StreghettediLuna Dove la magia è amore universale, umiltà e ascolto...la magia svelata, per il benessere dell'anima.E' come se in un attimo sbocciasse la vita, laddove prima c'erano solo silenzio ed immobilità. |
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| PENSIERO DEL GIORNO: L'INFINITA PROFONDITA' DEL "PADRE NOSTRO" | |
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DolceLuna Team
Messaggi : 27214 Data d'iscrizione : 14.06.11 Età : 59 Località : Emilia - Romagna
| Titolo: PENSIERO DEL GIORNO: L'INFINITA PROFONDITA' DEL "PADRE NOSTRO" Dom Nov 10, 2013 12:22 pm | |
| "Malgrado la sua brevità, il «Padre Nostro» è un monumento insuperabile. Su questa preghiera potete lavorare per tutta la vostra esistenza, e anche oltre, nelle esistenze future, e non ne esaurirete mai il contenuto, perché essa è come un seme che ciascuno può sotterrare profondamente nella propria terra interiore. È quello che ho fatto io. Ho preso questo seme, l’ho seminato nella terra del mio essere, l’ho curato, l’ho annaffiato, riscaldato, illuminato ed ora è diventato un albero le cui radici affondano profondamente nella mia anima e la cui cima si alza fino al cielo. Ecco perché, ve lo ripeto, si può approfondire all’infinito questa preghiera. Essa abbraccia tutti i settori della vita, concerne tutti i nostri processi psichici e spirituali, dà un senso alla nostra esistenza, ma, come per il seme, bisogna prima metterla nella terra, farla vivere in sé, e allora se ne scopre gradualmente tutta la ricchezza."
(Omraam Mikhaël Aïvanhov) | |
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| Titolo: Re: PENSIERO DEL GIORNO: L'INFINITA PROFONDITA' DEL "PADRE NOSTRO" Dom Nov 10, 2013 5:03 pm | |
| Proviamo ad addentrarci nel Padre Nostro, la cui eccezionalità ed intensità si possono percepire solo sentendolo nella lingua parlata da Gesù, ossia l'aramaico. Gesù ha composto questa preghiera sulla base dell'antica scienza, che esisteva già molto prima di Lui e che era stata tramandata dalla tradizione, scienza che Egli ha espresso in tale preghiera, di cui appunto è difficile assaporare la profondità. Per assaporarla, bisogna procedere come fa la Natura. La Natura è riuscita a riassumere magnificamente in un piccolo nocciolo, in un piccolo chicco, in un piccolissimo seme tutto un albero, con le radici, il tronco, i rami, le foglie, i fiori e i frutti. Tutta la meraviglia di quell'albero, con le sue possibilità di produrre frutti, di vivere a lungo e di resistere alle intemperie, è celata in un seme che si depone nella terra. Ebbene, Gesù ha fatto la stessa cosa: tutta la scienza che possedeva l'ha voluta riassumere nel "Padre Nostro", sperando che gli uomini che l'avessero recitato e meditato, avrebbero deposto nella loro anima il seme di sapienza là contenuto per innaffiarlo, proteggerlo e coltivarlo allo scopo di scoprire quell'immenso albero della Scienza iniziatica che Gesù ci ha lasciato. Tutti i cristiani: cattolici, protestanti, e ortodossi, recitano questa preghiera, ma senza averne mai compreso il senso. Certi la considerano perfino non molto ricca né eloquente, tanto che ne hanno fabbricate altre impressionanti, poetiche, complete ... e interminabili! di cui sono molto soddisfatti. Ma cosa contengono veramente? Ben poco. Cerchiamo ora di capire quale è il significato di questa preghiera, anche se non è possibile dire tutto, tanto è profonda. Affrontiamo frase per frase e cerchiamo di capirla sempre un po' di più, di conoscerla nella sua essenza.
