona stessa di Lucia in personaggio immaginifico, mitologico, leggendario e non realmente esistito, inventato dalla Chiesa come calco cristiano di una preesistente divinità pagana, il passo è breve (persino più breve delle stesse già brevi e pallide ore di luce di dicembre!). Dall’altro lato quello dei credenti,secondo i quali, invece, antichi e accertati sono sia l’esistenza sia il culto di Lucia di Siracusa, che rappresenta così una persona storicamente esistita, morta nel giorno più corto dell'anno e che riflette altresì il modello femminile di una giovane donna cristiana, chiamata da Dio alla verginità, alla povertà e al martirio, che tenacemente affronta tra efferati supplizi.Nel Breviario Romano Tridentino, riformato da papa Pio X (ed. 1914), che prima di salire al soglio pontificio era patriarca di Venezia, è menzionata la traslazione delle reliquie di Lucia alla fine della lettura agiografica, così come ha evidenziato Andreas Heinz nel suo recente contributo.A Siracusa un’inveterata tradizione popolare vuole che, dopo avere esalato l’ultimo respiro, il corpo di Lucia sia stato devotamente tumulato nello stesso luogo dell martirio. Infatti, secondo la pia devozione dei suoi concittadini, il corpo della santa fu riposto in un arcosolio, cioè in una nicchia ad arco scavata nel tufo delle catacombe e usata come sepolcro. Fu così che le catacombe di Siracusa, che ricevettero le sacre spoglie della v. e m., presero da lei anche il nome e ben presto attorno al suo sepolcro si sviluppò una serie numerosa di altre tombe, perché tutti i cristiani volevano essere tumulati accanto all’amatissima Lucia. Ma, nell'878 Siracusa fu invasa dai Saraceni per cui i cittadini tolsero il suo corpo da lì e lo nascosero in un luogo segreto per sottrarlo alla furia degli invasori. Ma, fino a quando le reliquie di Lucia rimasero a Siracusa prima di essere doppiamente traslate (da Siracusa a Costantinopoli e da Costantinopoli a Venezia)? Fino al 718 o fino al 1039? È certo che a Venezia il suo culto era già attestato dal Kalendarium Venetum del sec. XI, nei Messali locali del sec. XV, nel Memoriale Franco e Barbaresco dell’inizio del 1500, dove era considerata festa di palazzo, cioè festività civile. Durante la crociata del 1204 i Veneziani lo trasportarono nel monastero di San Giorgio a Venezia ed elessero santa Lucia compatrona della città. In seguito le dedicarono pure una grande chiesa, dove il corpo fu conservato fino al 1863, quando questa fu demolita per la costruzione della stazione ferroviaria (che per questo si chiama Santa Lucia); il corpo fu trasferito nella chiesa dei SS. Geremia e Lucia, dove è conservato tutt’oggi.La duplice traslazione delle reliquie di Lucia è attestata da due differenti tradizioni.La prima tradizione risale al sec. X ed è costituita da una relazione, coeva ai fatti, che Sigeberto di Gembloux († 1112) inserì nella biografia di Teodorico, vescovo di Metz. Tale relazione tramanda che il vescovo Teodorico, giungendo in Italia insieme all’imperatore Ottone II, abbia trafugato molte reliquie di santi –fra cui anche quella della nostra Lucia- che allora erano nell’Abruzzo e precisamente a Péntima (già Corfinium). La traslazione a Metz delle reliquie di Lucia pare suffragata dagli Annali della città dell’anno 970 d.C. Ma alcuni dubbi sembrano non avere risposte attendibili: Come e perché Faroaldo ripose le reliquie o le spoglie di Lucia a Corfinium? Furono traslate le reliquie o tutto il corpo della martire? Il vescovo locale si prestò ad un inganno (pio e devoto?) o diceva il vero? Se è ravvisabile un fondo di verità nel racconto del vescovo, allora si potrebbe desumere che le reliquie o il corpo della martire furono traslate da Siracusa nel 718 (quindi fino al 718 sarebbero rimaste a Siracusa?). Cosa succedeva allora nella città siciliana? Sergio, governatore della Sicilia, si era ribellato all’imperatore Leone III l’Isaurico e pertanto era stato costretto a fuggire da Siracusa e a rifugiarsi da Romualdo II, duca longobardo di Benevento. Se questa tradizione è attendibile, si può forse pensare che il vescovo di Corfinium (o piuttosto Sigeberto? Oppure