DolceLuna Team
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| Titolo: SS. FAUSTINO E GIOVITA Sab Feb 16, 2013 3:02 am | |
| Si celebrano il: 15 Febbraio
Muoiono a: Brescia nel 134 circa
Patronato: Brescia
Etimologia: Faustino = (come Fausto) propizio, favorevole, dal latino; Giovita = giovane vita
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Brescia, santi Faustino e Giovíta, martiri, che, dopo molte lotte sostenute per la fede di Cristo, ricevettero la vittoriosa corona del martirio. La loro vita viene ricostruita, con l'aggiunta di diversi elementi leggendari, dalla «Legenda maior». Di storico vi è l'esistenza dei due giovani cavalieri, convertiti al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori del Bresciano e morti martiri tra il 120 e il 134 al tempo dell'imperatore Adriano. La tradizione arricchisce di particolari il loro martirio. La loro conversione viene attribuita al vescovo Apollonio, lo stesso che poi ordina Faustino presbitero e Giovita diacono. Il loro successo nella predicazione, però, li espone all'odio dei maggiorenti di Brescia che invitano il governatore della Rezia Italico a eliminare i due col pretesto del mantenimento dell'ordine pubblico. La morte di Traiano, promotore della persecuzione, ritarda però i piani del governatore, che approfittando della visita del nuovo imperatore Adriano a Milano denuncia i due predicatori come nemici della religione pagana. Diversi eventi miracolosi li risparmiano dalla morte e spingono numerosi pagani - tra cui anche la moglie di Italico, Afra - a convertirsi. Portati a Milano, Roma e Napoli verranno decapitati infine a Brescia.
Il culto e la liturgia: La "Leggenda maior" ci racconta che entrambi erano figli di una nobile famiglia pagana di Brescia. Entrarono presto nell'ordine equestre e divennero cavalieri. Attratti dal Cristianesimo, dopo lunghi colloqui con il vescovo sant'Apollonio, chiedono e ottengono il battesimo. Si dedicano subito all'evangelizzazione delle terre bresciane e per il loro zelo il vescovo Apollonio nomina Faustino presbitero e Giovita diacono. Il successo della loro predicazione li rende invisi ai maggiorenti di Brescia che approfittando della persecuzione voluta da Traiano (la terza) invitano il governatore della Rezia Italico ed eliminare i due col pretesto del mantenimento dell'ordine pubblico. La morte di Traiano ritarda però i piani del governatore, che approfittando però della visita del nuovo imperatore Adriano a Milano denuncia i due predicatori come nemici della religione pagana. L'imperatore preoccupato da l'autorizzazione a Italico per la loro persecuzione. Questi dapprima minacciandoli di decapitazione chiede ai due giovani di abiurare e di sacrificare agli dei, ma i due si rifiutano e per questo vengono carcerati. Nel frattempo l'imperatore Adriano conduce una campagna militare nelle Gallie e rientrando in Italia si ferma a Brescia, Italico lo coinvolge direttamente nella questione ed è l'imperatore stesso a chiedere ai giovani il sacrificio al dio sole. I giovani non solo si rifiutano ma danneggiano la statua del dio. L'imperatore ordina allora che siano dati in pasto alle belve del circo, ma le bestie si accovacciano mansuete ai piedi dei giovani e Faustino approfitta dell'occasione per chiedere la conversione degli spettatori dello spettacolo circense e molti proclameranno la loro fede al Cristo, tra questi Afra, la moglie del governatore Italico, che conoscerà ella stessa il martirio e la santità. La conversione del ministro del palazzo imperiale nonché comandante della corte pretoria, Calocero, irrita ancor più l'imperatore che ordina che i giovani siano scorticati vivi e messi al rogo, ma le fiamme non lambiscono nemmeno le vesti dei giovani, che vengono condotti in carcere a Milano, perché le conversioni a Brescia continuano ad aumentare. A Milano sono nuovamente torturati e subiscono il supplizio dell'eculeo, ma anche in questa prigionia succedono eventi miracolosi, come l'uscita dal carcere dei due per incontrare e battezzare san Secondo. Trasferiti