"Padre nostro, che sei nei cieli." Esiste un creatore, Signore del cielo e della terra e di tutto l'Universo. E, poiché è detto che è "nei cieli", ciò significa che nello spazio esistono diversi mondi. La tradizione giudaica ha dato loro un nome: Kether, Hokmah, Binah, Hesed, Geburah, Tiferet, Netzach, Hod, Iesod, e Malkut. Tali mondi sono popolati da una moltitudine di creature, che sono tutte le gerarchie angeliche degli Angeli fino ai Serafini. In tali cieli (la Kabbala li chiama le 10 sefirot) dimora quel Dio che Mosè ed i Profeti dell'Antico Testamento hanno descritto come un fuoco divoratore, un despota terribile che non poteva essere amato e dinanzi al quale bisognava perfino tremare, poiché "il timore del Signore è l'inizio della saggezza." Poi è venuto Gesù, finalmente e per fortuna, che ci ha presentato Dio come nostro Padre. Gesù è venuto per sostituire il timore con l'Amore. Invece di aver paura di quel Dio terribile, l'uomo Lo può amare, può rannicchiarsi accanto a Lui come accanto al padre. L'Amore e la tenerezza per il Signore come per un padre, di cui tutti gli esseri umani sono figli e figlie, è ciò che Gesù ha portato di nuovo. "Padre Nostro che sei nei cieli"... e, se Egli è nei cieli, ciò significa che pure noi potremo andarci, proprio perché là dove è il padre un giorno sarà anche il figlio. In queste parole è nascosta una grande speranza, la speranza di un grande avvenire. Dio ci ha creati a Sua immagine. Essendo Egli nostro Padre e noi i suoi eredi, ci affiderà dei regni, ci darà dei pianeti da organizzare, ci darà tutto.
"Sia santificato il tuo nome." Dio ha quindi un nome che si deve conoscere per poterlo santificare. I cristiani non hanno mai dato un nome a Dio, ma Lo chiamano semplicemente Dio. Gesù invece, che era l'erede di una lunga tradizione, sapeva che Dio ha un nome misterioso, sconosciuto. Quando, una volta all'anno, il Grande Sacerdote pronunciava tale Nome nel santuario del Tempio di Gerusalemme, la sua voce doveva essere coperta dal frastuono di strumenti d'ogni genere: flauti, tamburi, cimbali, per far sì che il popolo riunito dinanzi al Tempio non lo udisse. Di questo nome che, nell'Antico Testamento, troviamo scritto come Yahvé, o Jéhova, si sa soltanto che è composto da quattro lettere, Iod Hè Vau He. La tradizione Kabbalistica insegna che il nome di Dio è composto da 72 nomi o potenze, che altro non sono che gli Angeli. Il nome di Dio scritto in questo modo, poi, possiede 24 nodi che rappresentano i 24 Vegliardi di cui parla l'Apocalisse. Da ogni nodo partono 3 fioroni, che fanno in totale 72...ed ecco che si torna agli Angeli. Ora che cosa significa "santificare il nome di Dio"? Per capire meglio, bisogna rifarsi ai quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco, mediante i quali il mondo è stato creato. Il nostro corpo, il nostro cuore, il nostro intelletto, la nostra anima e il nostro spirito hanno un legame con le forze e le qualità dei quattro elementi. Ad ognuno di loro presiede un Angelo. Ecco perché, quando un Iniziato vuole purificarsi, chiede all'Angelo della Terra di accogliere le impurità del suo corpo fisico. All'Angelo dell'Acqua di lavare il suo cuore, All'Angelo dell'Aria di purificare il suo intelletto e all'Angelo del Fuoco di santificare la sua anima e il suo spirito. La santificazione è quindi collegata ai livelli più elevati dell'anima e dello spirito, che corrispondono al mondo del fuoco e della luce. La santità è sempre accompagnata dal concetto di Luce. Il Santo è un essere che possiede la Luce: tutto è acceso in lui, egli brilla e irradia. D'altronde, non si rappresentano sempre i santi con in testa un'aureola di luce? La santità è una qualità di luce, della luce pura che brilla nello spirito. Solo ciò che è puro può purificare, solo ciò che è santo può santificare. Quindi, soltanto la luce può santificare, poiché essa stessa è santità. E' nella gran luce del nostro spirito, che dobbiamo santificare il nome di Dio. Il nome rappresenta, riassume e contiene l'entità che lo porta, e colui che pronuncia il nome di Dio impregnandosi di santità e di luce è capace di attirarLo, di farLo scendere in ogni cosa, di santificare tutti gli oggetti, tutte le creature e tutte le esistenze. Non ci si deve accontentare di andare in chiesa a recitare: "Sia santificato il nome tuo!" ma bisogna santificarlo veramente in se stessi, per vivere nella gioia straordinaria di poter finalmente illuminare tutto ciò che sì tocca, e tutto ciò che si mangia e tutto ciò che si guarda. Certo che la più grande gioia che esiste al mondo sta nel giungere alla comprensione di questa pratica quotidiana e, dovunque si vada, benedire, illuminare e santificare. Solo così si mettono in pratica le regole che Cristo ci ha dato. Ma ripetere: " Sia santificato il tuo nome" senza dare alcuna impronta alle proprie azioni nell'intento si santificarlo, significa non avere compreso nulla. Già pronunciando e scrivendo il nome di Dio, l'uomo si unisce alle forze divine, e può farle scendere fino al piano fisico. Ma questo lavoro comincia nell'intelletto. Infatti, "Sia santificato il tuo nome" riguarda lo spirito e il pensiero.