altresì la sua fonte?) abbia confuso Romualdo (che proprio in quel periodo era duca di Spoleto e che, come tale, godeva di una fama maggiore) con Faroaldo? E ancora, lo stesso Sigeberto di Gembloux riferisce che Teoderico nel 972 abbia innalzato un altare in onore di Lucia e che nel 1042 un braccio della v. e m. sia stato donato al monastero di Luitbourg. Quindi, antichi documenti attestano che di fatto vi fu una traslazione delle reliquie di Lucia dall’Italia centrale a Metz, sulla frontiera linguistica romano-germanica, nella provincia di Treviri. Situata fra Germania e Francia, questa regione è anche il paese d’origine della dinastia carolingia. È una casualità? Come andarono effettivamente le cose? Secondo Sigeberto di Gembloux l’imperatore Ottone II sostò in Italia nel 970, avendo tra la sua scorta il vescovo Teodorico di Metz, il quale, durante il suo soggiorno, acquistava preziose reliquie, allo scopo di accrescere la fama della sua città vescovile. Pare che uno dei suoi preti, di nome Wigerich, che era anche cantore nella cattedrale di Metz, abbia rinvenuto le reliquie di Lucia di Siracusa, a Corfinium, poi identificata con Péntima in Abruzzo. Si dice che tali reliquie erano state prelevate dai Longobardi e trasportate da Siracusa al ducato di Spoleto. Ma perché questo spostamento? In un primo tempo le reliquie di Lucia, dopo essere state acquistate dal vescovo Teodorico di Metz, il quale aveva portato dall’Italia anche il corpo del martire Vincenzo, furono tumulate assieme alle reliquie di quest’ultimo al quale il vescovo aveva fatto erigere un’abbazia sull’isola della Mosella, dove nel 972 uno dei due altari della chiesa dell’abbazia, fu dedicato proprio a Lucia, come patrona. Sigeberto ricorda pure che Teodorico di Metz, in presenza di due vescovi di Treviri e precisamente di Gerard di Toul e di Winofid di Verdun, abbia dedicato a Lucia un oratorio nello stesso anno. Non solo, ma tanta e tale era dunque la devozione di Teodorico di Metz per la v. e m. di Siracusa che fece tumulare il conte Everardo, suo giovane nipote, prematuramente scomparso alla tenera età di soli dieci anni, proprio innanzi all’altare di Lucia. Per tutto il tempo in cui le spoglie di Lucia rimasero nella chiesa dell’abbazia di S. Vincenzo nella Mosella, la v. e m. di Siracusa fu implorata durante i giorni delle Regazioni, con una grande processione della cittadinanza di Metz che si fermò proprio nell’abbazia di S. Vincenzo. Così Metz divenne il fulcro da cui si irradiò ben presto il culto di Lucia tanto che già nel 1042 l’imperatore Enrico III reclamò alcune reliquie della v. e m. di Siracusa per il convento nuovamente fatto erigere dalla sua famiglia nella diocesi di Speyer e precisamente a Lindeburch/Limburg. La seconda tradizione è, invece, tramandata da Leone Marsicano e dal cronista Andrea Dandolo di Venezia. Leone Marsicano racconta che nel 1038 il corpo di Lucia, vegine e martire, fu trafugato da Giorgio Maniace e traslato a Costantinopoli in una teca d’argento. Andrea Dandolo, esponendo la conquista di Costantinopoli del 1204 da parte dei Crociati, tra i quali militava anche Enrico Dandolo, un suo illustre antenato e doge di Venezia, informa che i corpi di Lucia e Agata erano stati traslati dalla Sicilia a Costantinopoli ma che quello di Lucia fu poi nuovamente traslato da Costantinopoli a Venezia, dove pare che di fatto giunse il 18 gennaio 1205. Quindi, la traslazione delle reliquie di Lucia a Venezia da Costantinopoli sembra legata agli eventi della Quarta Crociata (quella riconducibile al periodo che va dal 1202 al 1204), quando i cavalieri dell’Occidente latino, piuttosto che liberare la Terrasanta, spogliarono la metropoli dell’Oriente cristiano. Infatti, nel 1204, in seguito alla profanazione e al saccheggio dei crociati nelle basiliche di Bisanzio, neanche la chiesa in cui riposava il corpo di Lucia fu risparmiata da questa oltraggiosa strage tanto che furono pure rimosse le sue spoglie e contese le sue reliquie, molto venerate nell’Oriente ortodosso. Pare che, proprio in tale occasione Venezia, che aveva condotto la Quarta Crociata presso il Santo