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 LA FAVOLA...

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MessaggioTitolo: LA FAVOLA...   LA FAVOLA... EmptyLun Ago 15, 2011 8:30 am

CHE COS’E’ LA FAVOLA?

Le favole e le fiabe sono nate in tempi remoti e si sono tramandate oralmente di generazione in generazione e di paese in paese; in esse possiamo trovare tracce di tradizioni, credenze, riti antichissimi. Il piacere di ascoltare o leggere le favole e le fiabe non ha tempo né età: basta abbandonarsi alla narrazione fantastica che dà emozioni e divertimento pur nella ricchezza di significati importanti. Il termine deriva dal latino fabula, dal verbo fari, che significa parlare,a sottolineare il racconto orale di qualsiasi narrazione fantastica, leggenda, mito novella, fiaba. Le origini della favola sono popolari; prima di divenire genere letterario è vissuta come mezzo di tradizione orale di principi e valori quotidiani tra le più diverse culture primitive. Scrive G. Pascucci: “ La favola è di per sé una forma narrativa, a sfondo moralistico, che prima di ricevere un definitivo suggello letterario, vive di propria vita, aliena dal ridursi canonizzata in una trascrizione fissa, o redazione scritta, e che si propaga, diffonde e tramanda di paese in paese, di generazione in generazione, per via di semplice tradizione orale. Essa è quindi antichissima, anteriore a qualsiasi forma di letteratura, perdendosi le sue origini nella primitiva sapienza dei popoli, ancor non giunti a piena luce di storia.” Possiamo concludere quindi che la favola è il genere più antico e universale... Fin dai tempi dei Greci e dei Romani trovava larga diffusione l’uso di raccontare favole, i cui protagonisti erano animali “pensanti” e “ parlanti”( gatto, topo, lupo, pecora, ecc.), che avevano lo scopo di “ educare “ a comportarsi secondo le regole accettate dalla maggioranza delle persone.
Le favole venivano raccontate a voce e poi anche trascritte e raccolte in libri su cui potevano anche esercitarsi gli alunni nelle scuole : questo avvalora l’importanza didattica delle favole.
Le favole sono storie di solito molto brevi in prosa o in versi che raccontano le vicende di uno o più animali, ma anche di persone o di cose; sono storie semplici ed immediate disegnano una situazione che si risolve rapidamente. Pochi tratti bastano a fissare la situazione: il racconto particolare arriva subito a conclusione perché ciò che importa non è la storia, ma la morale, un insegnamento che il lettore ricava dalla storia. La morale serve per ammonire e far riflettere chi legge; “brevità” e “chiusa moralistica “ sono dunque gli aspetti caratteristici del testo favolistica e dopo il tessuto narrativo (la trama), si ribalta il clima fantastico, e viene esplicitato il significato della storia. La funzione della storia non muta se, come talvolta avviene in Fedro, la sentenza è collocata al principio anziché alla fine. Spesso la favola è legata ad un contesto storico e politico problematico, nel quale non viene assicurata un piena libertà di pensiero e di espressione, e il messaggio di buon senso, di richiamo ai valori fondamentali dell’esistenza, diventa anticonformista e rivoluzionario. In Oriente, specialmente in India, la favola raggiunse un alto grado di elaborazione letteraria, di cui restano documento famose raccolte, come il Pancatantra, la più antica scelta di novelle in lingua sanscrita ( indiano arcaico) e il Hitopadesa. Anche l’Africa nera possiede un ricchissimo patrimonio di miti, storie e racconti affidati alla tradizione orale. La cultura della tribù, che non può essere trasmessa alle nuove generazioni per mezzo di libri, viene gelosamente custodita dagli anziani e dagli appartenenti alle società segrete. Essi, in particolari circostanze della vita, la raccontano ai più giovani e per questo loro compito sono tenuti in grande considerazione. Il fatto che le favole e le fiabe, i miti, le leggende, ecc. non siano affidati alla parola scritta non significa che ci troviamo di fronte a una produzione rozza e poco elaborata, anzi nei racconti africani possiamo riscontrare una grande raffinatezza di invenzione e del gusto del racconto.
Del resto il patrimonio culturale di un gruppo viene trasmesso non solo attraverso il racconto, ma con le danze, la produzione artistica, la musica e il canto.