"Venga il tuo regno…" Ciò significa che esiste un regno di Dio con le relative leggi, l'organizzazione e l'armonia… La nostra immaginazione non riesce a percepirlo! Nella nostra vita, in certi momenti, in momenti di grande spiritualità, possiamo averne colto una visione fuggevole, poiché è unicamente in quelli stati meravigliosi che si comincia a comprendere ciò che è il regno di Dio. Altrimenti, se lo si deve pensare secondo l'immagine dei regni terreni, con i loro disordini, i loro tafferugli e le loro follie!… Comunque, che il Regno di Dio si instauri sulla terra è possibile, dato che esistono un insegnamento e dei metodi per fare sì che ciò avvenga. Non basta chiedere. Da duemila anni lo si chiede, ma non avviene nulla, perché non si fa ciò che è necessario affinché tale richiesta si avveri. Con la seconda richiesta: "Venga il tuo regno", scendiamo nel mondo del cuore. Il nome di Dio deve essere santificato nella nostra intelligenza, ma è nel nostro cuore che il suo Regno deve instaurarsi. Quel regno non è un luogo, ma uno stato interiore nel quale si riflette tutto ciò che è buono, generoso e disinteressato. Di tale regno Gesù diceva duemila anni fa: "E' vicino" e per certi era vero, ma per la maggioranza della gente non è ancora venuto, e non verrà nemmeno entro ventimila anni se ci si accontenta di esteriormente la sua venuta senza far nulla nel proprio mondo interiore. In verità, per certi, il Regno di Dio è già venuto; per altri, sta venendo, e per altri ancora, verrà… ma non si sa quando!
Siamo giunti al terzo auspicio, che è il meno ben compreso e quindi il più importante, perché vi è condensata tutta la Scienza Iniziatica: "Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra." In cielo la volontà di Dio è sempre eseguita senza obiezione; le creature in alto agiscono in accordo e in totale armonia col volere di Dio. Per gli esseri umani non è la stessa cosa. Ecco perché Gesù ha formulato tale richiesta, affinché noi lavoriamo nell'intento di armonizzare la nostra volontà con la volontà del Cielo. Per esprimere tale concetto, si può ricorrere a varie immagini: lo specchio che riflette un oggetto, oppure uno degli apparecchi radio che usiamo. Ogni apparecchio è costruito sulla base di un principio emissivo e di un principio ricettivo; quest'ultimo deve andare d'accordo, cioè armonizzarsi e adattarsi al principio emissivo. La stazione emissiva è il Cielo e quella ricettiva è la terra, vale a dire il piano fisico, che deve sincronizzarsi con le correnti del Cielo, modellarsi secondo le forme del Cielo, secondo le virtù e le qualità del Cielo, per poter realizzare quaggiù tutto lo splendore che sta in alto. Gli esseri umani hanno la missione di lavorare sulla terra per trasformarla in un giardino colmo di fiori e di frutti, dove Dio verrà ad abitare; ma, invece, che cosa fanno? Qualcuno dirà: "A me, la terra, lo sapete bene, non dice più nulla…" Ebbene, è così perché non avete compreso l'Insegnamento del Cristo! Infatti, è chiaro. Egli dice: "Sia fatta la tua volontà sulla terra come viene già fatta in Cielo." In Cielo, tutto è già perfetto; è quaggiù che la situazione è ancora da strutturare. Si deve quindi scendere, scendere consapevolmente, audacemente, verso la materia per dominarla, vivificarla e spiritualizzarla, poiché la vita dello Spirito deve realizzarsi sulla terra in modo così perfetto come in alto. Spetta a noi che siamo gli operai del Cristo portare avanti questo compito. Non basta recitare la preghiera, e poi, mediante la vita che si conduce, impedire la realizzazione di ciò che si