Sepolcro, si impadronì delle reliquie di Lucia, che giunsero, come si diceva, sulla laguna - nella chiesa di S. Giorgio Maggiore- il 18 gennaio 1205 e cioè ancora prima della costruzione della basilica del Palladio e dell’attuale Palazzo Ducale. Il corpo di Lucia fu riposto nel monastero benedettino, dove aveva soggiornato il monaco Gerardo (o Sagredo?). Sembra che il tragico evento del 13 dicembre del 1279 (cioè una bufera scatenatasi all’improvviso, che provocò molte vittime) sia stato la causa di una nuova traslazione del corpo di Lucia dalla chiesa di S. Giorgio Maggiore a Venezia (eccetto, pare, un pollice -non un braccio, come vuole la communis opinio- che sarebbe rimasto in San Giorgio). Dopo tale tragedia, infatti, le autorità decisero di traslare il corpo di Lucia in città, ponendolo in una chiesa parrocchiale a lei intitolata e ciò allo scopo di agevolare a piedi il pellegrinaggio alle sue sacre spoglie in terraferma senza dovere ricorrere ad imbarcazioni. Quindi, nel mese seguente alla sciagura e precisamente il 18 gennaio del 1280 (lo stesso giorno della memoria dell’arrivo delle sacre spoglie di Lucia da Costantinopoli), il suo corpo fu traslato nella chiesa dedicatale, che si trovava nello stesso luogo in cui era ubicata la stazione ferroviaria che, ancora oggi ne conserva la memoria nel nome e precisamente sulle fondamenta prospicienti il Canal Grande e cioè all’inizio del sestiere di Cannareggio. Tale chiesa fu poi riedificata nel 1313 e fu assegnata dal papa Eugenio IV nel 1444 in commenda alle suore domenicane, che avevano aperto il loro convento intitolato al Corpus Domini, un cinquantennio prima sempre a Cannareggio. Nel 1476, dopo circa un trentennio di contese, si raggiunse un accordo tra le monache domenicane del convento del Corpus Domini e quelle agostiniane del monastero dell’Annunziata proprio per il possesso del corpo di Lucia: papa Sisto IV nel 1478 stabilì, con un solenne diploma, che il corpo della santa rimanesse nella chiesa a lei intestata sotto la giurisdizione delle agostiniane del monastero dell’Annunziata (che da allora prese il nome di monastero di S. Lucia), le quali ogni anno avrebbero offerto la somma di 50 ducati alle monache domenicane del convento del Corpus Domini. Nel 1579 passando per il Dominio veneto l’imperatrice Maria d’Austria, il Senato volle farle omaggio di una reliquia di s. Lucia pertanto, con l’assistenza del patriarca Giovanni Trevisan fu asportata una piccola porzione di carne dal lato sinistro del corpo della v. e m. Il 28 luglio del 1806 per decreto vicereale il monastero di Santa Lucia fu soppresso e le monache agostiniane costrette a trasferirsi al di là del Canal Grande e precisamente nel monastero di S. Andrea della Girada, dove portarono pure il corpo di Lucia. Nel 1807 il governo vicereale concesse alle agostiniane di S. Lucia di far ritorno nel loro antico convento, che, tuttavia, trovarono occupato dalle agostiniane di Santa Maria Maddalena, le quali si fusero con quelle di S. Lucia, assumendone anche il titolo. Nel 1810 Napoleone Bonaparte decretò la chiusura di tutti i monasteri e conventi, compreso quello di S. Lucia, le cui monache furono pure obbligate a deporre l’abito monastico e a rientrare nella propria famiglia di appartenenza. Il corpo di Lucia rimase nella sua chiesa, che fu così inserita nella circoscrizione della parrocchia di S. Geremia. Nel 1813 il convento di S. Lucia era donato dall’imperatore d’Austria alla b. Maddalena di Canossa, che vi abitò fino al 1846, quando iniziarono i lavori per la stazione ferroviaria e per la demolizione del convento. Fra il 1844 e il 1860 il governo austriaco realizzò la costruzione del ponte ferroviario, che doveva giungere fino alle fondamenta di Cannareggio e cioè proprio là dove da secoli allogavano i monasteri delle domenicane del Corpus Domini e delle agostiniane di Santa Lucia, poi abbattuti. Il corpo di Lucia l’11 luglio 1860 subì, quindi, una nuova traslazione nella parrocchia di S. Geremia, per volere del patriarca Angelo Ramazzotti: il sacro corpo rimase sette giorni sull’altar maggiore, poi fu posto su un altare laterale in attesa