Nella nostra vita quotidiana non bisogna mai perdere di vista il fatto che dicendo “io” o “me” non è sempre lo stesso essere a pronunciarsi. Attraverso qualcuno che dice “io”, spesso è la natura inferiore a esprimersi. Noi però possiamo anche dire “io” quali portatori della Divinità, ma in tal caso dobbiamo essere particolarmente vigili affinché non vi sia orgoglio in quell’“io”, perché l’orgoglio è uno dei più grandi pericoli che minacciano l’essere umano sul cammino dell’evoluzione. È ciò che aveva compreso sant’Antonio il quale – si dice – fu perseguitato dal diavolo fin nel deserto. Notte dopo notte il diavolo lo sottopose a varie prove dalle quali Antonio uscì vittorioso. Obbligato a riconoscere la propria sconfitta, il diavolo, stizzito, gli disse: «Antonio, mi hai vinto!» Già sul punto di rispondere: «Sì, ti ho vinto!», Antonio improvvisamente si riprese e disse: «No, attraverso me è il Cristo che ti ha vinto». Aveva superato l’ultima prova: aveva permesso al proprio Sé superiore, al Cristo, di manifestarsi.
(Omraam Mikhaël Aïvanhov)