chiede. Spesso si fa come quel tale che dice: "Entrate, entrate!" e intanto vi chiude la porta in faccia. Si prega, si mormora qualcosa, e poi, di colpo, si chiude la porta. Com'è possibile essere inconsapevoli fino a questo punto! E poi ci si vanta di essere cristiani. "Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra": in questa frase io vedo tutta la magia teurgica. Se il discepolo comprende l'enorme importanza di questa richiesta di Gesù, se riesce a realizzarla, un giorno diventerà un trasmettitore, uno specchio del Cielo. Sarà lui stesso un Cielo. Così sta scritto ed è quanto si attende da noi. La prima richiesta: "Sia santificato il tuo nome" concerne il nostro pensiero. Per santificare il nome di Dio si deve studiare, meditare e illuminare la nostra coscienza. La seconda: "Venga il tuo regno" concerne il nostro cuore, poiché il Regno di Dio può venire soltanto nei cuori colmi d'amore. La terza domanda che riguarda la nostra volontà: "Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra." Sottintende una serie di azioni, di sforzi e di vittorie, che richiedono energia e tenacia. Ecco perché ci si deve esercitare e seguire dei metodi di lavoro che ci aiutino a porci in armonia col Cielo, a vibrare in armonia con esso. Nulla è più importante per l'uomo della volontà di applicarsi per compiere la volontà di Dio, il vostro essere è impegnato, occupato, chiuso a tutte le altre influenze ed è allora che le volontà contrarie che vorrebbero servirsi di voi non lo potranno fare, ed è così che conserverete, la vostra purezza, la vostra forza e la vostra libertà. Se non siete occupati col Signore, siate certi che altri vi occuperanno, e allora sarete al servizio di tutte le volontà più interessate e più anarchiche, quelle che vi porteranno alla rovina.
"Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra!"… Tutte queste richieste hanno un significato celato, che può essere scoperto solo da colui che possiede una comprensione profonda delle cose. Possiamo considerare questa preghiera una specie di monumento, di testimonianza, sulla base della quale si devono fare delle ricerche, e vi si scoprirà un insegnamento nascosto.
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano". A questo punto iniziano le richieste che riguardano l'uomo stesso. Le prime tre riguardavano il Signore (in quanto è sempre dal Signore che si deve incominciare). Ora l'uomo chiede qualcosa per se, per prima cosa chiede il pane. Perché proprio il pane? Perché è il simbolo del nutrimento indispensabile per la propria sopravvivenza. Ma il pane di cui parla Gesù non è soltanto il pane fisico; infatti, nei Vangeli egli allude spesso al nutrimento più in senso spirituale che fisico. Per esempio, quando al Diavolo che gli chiede di tramutare le pietre in pane, risponde: "Non vive l'uomo di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio." Oppure, quando dice: "Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia." Certo, ha moltiplicato cinque pani e due pesci per nutrire la folla: "Lavorate non per il nutrimento che perisce, ma per quello che resiste per la vita eterna." Il significato spirituale del nutrimento risulta ancor più chiaro nell'ultima cena, quando Gesù benedice il pane e il vino e, dandoli ai suoi discepoli, dice: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo… prendete e bevete, questo è il mio sangue… Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita eterna." E' vero che l'uomo senza il nutrimento del pane quotidiano, non può vivere, ma è ancor più vero che senza il nutrimento spirituale l'uomo perisce.
"Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori." Ogni trasgressione è, infatti, paragonabile a un atto di disonestà, per il quale si deve pagare. Per esempio, colui che abusa della fiducia o dell'amore di un essere, è come un ladro che dovrà rendere in un modo e nell'altro ciò di cui si è illegittimamente impossessato. Il nostro concetto di karma si basa sulla verità che si deve ritornare sulla terra per pagare per le trasgressioni commesse nelle incarnazioni precedenti. Colui che ha pagato tutti i suoi debiti non si incarna più. Il punto essenziale di questa richiesta rimane l'idea del perdono. Per la prima volta nella storia dell'umanità è apparso il concetto di un Dio misericordioso, di un Dio che perdona. Gesù precisa però: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori." Purtroppo, dato che noi non rimettiamo i debiti, e dato che non perdoniamo le offese ricevute, il Signore non può rimettere a noi i nostri debiti . Egli non perdona le nostre offese. Se vogliamo essere perdonati, dobbiamo prima di tutto perdonare. Il concetto del perdono è fondamentale nella religione cristiana e sottolineo cristiana, non solo cattolica. Gesù porta l'insegnamento dell'amore, mentre gli altri fondatori di religioni avevano messo l'accento piuttosto sulla giustizia, sulla saggezza, il sapere e la potenza. Certamente Buddha ha portato la compassione ed è vero, ma nessuno ha mai agito come Gesù, con tanta magnanimità, con tanta chiarezza; in questo caso, Gesù era veramente eccezionale ed è per questo che è stato crocifisso.
"Non indurci in tentazione, ma liberaci dal male…" E' molto probabile che Gesù non abbia pronunciato queste parole, anzi è certo che non le abbia pronunciate, ma vediamo perché non le ha dette e si ritrovano nella Sua preghiera. Per il momento, accontentiamoci di constatare che, malgrado questa preghiera, noi tutti siamo continuamente in preda a tentazioni, che perfino Gesù lo è stato. Nel Vangelo di San Matteo è detto: «Allora, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esservi tentato dal Diavolo. » Dato che lo Spirito stesso lo ha condotto nel deserto per esporlo ad una serie di tentazioni, vuol affermare che tali tentazioni erano necessarie. Nel deserto, il Diavolo provocò Gesù dicendogli: «Se sei figlio di Dio, ordina a questa pietra di trasformarsi in pane. » Poi, depostolo sul pinnacolo del tempio, gli disse: «Se sei figlio di Dio, gettati in basso da qui, poiché sta scritto: «Egli darà ordine ai suoi angeli di guardarti ed essi ti porteranno sulle mani per paura che il tuo piede urti contro una pietra.» Poi, dopo averlo condotto su un monte elevato, in un istante gli mise davanti agli occhi tutti i regni della terra, dicendogli: «Ti donerò tutte queste cose se ti prosternerai e mi adorerai. » Queste tre proposte fatte a Gesù dal Diavolo hanno un senso ben preciso. Tali proposte riguardano i tre piani fisico, astrale e mentale. Ma più interessanti ancora sono le risposte date da Gesù. Infatti, esse ci rivelano che per non soccombere alle tentazioni, si deve dare la risposta giusta, trovare, quindi, gli argomenti adatti da presentare al tentatore. Quando questo si rende conto che l'uomo gli si oppone con argomenti irrefutabili, comprende che non lo potrà sedurre e se ne va. È bene ricordare che dipende sempre da voi l'accettazione di un'influenza. Nemmeno gli spiriti infernali possono forzarvi. Naturalmente, se non avete alcuna capacità di discernimento, se non prendete delle precauzioni» essi possono influenzarvi. Infatti sanno molto bene che, per condurvi fino sull'orlo del precipizio, devono tentarvi con ogni genere d'esca, e se abboccate all'amo, vi metteranno nei guai. Dio