di costruire la nuova cappella. Tre anni dopo, l’11 luglio 1863, fu inauguata: essa era stata costruita con il materiale del presbiterio della demolita chiesa di S. Lucia su gusti palladiani. Per la generosità di mons. Sambo, parroco di quella Chiesa (che nel frattempo assunse la denominazione SS. Geremia e Lucia) su disegno dell’arch. Gaetano Rossi fu allestito un altare più degno in broccatello di Verona con fregi di bronzo dorato. Quindi, dal 1860 Pio IX l'avrebbe fatto trasferire nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia, dove si venera a tutt’oggi. Qui, la cappella del corpo di santa Lucia è assai bella e artistica proprio come tutte le chiese di Venezia, adorna di marmi e di bronzi, ed è sempre stata oggetto di particolari cure ed elevata devozione di fedeli sempre più numerosi. Il sacro corpo, elevato sopra l'altare, è conservato in una elegante urna di marmi preziosi, superbamente abbellita da pregiate decorazioni e sormontata dalla stupenda statua della v. e m. Sulla parete di sfondo si leggono due iscrizioni, che raccontano le vicende della traslazione e delle principali solenni festività. Il 15 giugno del 1930 il patriarca Pietro La Fontaine lo consacrava e collocava il corpo incorrotto di Lucia nella nuova urna in marmo giallo ambrato. Nel 1955 il patriarca Angelo Roncalli -divenuto poi papa con il nome di Giovanni XXIII- volendo che fosse conferita più importanza alle sacre reliquie di Lucia, suggerì che le sacre spoglie fossero ricoperte di una maschera d’argento, curata dal parroco Aldo Da Villa. Nel 1968, per iniziativa del parroco Aldo Fiorin fu portato a compimento un completo restauro della Cappella e dell’Urna della v. e m. Ancor oggi le sacre reliquie riposano nel tempio di Venezia e nella bianca curva absidale si legge un inciso propiziatorio: Vergine di Siracusa martire di Cristo in questo tempio riposa all’Italia al mondo implori luce e pace. Ma, il 4 aprile 1867 le spoglie di Lucia furono disgraziatamente profanate dai ladri (subito arrestati), che furtivamente si erano introdotti nella chiesa di S. Geremia, per impadronirsi degli ornamenti votivi. Da allora seguirono altre profanazioni e spoliazioni: nel 1949, quando alla martire fu sottratta la corona (anche in questo caso il ladro fu arrestato) e nel 1969, quando due ladri infransero il cristallo dell’urna. Nel 1975 papa Giovanni Paolo I concesse che il corpo della martire fosse portato ed esposto alla venerazione dei fedeli nella diocesi di Pesaro per una settimana. Il 7 novembre 1981 due aggressori spezzarono l’urna della martire estraendovi il corpo e lasciandovi il capo e la maschera argentea. Anche questa volta il corpo fu recuperato proprio il 12 dicembre del 1981, giorno della vigilia della commemorazione della santa. Esiste una variante sulla traslazione del corpo di Lucia a Venezia, documentata da un codice del Seicento, o Cronaca Veniera, conservato nella Biblioteca Marciana di Venezia (It. VII, 10 = 8607, f. 15 v.): esso sarebbe stato portato a Venezia, assieme a quello di S. Agata, nel 1026, sotto il dogado di Pietro Centranico. Non conosciamo l’origine della notizia nè se derivi da una fonte anteriore. E’ diffuso, invece, il fondato sospetto di un errore meccanico di amanuense, che avrebbe letto 1026 invece di 1206, cioè gli anni dell’effettiva translatio. E nella Cronaca Veniera lo si accettò, legando il fatto al doge dell’epoca. La presenza del corpo di Lucia a Venezia sin dal 1026 è una notizia che va accolta con prudenza? Tra il 1167 e il 1182 a Venezia esisteva già una chiesa dedicata alla martire, come attestato da documenti locali. Una delle più antiche tradizioni veronesi racconta che le spoglie della santa siracusana passarono da Verona durante il loro viaggio verso la Germania intorno al sec. X, fatto che spiegherebbe anche la diffusione del culto della santa sia a Verona che nel nord Europa. Secondo un’altra tradizione, il culto di santa Lucia a Verona risalirebbe al periodo di dominio della Serenissima su Verona. Secondo la communis opinio, Venezia infatti, già nel 1204, avrebbe trasportato le spoglie della santa nella città lagunare.