a Roma vengono portati al Colosseo dove nuovamente le belve si ammansiscono ai loro piedi. Inviati a Napoli per nave, durante il viaggio sedano una tempesta. A Napoli sono nuovamente torturati e abbandonati in mare su una barchetta, ma gli angelili riportano a riva. L'imperatore ordina allora il loro rientro a Brescia dove il nuovo prefetto eseguirà la sentenza di decapitazione il 15 febbraio poco fuori di porta Matolfa. Saranno sepolti nel vicino cimitero di San Latino dove il vescovo san Faustino (ecco un altro santo con nome Faustino) costruirà la chiesa di San Faustino ad sanguinem, poi Sant'Afra e oggi Sant'Angela Merici. Alcune reliquie sono oggi conservate nella basilica dedicata ai due martiri. I due martiri sono raffigurati spesso in veste militare romana con la spada in un pugno e la palma del martirio nell'altra, in altre raffigurazioni sono in vesti religiose, Faustino da presbitero, Giovita da diacono. Di storico vi è l'esistenza dei due giovani cavalieri, convertitosi al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori delle terre bresciane e morti martiri tra il 120 e il 134 al tempo di Adriano, che molto probabilmente non li conobbe mai e che da quanto risulta non ordinò mai direttamente una persecuzione, ma semplicemente non intervenne mai per impedire quelle che nascevano nei vari angoli dell'impero. Il loro culto si diffuse verso l'VIII secolo, periodo in cui fu scritta la leggenda, prima a Brescia e poi per mezzo dei longobardi in tutta la penisola ed in particolare a Viterbo. Il loro patronato su Brescia fu confermato anche a causa di una visione dei due santi che combattevano a fianco dei bresciani contro i milanesi nello scontro decisivo che fece togliere l'assedio alla città, il 13 dicembre 1438. Il culto dei santi Faustino e a Giovita si diffuse verso l'VIII secolo. Risale a questo periodo la narrazione leggendaria della loro vita. I Longobardi diffusero la devozione per i due santi in tutta l'Italia, in particolare a Viterbo. Faustino e Giovita divennero i santi patroni di Brescia nel 1438, in seguito ad un evento straordinario avvenuto nel corso dei decisivi combattimenti che portarono i milanesi a levare un feroce assedio, il 13 dicembre 1438. Si racconta che i due santi apparvero sulle mura della città e aiutarono i bresciani a vincere i milanesi respingendo le palle delle cannonate a mani nude. A Brescia si festeggiano il 15 febbraio, giorno nel quale si svolgono numerose manifestazioni tradizionali, tra cui una famosa e storica fiera popolare. In tempi recenti la festa di San Faustino è considerata da alcuni festa dei single, in contrapposizione a San Valentino festeggiato il 14 febbraio. I santi Faustino e Giovita sono patroni anche del paese di Brembate, in provincia di Bergamo. All'interno della Chiesa parrocchiale, ad essi dedicata, si trova un ciclo di affreschi attribuiti a Giovanni Antonio Raggi che rappresenta gli eventi più importanti della vita dei martiri. I due Santi sono patroni anche del paese di Sorbolo (PR) dove, secondo la tradizione, avrebbero sostato durante l'ultima deportazione verso Brescia. All'interno della Chiesa parrocchiale, ad essi dedicata, si trova una pala d'altare del XVIII secolo raffigurante il loro martirio, opera del pittore parmense Giuseppe Peroni.
Località di cui sono patroni:
Brescia (BS) Rubiera (RE) Sorbolo (PR) Bienno (BS) Brembate (BG) Chiari (BS) Credera Rubbiano (CR) copatroni Darfo Boario Terme (BS) Malonno (BS) Monte Isola (BS) Quinzano d'Oglio (BS) Sarezzo (BS) Villa d'Almè (BG)
PREGHIERE A SAN FAUSTINO E SAN GIOVITA
Al momento non si conoscono preghiere dedicate ai Santi
NOVENE A SAN FAUSTINO E SAN GIOVITA
Al momento non si conoscono novene dedicate ai Santi
ICONOGRAFIA DI SAN FAUSTINO E SAN GIOVITA
Generalmente i due santi vengono rappresentati in veste militare romana, spesso con la spada in un pugno e la palma del martirio nell'altra. Altre raffigurazioni li mostrano in vesti religiose, Faustino da presbitero, Giovita da diacono. | |
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