ha dato loro tale potere, ma soltanto se voi siete deboli e se non siete preparati. Quando vi attirano nelle direzioni in cui vogliono condurvi, mettono in atto dei poteri eccezionali, tanto da ridurvi in polvere, ma i colpevoli siete voi; loro sono quello che sono, e hanno il permesso di essere dei tentatori: è il loro compito; ma voi, perché vi comportate in maniera tanto sciocca da cadere nelle loro trappole? Le forze del male riescono a distruggere l'uomo, in quanto è lui stesso che ne dà loro la possibilità. Tutto dipende da lui. Se non le lascia entrare in sé, non possono far nulla. La loro potenza deriva dal fatto che le forze del male riescono a sedurlo facendogli credere che, accettando questo o quello, sarà più forte, più ricco e più felice. Se soccombe, possono impadronirsene e distruggerlo. Se, invece, l'uomo non cede, non potranno far nulla contro di lui. Ecco perché si può affermare che l'uomo ha gli stessi poteri del Signore, ma soltanto quando si tratta di dire no, di rifiutare, di opporsi ad un'influenza. Per imporre la propria volontà, per ottenere ciò che desidera, gli è molto più difficile; le possibilità umane sono molto limitate; ci vorranno ancora molto tempo e grandi sforzi. Per rifiutare, invece, per dire no, l'uomo è onnipotente. Perfino l'Inferno non può far nulla contro di lui. Se si lascia influenzare, ciò significa che gli manca la conoscenza, che non sa dove sta il suo vero potere. In certi paesi come la Turchia, si pratica una forma di lotta molto originale: gli avversari sono quasi completamente nudi e la loro pelle e interamente cosparsa d’olio. Riesce, quindi, molto difficile ad ognuno dei partecipanti afferrare l'altro, perché scivola sotto le sue mani come un'anguilla. Ebbene, si deve fare la stessa cosa nei confronti degli spiriti negativi. Quando dite no a quegli spiriti, se siete « oleati » non possono afferrarvi. Se, invece, avvolgete attorno a voi dei fili o delle corde, simbolicamente parlando, gli spiriti si aggrapperanno a voi e non potrete più liberare. Non vi dovete quindi lasciar trascinare, ma essere scivolosi, affinché gli indesiderabili non possano afferrarvi; ed essere scivolosi vuol dire: saper dire di No. Quando una tentazione vi si presenta, dite a voi stessi: «Naturalmente, è attraente, è allettante, ma non è per me. lo voglio diventare saggio, un figlio di Dio; non mi lascerò trascinare, ma vincerò questa tentazione, poiché il più forte sono io.» Non dovete considerare le tentazioni; come degli inconvenienti, degli ostacoli che si pongono sul vostro cammino, ma al contrario prenderle come stimoli che vi servono per rinforzarvi. Un saggio non evita le tentazioni; se le crea egli stesso, consciamente, per imparare a dominarsi. Colui che fugge le tentazioni finisce alla fine per soccombere. Non è fuggendo che si risolvono i problemi. Ecco perché vi dicevo che non sono sicuro che Gesù abbia veramente detto: «Non indurci in tentazione », poiché, per conoscere veramente le proprie possibilità e per rinforzarsi, ci si deve esporre alle tentazioni. La tentazione è come un problema da risolvere, un esame da superare; è un'occasione per mostrare di che cosa si è capaci. Non si deve chiedere al Signore di risparmiarci le tentazioni, ma soltanto di aiutarci a non soccombere. Il male esiste, le forze maligne esistono, ed è inutile supplicare il Signore di annientarle. Non le annienterà. Nell'Apocalisse è detto che soltanto alla fine dei tempi il Diavolo sarà gettato in una buca, dove sarà avvolto dalle fiamme e dallo zolfo, ma fino allora dovremo continuare a confrontarci col male, perciò è meglio imparare a considerarlo nella sua vera dimensione e ad agire di conseguenza.