Luoghi di cui Santa Lucia è patrona:

.Arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela (compatrona assieme alla Madonna della Lettera, a san Placido e a San Bartolomeo).
·Arcidiocesi di Siracusa.
·Belpasso (CT) - Durante i festeggiamenti si svolge la caratteristica manifestazione dei Carri di santa Lucia, sontuose macchine sceniche barocche, allestite dalle maestranze dei Quartieri cittadini.
·Carlentini (SR).
·Casola Valsenio (RA).
·Castrocielo (FR).
·Copparo (FE).
·Cortenuova (BG).
·Diemoz parrocchia di Verrayes nella regione autonoma Vallée d'Aoste.
·Dolcè (VR)
·Erchie (BR) - Nel famoso santuario che porta il suo nome si conservano due reliquie: un lembo della pelle e un pezzo di osso del dito di una mano.
·Fondo (TN).
·Medicina (Italia) (BO).
·Miglierina (CZ).
·Mongrassano (CS).
·Montefiore dell'Aso (AP).
·Motta Santa Lucia (CZ) - Si festeggia il 13 dicembre con la processione e la tradizionale "focara" (accensione di un falò di grandi dimensioni).
·Prezza (AQ) - Si festeggia nell'omonimo santuario il 13 dicembre ed il martedì dopo la Pentecoste. Si conserva una reliquia. Esclamazione impetratoria: Santa Lucia di Prezza ci conservi la vista.
·Rocca di Cambio (AQ).
·San Pietro (frazione di Rosà) (VI).
·Santa Lucia del Mela (ME).
·Santa Lucia di Piave (TV).
·Santa Lucia di Uzzano (PT).
·Santa Sofia (FC).
·Savignano sul Rubicone (FC).
·Savoca (ME).
·Siracusa.
·Venasca (CN).
·Villa Santa Lucia, FR, Parrocchia Santa Lucia V.M.
·Quargnenta (frazione di Brogliano), Vicenza, Parrocchia di SS. Lorenzo e Lucia
·Cimadolmo, provincia e Diocesi di Treviso, Parrocchia San Silvestro papa località Grave di Papadopoli Compatrona della Chiesa