LA STORIA DELLA FAVOLA

La favola popolare è l’espressione di quel patrimonio di fantasia che si forma in ogni tipo di civiltà spontaneamente, per un bisogno connaturato dell’uomo.
Tramandato dapprima oralmente, fu poi raccolto da amatori e da studiosi, e infine rielaborato dalla vena individuale di narratori e favolisti, che vi aggiunsero elementi di invenzione personale. Spesso l’esigenza della fantasia si innesta con la realtà dell’ambiente in cui la favola è nata: cosicché, oltre a certi caratteri naturali comuni all’inventiva popolare (contrapposizione tra il buono e il cattivo, il furbo e lo sciocco, il tiranno e la vittima; lieto fine a conclusione di una serie di più o meno intricate avventure), non è difficile reperire nei tipi, nei nomi usati, nei costumi adombrati, le caratteristiche che contraddistinguono il paese di origine. La favola ( in greco “muzos”, che si traduce letteralmente anche col termine “mito” ) ha una sua evoluzione nel tempo, secondo l’evolversi del popolo che la esprime. Raccolte famose appartengono alle tradizioni orientali, che, in tale forma, trasmisero ammonimenti ricchi di antica saggezza o avventure ricche di storie e fatti straordinari, di trovate e di imprevisti. Altre, quelle greche e romane, presentano elementi religiosi ( la nascita del mondo o cosmologia, le storie degli dei, degli eroi e degli uomini) in cui possiamo ricercare la trasfigurazione fantastica delle lotte dell’uomo contro la natura, del suo progredire verso la liberazione dall’ignoranza e da atavici terrori: queste sono chiamate propriamente “miti”. Col progredire della società si afferma anche l’esigenza di un tipo diverso di favola, più critica nei riguardi dell’uomo e della società stessa : nasce così la favola esopica che, assumendo come protagonisti gli animali, intende attraverso di essi, rappresentare tipi umani ben individualizzati: il prepotente, l’insaziabile, il furbo, lo sciocco, il vanitoso, il superbo, ecc. Tale genere favolistico è quello che ha avuto maggiore fortuna e ha prodotto un più grande numero di imitatori; infatti, per quanto il progresso trasformi l’aspetto e l’organizzazione della società e il costume dell’uomo, eterni sono gli istinti e i vizi dell’indole umana e, fortunatamente, di pari passo si mantiene viva l’esigenza di condannarne gli inganni, le passioni e i difetti.
La favola di Esopo fu portata a Roma da Fedro e da lui rinnovata nella lingua e nello spirito; risorse nel Medioevo in Francia, quando nel sec. XI la materia esopica fu raccolta da alcuni autori francesi che collaborarono a compilare il Roman de Renart (Romanzo della volpe ), che narra le avventure della volpe e del lupo. In esso sono raccontate con vena copiosa ed arguta le avventure della furba volpe, che riesce sempre, con imprevedibili e spassose trovate, a prendersi gioco di Ysenguin, il lupo.
Il Quattrocento amò poco la favola moralizzante, che invece fu rinnovata nel Cinquecento ( ricordiamo in Italia il Firenzuola e A. F. Dini ).

L'ETA' BAROCCA:

L’età barocca, in Italia , Spagna, Germania, trascurò la favola, anche se coltivò la fiaba ( basti ricordare in Italia Lo cunto de li cunti di G. B. Basile); invece proprio allora in Francia Jean de La Fontaine pubblicò, a partire dal 1668, le sue stupende Fables, ricche di invenzioni e di umori, destinate ad avere tanto impulso nella favolistica posteriore. Nel Seicento e nel Settecento i filosofi si divertirono a volte a travestire da favole i loro alti concetti sull’uomo e sulla società.
Il Settecento, secolo dell’Illuminismo e dell’educazione, fu l’età aurea della favola, la cui teoria fu allora formulata dal Lessing (1759).
Fra gli italiani ricordiamo A. Bertola, autore di un Saggio sopra le favole ( 1788 ), L. Pignotti, G. B. Roberti, ecc.
I romantici, che pur predilessero la fiaba, respinsero la favola come troppo didascalica e poco ingenua.
Ai nostri giorni una grandiosa epopea animalesca è costituita dai Libri della jungla di R. Kipling (1894-95), che però sono altra cosa dalla favola e dalla fiaba, mentre alla tradizione favolistica si riallaccia, a suo modo, il poeta romanesco Trilussa.

LA FAVOLA DI OGGI:

Nei testi più recenti, soprattutto nelle favole del nostro secolo, gli autori valorizzano con maggiore frequenza i comportamenti che si differenziano da quelli della maggior parte delle persone ( gli atteggiamenti non conformistici ) e spiegano anche che non sempre la verità e la giustizia trionfano, offrendo in tal modo un’immagine poco ottimistica della società, ma anche più veritiera ed educativa, con intenti pedagogici.
Le differenze fra le favole di ieri e di oggi sono notevoli: in queste ultime, tra l’altro, i personaggi e i luoghi vengono descritti in modo dettagliato e la storia risulta più articolata.
Un esempio di scrittura di favole contemporanee di grande successo e diffusione sono quelle di Gianni Rodari, dove lo scrittore, non solo immagina di raccontare al telefono le sue storie, ma modifica anche la morale. Per esempio, nella favola “Il topo dei fumetti” il topo dei fumetti farà amicizia con un gatto invece che con gli altri topi che non ne capiscono il linguaggio.La favola, quindi , contrariamente a quello che i più credono, non è un testo semplice né “ da bambini “, poiché essa richiede la comprensione di diversi livello di significato (la storia, le qualità di cui gli animali sono simbolo, la morale). Il nostro tempo non ha perduto il gusto della favola, ma vi ha inserito una più acuta carica critica e simbolica e moralistica, oppure ha fatto oggetto di studio tale genere letterario, attraverso le ricerche, le raccolte e le interpretazioni del patrimonio favolistico popolare. Le allusioni politiche, la satira della società attuale si affacciano attraverso la favola moderna, che continua a perseguire anche oggi lo scopo per cui è nata: ammonire divertendo.
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