Per i cattolici, la preghiera si chiude qui. In realtà c'è ancora un verso molto importante e che rende ancora più significativa la richiesta di perdono del verso precedente. L'ultimo verso recita: «Poiché è a Te che appartengono il Regno, la Potenza e la Gloria nei secoli dei secoli.» Per comprendere questa frase, si deve ritornare a quei mondi dello spazio spirituale di cui si è parlato all'inizio, mondi che Gesù chiama «i cieli» e che corrispondono a quelli che la Kabbala chiama sefirot. L'insieme delle dieci sefirot forma l'Albero sefirotico o l'Albero della Vita. Il nome d’ogni sefira esprime una qualità, un attributo di Dio: Kether, la corona; Hokmah, la saggezza; Binah, l'intelligenza; Hesed, la misericordia; Geburah, la forza; Tiferet, la bellezza; Netzach, la vittoria; Hod, la gloria; Iesod, il fondamento; Malkut, il regno, che rispecchia e condensa tutte le altre sefirot. Gesù disse: «Il Regno di Dio è simile ad un seme di senape. » Il seme rappresenta sempre un inizio, l'inizio di una pianta, di un albero, ecc... Ma si deve comprendere che, se sul piano fisico l'inizio è in basso, nel piano spirituale dove i processi si svolgono all'opposto del piano fisico, l'inizio è in alto. Ecco perché, mentre sul piano fisico la crescita avviene dal basso all'alto, nel piano spirituale va dall'alto al basso. Quindi, il seme piantato è la prima sefira, Kether. Quando il seme germoglia, prima di tutto si divide in due, poi diviene stelo, rami, foglie, bocciòli, fiori e frutti; infine, a sua volta, dà i semi. Il seme piantato, Kether, diviene un albero, passando successivamente per tutte le altre sefirot fino a Malkut. Il frutto maturo, il frutto che dà la vita, la polpa che si mangia, è Iesod che prepara il seme. Quindi, come vedete, alla fine della crescita, il seme piantato diventa il seme nel frutto. Malkut, il seme in basso, è identico a Kether, il seme in alto, poiché l'inizio e la fine delle cose sono sempre identici. Ogni punto di partenza altro non è che la fine di uno sviluppo anteriore, e ogni risultato il punto di partenza di un'altra fase di sviluppo. Ogni cosa ha un inizio e una fine, ma non esiste alcun vero inizio. Ogni causa produce un effetto, effetto che costituisce la causa di un nuovo effetto. Nella frase: «Poiché è a te che appartengono il Regno, la Potenza e la Gloria », il Regno, la Potenza e la Gloria corrispondono alle ultime sefirot: Malkut, Iesod e Hod. Il Regno è Malkut, il Regno di Dio, la realizzazione, ed è là che si trova la nostra terra. La Potenza corrisponde ad Iesod, che significa « fondamento », poiché questa alla purezza che è il vero fondamento d’ogni cosa. Anche la forza sessuale è collegata a Iesod, poiché la vera potenza si trova nella forza sessuale. La forza sessuale crea la vita, ed è pure la forza che, compresa a livelli superiori, è all'origine delle più grandi realizzazioni. Il pianeta che le corrisponde è la Luna. La Gloria corrisponde a Hod, la luce che brilla dello splendore di tutte le scienze, di tutta la conoscenza. Il pianeta è Mercurio. L'ultima frase del Padre nostro significa quindi: «Poiché è a Te che appartengono i tre mondi che sono al limite della crescita di Kether in Malkut, mondi che rappresentano la realizzazione. » Il Regno, la Potenza e la Gloria formano un triangolo che ripete il triangolo all'inizio: «Sia santificato il tuo Nome, venga il tuo Regno, sia fatta la tua Volontà. » Il Nome, il Regno e la Volontà sono le sefirot Kether, Hokmah e Binah. Quindi, al triangolo superiore, Kether, Hokmah e Binah, che rappresenta la creazione nel mondo invisibile, spirituale, si contrappone il triangolo inferiore, Malkut, Iesod e Hod, che rappresenta la concretizzazione, la formazione, la realizzazione sul piano fisico... Poi: «Nei secoli dei secoli... », formula che corrisponde alla sefira Netzach, il cui nome significa «eternità ». A questo punto mi direte: «Ma ora, dove mettiamo le altre sefirot: Tiferet, Geburah e Hesed? » Potrete scoprirlo voi stessi cercando le corrispondenze secondo