PREGHIERE A SANTA LUCIA

TREDICINA DI SANTA LUCIA

O Lucia, di Gesù sposa diletta,
Di questo nostro Ciel lucida stella,
La tua patria fedel, Vergine bella,
A te ricorre ed il tuo aiuto aspetta.
Stabil colonna sei di nostra Fede,
Gemma ed onor della novella Chiesa;
Di Siracusa tua sorgi in difesa,
Se vinto al nome tuo l'inferno cede.
D'ogni nostro malor liberatrice,
Fa che resti lontano il rio flagello
E la fame non venga a far macello
Dove presiedi tu gran Protettrice.
Fortezza inespugnabile d'amore,
Fa che la guerra ancor resti lontana,
- E la nemica a Dio forza ottomana
Del forte braccio tuo ceda al vigore.
Dolce respiro sei del viver nostro;
Deh! non soffrir che mai di peste infetta
Gema la patria tua, Vergine eletta:
Fugga dai lidi suoi si fiero mostro.
Tempio d'amor divino stabile e forte,
Su questa terra il sangue tuo spargesti,
Fa che non tremi più, ferma ne resti,
E all'alto cenno tuo fugga la morte.
Martire invitta, tra le ostili squadre,
E tra le fiamme rimanesti illesa,
Stendi il tuo scudo, e non paventi offesa
Questa terra, o Lucia, che a te fu madre.
Esempio di virtù, Vergine amante,
Che ai mendici donasti ogni tuo avere,
Impegna a favor nostro il tuo potere:
Fa che la terra sia sempre abbondante.
Tu sapesti impetrar, pietosa prole,
Salute a l'egra genitrice e vita;
A tempo, al tuo pregar, sia compartita,
Sulle nostre campagne e pioggia e sole.
Che al casto giglio, aggiunga doppio onore
La violenza, Tu insegnasti. I gigli
D'innocenza Tu serba a noi tuoi figli.
E alle donzelle il verginal pudore.
La gola e i sen acuto acciar t'impiaga
Di mortai colpo e al Ciel tu innalzi il viso.
Per raggiungerti,o diva, in Paradiso,
A noi giovi il tuo giglio e la tua piaga.
Abbattuto per Te l'inferno tace,
La tua morte apportò pace alla Chiesa:
Fa che nostr'alma, ognor da te difesa,
Goda in terra ed in Ciel eterna pace.
Or che, premio dovuto ai merti tuoi,
Regni nel Cielo, a noi lo sguardo inchina,
Pensa che nostra sei concittadina,
E ognor proteggi Siracusa e noi.

PREGHIERA A SANTA LUCIA

O Santa, che dalla luce hai nome, a Te piena di fiducia ricorriamo affinchè ne impetri una luce sacra, che ci renda santi, per non camminare nelle vie del peccato e per non rimanere avvolti nelle tenebre dell'errore.
Imploriamo altresì, per tua intercessione, il mantenimento della luce negli occhi con una grazia abbondante per usarli sempre secondo il divino beneplacito, senza alcun detrimento dell'anima.
Fa, o S. Lucia, che dopo averti venerata e ringraziata, per il tuo efficace patrocinio, su questa terra, arriviamo finalmente a godere con Te in paradiso della luce eterna del divino Agnello, il tuo dolce sposo Gesù.
Amen

composta da papa Pio X

PREGHIERA

O gloriosa Santa Lucia, che alla professione della fede, associasti la gloria del martirio, ottienici di professare apertamente le verità del Vangelo e di camminare con fedeltà secondo gli insegnamenti del Salvatore.
O Vergine Siracusana, sii luce alla nostra vita e modello di ogni nostra azione, cosicché, dopo averTi imitato qui in terra, possiamo, assieme a Te godere della visione del Signore.
Amen.

composta da Angelo Giuseppe Roncalli al tempo Patriarca di Venezia; divenne poi papa Giovanni XXIII; oggi è Beato

ONORE E LODE A SANTA LUCIA

Rit. Onore e lode a te Santa Lucia,
Vergine prudente e forte.
Sei nostra gloria Tu, sei nostra luce,
guidaci tutti a Gesù.

Sei nata a Siracusa, gentile e caro fior,
e tutta la Sicilia ti guarda con amor.
Son note a tutto il mondo le grandi tue virtù:
amasti fino al sangue lo sposo tuo Gesù.

Il fascino del mondo per nulla ti turbò,
e sempre puro e santo il cuore tuo restò.
Esempio luminoso di fede e carità,
ai poveri donasti la tua eredità.

La spada del tiranno sacrilego e crudel,
togliendoti la vita t'apri la via del ciel.
E l'anima tua bella splendente di candor,
tra palme e gigli ascese al regno del Signor.

O Vergine Lucia carissima a Gesù,
fedele rendi e forte la nostra gioventù.
Difendici la vista, ravviva in noi la fè:
vogliamo amare Dio e servirlo come Te.

composto nel 1950 da don Filippo Ferraro, parroco di Ciacianna (Agrigento)

INNO A LUCIA

Rit. Di Lucia al santo altare umilmente ci prostriamo,
preci e lodi a lei innalziamo, inni e cantici d'amor.