i metodi e le spiegazioni che vi ho già dato. Ma, riprendiamo tutto a partire dal quarto verso: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano. » Il vero pane quotidiano, fonte inesauribile della vita, è la luce di Tiferet, la sefIra in cui regna il Sole, poiché è dal sole che l'uomo riceve il nutrimento fisico e spirituale. «Perdona le nostre offese, come noi le perdoniamo a coloro che ci hanno offeso.» Questa richiesta corrisponde alla sefira Hesed, alla quale, ci uniamo quando pronunciamo questa frase. A Hesed corrisponde il pianeta Giove, simbolo dell'indulgenza e della generosità. Per perdonare, si deve avere quella fiducia superiore che anima Giove, certi che nessuno ci può spogliare delle ricchezze che Dio ha preparato per noi. «Non lasciarci vincere dalla tentazione, ma liberaci dal male.» Questo verso rappresenta la sefira Geburah, alla quale corrisponde il pianeta Marte. Erano gli Angeli di Geburah a cacciare Adamo ed Eva dal Paradiso quando furono tentati dal Serpente, poiché quegli Angeli sono i servitori di Dio che combattono il male e le impurità. Creando un collegamento con Geburah, l'uomo si rinforza e impara a resistere al male. Le sefirot possono essere raggruppate in triangoli. Il triangolo superiore formato da Kether, Hokmah e Binah corrisponde al mondo sublime delle emanazioni che la Kabbala chiama Atziluth. Più in basso, il triangolo rovesciato formato da Tiferet, Hesed e Geburah corrisponde al mondo della creazione: Beriah. Ancora più in basso, il triangolo Iesod, Hod e Netzach corrisponde al mondo della formazione, Ietzirah, e in fondo Malkut, includendo tutte le altre sefirot, corrisponde al mondo della realizzazione: Asiah. Malkut è il Regno, Iesod la Potenza, Hod la Gloria e Netzach l'Eternità. Così, quando si pronuncia la frase: «Poiché è a Te che appartengono il Regno, la Potenza e la Gloria nei secoli dei secoli », si crea un legame con le quattro ultime sefirot dell'Albero della Vita.Cominciate ora a percepire l'immensità di questa preghiera che Gesù ci ha lasciato, così breve e apparentemente tanto semplice? L'universo intero vi è contenuto. Quali immensi orizzonti si aprono dinanzi a voi !...Riflettete, meditate su queste poche parole e voi stessi scoprirete delle meraviglie. | |
| | | giada Moderatore
Messaggi : 6416 Data d'iscrizione : 07.07.11 Età : 49
| Titolo: Re: PENSIERO DEL GIORNO: L'INFINITA PROFONDITA' DEL "PADRE NOSTRO" Dom Nov 10, 2013 6:10 pm | |
| Dolcissima ho trovato molto interessante la "spiegazione" sul : sia santificato il tuo nome e sai perche? io ho i miei genitori che si stanno avvicinando alla religione dei testimoni di geova e quante discussioni sul nome di Dio...Infatti loro sostengono che con questa frase si intende che bisogna chiamare Dio col suo nome e cioe Geova... | |
| | | DolceLuna Team
Messaggi : 27214 Data d'iscrizione : 14.06.11 Età : 59 Località : Emilia - Romagna
| | | | giada Moderatore
Messaggi : 6416 Data d'iscrizione : 07.07.11 Età : 49
| Titolo: Re: PENSIERO DEL GIORNO: L'INFINITA PROFONDITA' DEL "PADRE NOSTRO" Lun Nov 11, 2013 6:41 am | |
| Purtroppo e quello che pensiamo sia io che mia sorella... | |
| | | danna54
Messaggi : 2364 Data d'iscrizione : 28.01.13
| Titolo: per luna...grazie Lun Nov 11, 2013 8:09 am | |
| Quale meraviglia stamani leggendoti,e che perle hai deciso di donarci,attraverso questa analisi del PadreNostro... Grazie ,grazie ,Dolcissima per avercela donata.... Sarà oggetto di mia riflessione per un pò...e cosi ricca di spunti ,pane per lo spirito e la mente... Tutta la mia gratitudine,per quella mano che sempre porgi ,per aiutarci a crescere....ogni giorno. Spero di non deluderti,e se accadrà , perdonami Ti voglio bene | |
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| Titolo: Re: PENSIERO DEL GIORNO: L'INFINITA PROFONDITA' DEL "PADRE NOSTRO" | |
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| | | | PENSIERO DEL GIORNO: L'INFINITA PROFONDITA' DEL "PADRE NOSTRO" | |
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