Sposa e martire di Cristo, una vergine si onora,
che il profumo sparge ognora, dell'eccelse sue virtù.

O gloriosa Santa Lucia, Tu che esulti in paradiso,
volgi a noi quel tuo sorriso che è conforto di bontà.

Fa che mai non ci seduca il baglior dun ben fallace,
nè ci turbino la pace, folli brame e vanità.

Chiedi a Dio che sol ci guidi, una brama una speranza,
di salir dov' hai la stanza di beata eternità.

Con lo stuol vermiglio e bianco, tu allo sposo fai corona,
e il tuo cantico risuona dei trionfi di lassù.

Deh! non mai fra noi si spenga, la vision dei tuoi splendori.
ma rapisca i nostri cuori verso il regno di lassù.

composto nel 1950 da don Filippo Ferraro, parroco di Ciacianna (Agrigento)


CANTO A SANTA LUCIA

Celeste e pura stella
per luce eterna, luce eterna viva
il dolce canto dei figli tuoi evviva.

Intreccerem corone
di belli fiori, di fiori rilucenti
dai mistici profumi i petali splendenti.

Offrendo a te eroina
nel bene sempre desta
il canto assieme ai fiori nel di della tua festa.

Un fremito di gioia
invade e di amore il misero fedele
festante nostro core.

recitato a Belpasso durante le feste alla Santa


ORAZIONE A SANTA LUCIA

Gloriosa Lucia martire bella
luce dei secoli fulgida stella
del paradiso vaga eroina
del mondo tutto luce divina.
Nella Tua festa di bel diletto
il nome tuo ci riempie il petto
con frenesia gridiamo ognora
viva Lucia speme d'amor.

recitato a Belpasso durante le feste alla Santa

PREGHIERA RECITATA A BELPASSO DURANTE LA FESTA DELLA SANTA

Vergin martire di grazia piena
che il ciel innamoraste di bellezza
d'ogni fedel nocchier amata guida
fonte di luce nostra e d'allegrezza.
Donna del ciel Tu nostra guida
circondata di stelle e vaghi fior
bella Lucia a Te chiediamo aiuto
dolce ristoro dei nostri dolor.


SCONGIURI CONTRO LE MALATTIE
in dialetto siciliano da Cianciana (AG)


Santa Lucia m-mezzu l'ardia
forfici d'oru m-manu tinia,
s'ahià a passari la Matri Maria:
dimmi chi à, la figlia Lucia?
aiu l'ucchiuzzi malati;
tinni và a lu iardineddru.
piglia un mazzu di pitrusinu
ti lu strichi manuzzi manuzzi
ca ti passanu l'ucchiuzzi.
Santa Lucia la saura sàna
iddra camina bbaggiàna bbaggiàna,
avi li pedi comu na BBammina.
iddra nun caminava, n celu liggiva,
oru tagliava e argentu cusiva.

Santa Lucia tra le ortiche,
teneva in mano delle forbici d'oro.
passò per caso la Madre Maria :
dimmi cosa hai, figlia Lucia?
ho gli occhietti ammalati;
vai nel giardino,
raccogli del prezzemolo,
strofinalo tra le tue manine,
che ti guariscono gli occhietti.
Santa Lucia la santa
ella si muove leggera leggera.
ha i piedi come Maria Bambina.
Ella non camminava, nel cielo leggeva,
oro tagliava e argento cuciva.

PREGHIERA DEI BAMBINI A SANTA LUCIA

Ci rivolgiamo a te con fiducia, o Santa Lucia, ascolta le nostre preghiere.
Proteggi i nostri genitori e quanti ci vogliono bene.
Aiutaci a crescere puri e nell'amicizia di Dio.
Insegnaci a pregare come tu hai pregato.
Insegnaci ad essere buoni e generosi come te.
O santa Lucia, prendici per mano,
aiutaci ad amare Gesù come tu lo hai amato,
e guidaci verso di Lui. Amen!



NOVENA A SANTA LUCIA

1° giorno. O gloriosa Santa Lucia, che fin dalla vostra prima età corrispondeste docilmente all'educazio­ne cristiana, che vi diede la piissima madre vostra, otteneteci di apprezzare, fra le tenebre dell'attuale mondo pagano, il gran dono della fede.

Gloria al Padre... Santa Lucia, prega per noi.

2° giorno. O gloriosa Santa Lucia, che meritaste di gode­re durante le vostre preghiere dell'apparizione di Sant'Agata, ottenete a noi pure di ricorrere con uguale fiducia al patrocinio dei Santi ed al vostro in particolare e godere così gli effetti della vostra intercessione. Gloria al Padre... Santa Lucia, prega per noi.

3° giorno. O gloriosa Santa Lucia, che rinunciaste in favore dei poveri alla ricca eredità paterna, otte­neteci di vivere staccati dai beni del mondo e di aiutare con generosità tutti i fratelli che soffrono. Gloria al Padre... Santa Lucia, prega per noi.

4° giorno. O gloriosa Santa Lucia, che rinunziando alle nozze terrene, consacraste la vostra verginità allo Sposo celeste, Gesù Cristo, otteneteci di vivere sempre uniti al Signore, seguendo gli inse­gnamenti del santo Vangelo. Gloria al Padre... Santa Lucia, prega per noi.

5° giorno. O gloriosa Santa Lucia, per quella fede ammi­rabile mostrata quando diceste davanti al tiranno che nessuno avrebbe potuto togliervi lo Spirito Santo che abitava nel vostro cuore come un tem­pio, otteneteci dal Signore di vivere sempre nella sua Grazia e di fuggire tutto quello che potrebbe causarci una perdita così grave. Gloria al Padre... Santa Lucia, prega per noi.

6° giorno. O gloriosa Santa Lucia, per quell'amore che ebbe per voi il vostro sposo Gesù Cristo, quando con un miracolo vi rese immobile, malgrado tutti gli sforzi dei vostri nemici per trascinarvi in luogo di peccato e di infamia, otteneteci la grazia di non cedere mai alle tentazioni del mondo, del Demonio e della carne, e di combattere i loro assalti con la mortificazione e l'unione con Dio. Gloria al Padre... Santa Lucia, prega per noi.

7° giorno. O gloriosa Santa Lucia che aveste la grazia di prevedere la vittoria della Chiesa dopo le perse­cuzioni dei primi secoli, otteneteci che la santa Chiesa ed il Papa, fatti ancora oggi segno di ter­ribili lotte, riportino gloriosa vittoria su tutti i nemi­ci di Dio.

8° giorno. O gloriosa Santa Lucia per quell'ardente amore che aveste verso Gesù quando sacrifica­ste la vostra vita, come martire, quando vi furono cavati gli occhi, otteneteci la grazia di un perfetto amore al Signore e di sostenere ogni avversità piuttosto che diventare infedeli al nostro divin Redentore.

9° giorno. O gloriosa Santa Lucia, che ora godete in Cielo il volto splendente di Dio, ottenendo grandi grazie a chi vi invoca con fiducia, ottenete a tutti noi non solo la protezione per gli occhi del corpo, ma spe­cialmente la vera luce agli occhi dello spirito. Gloria al Padre... Santa Lucia, prega per noi.

Prega per noi, gloriosa Santa Lucia perché siamo fatti degni delle promesse di Cristo.

Preghiamo Riempi di gioia e di luce il tuo popolo, o Signore, per l'intercessione gloriosa della santa vergine e martire Lucia, perché noi, che festeg­giamo la sua nascita al cielo, possiamo contem­plare con i nostri occhi la tua gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen

ICONOGRAFIA DI SANTA LUCIA

Santa Lucia diventa solennemente un soggetto dell'arte cristiana già nel VI secolo nel celebre mosaico di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna.
Nell'iconografia della Santa gli artisti hanno sottolineato in modo particolare gli occhi ma ci sono soffermati anche su altri attributi ricorrenti quali la palma del martirio, una spada oppure una tazza da cui esce una fiamma; a Siracusa le stampe popolari riproducono la santa su un fercolo d'argento, con un mazzo di spighe in mano, la tazza con gli occhi e un pugnale conficcato in gola.

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