INTRODUZIONE
In questo giorno rendiamo onore alla Dea e al recupero delle sue forze dopo aver dato alla luce il Dio, oltre che alla nascita e alla crescita della terra. Nei riti di Imbolc, molte streghe incorporano la triplice Dea celtica, Brigida o Breid, che rappresenta il fuoco, l'acqua, la guarigione, l'ispirazione e la creazione artistica. In alcuni riti, la Grande Sacerdotessa di un gruppo indossa una corona luminosa che simboleggia il potere della Dea e il suo movimento stagionale verso la luce dei mesi primaverili ed estivi. Imbolc è il primo giorno della primavera Wicca. Il Dio celtico che viene celebrato può essere Lugh, il Dio solare. La parola "Candelora" significa che è una notte illuminata da molte candele, per simboleggiare il risveglio della terra. A volte le Streghe chiamano Imbolc "Festa della Luce". La luce delle candele rappresenta la magia simpatica, che trasmette agli uomini l'essenza del Sole. Mettete sull'altare una scodella che contiene della neve sciolta per accelerare l'arrivo della primavera. Il principale strumento magico di questo Sabbat è la magia delle candele. Imbolc è la festa della luce che inizia a manifestarsi con l'allungarsi delle giornate anche se siamo ancora ampiamente entro l'inverno. Un vecchio detto recita: "PER LA CANDELORA SE PIOVE E SE GRAGNIOLA DALL'INVERNO SIAMO FORA" e cioè se per la candelora il tempo è inclemente, piove o dà grandine, l'inverno volge alla fine, ne saremo presto fuori. Imbolc è una delle 'feste del fuoco' che si festeggiano attorno ai falò rituali. Il fuoco è visto come simbolo di luce e di purificazione che si esprime attraverso le giornate che si allungano, il tiepido sole, l'Acqua Lustrale e le fiammelle delle candele bianche accese. Il sole prepara con i suoi raggi la terra e la riscalda come fosse un grembo materno in vista della prossima semina e dei futuri raccolti. Con questa festa la Madre Terra ancora giovane si prepara ad incontrare il Giovane Sole. Questo è l'inizio di un lungo cammino spirituale e fecondo a livello di ispirazione per gli artisti, gli scienziati, i conquistatori e i maghi. Non a caso le pulizie generali alle nostre dimore vengono fatte in primavera, perchè è questo il tempo della purificazione e lo useremo per toglierci di dosso e attorno definitivamente il vecchio e il negativo che ci potrebbe essere di ostacolo per il nuovo anno e le nuove iniziative che andremo ad intraprendere. Sbarazziamoci delle vecchie abitudini, delle vecchie idee, dei preconcetti, dei nostri lati negativi del carattere. Apriamo le finestre di casa e accogliamo in noi e nella nostra vita il nuovo sole con tutti i suoi messaggi di trasformazione, apriamo il nostro spirito e prepariamoci ad accogliere la vita che da sempre avremmo voluto vivere. Noi siamo ciò che vogliamo, decidiamo oggi che cosa vogliamo essere e lavoriamo per raggiungere il nostro scopo.
UGUALE ATTRAE L'UGUALE, la similitudine è il concetto basilare.
PURIFICAZIONE E RINNOVAMENTO PROFONDO
Febbraio è da sempre il mese dell'anno riservato alla purificazione ed acquista il profondo significato della rigenerazione. Celebrare Imbolc e la Candelora risveglia nell'uomo le forze di rinnovamento, per ringiovanire nel fisico e nella mente e rafforzarne la volontà. Chi segue un cammino iniziatico deve imparare non a "desiderare" ma bensì a "volere". IO POSSO, IO VOGLIO, IO COMANDO, queste parole devono trovarsi al termine di un incantesimo. Ma solo se si è convinti e certi delle parole che escono dalla nostra bocca otterremo dei risultati. Beninteso, non si deve mai essere ostinati; volontà e fermezza di fare e di essere non sono mai sinonimo di una arroganza sterile. Dedicatevi alla meditazione, al rilassamento e alla visualizzazione, le tre azioni che rieducano la psiche e aprono il nostro terzo occhio, per elevare e sviluppare la sensitività.
PRATICHE DI IMBOLC
Per la tavola usare una tovaglia marrone simbolo della terra e per decorarla usare narcisi, giunchiglie e fiori di stagione.
Ungere le candele bianche con olio di muschio e metterle in moccoli a spirale ricoperti di edera.
Versare del latte sulla Terra, per ringraziarla e onorarla.
Bruciare l'incenso di IMBOLC, una miscela di mirra, alloro, basilico e angelica, erbe reperibili in erboristeria e nel proprio giardino.
Spazzando per terra con la scopa di saggina, prima di creare un cerchio rituale con sale grosso o semplicemente per spazzare via dalla casa la negatività.
E' questo il giorno per benedire le candele che saranno usate durante l'anno e lo faremo con queste parole:
"Io (dire il proprio nome esoterico) vi benedico creature di fuoco, di luce e di cera. Siate strumento al servizio dell'equilibrio così sia." Fate su esse per tre volte il segno della croce con le dita indice e medio della mano destra.
Accendere tutte le luci di casa per qualche minuto .
Bruciate tutte le decorazioni conservate a YULE per propiziare la fortuna nel nuovo anno.
Dopo cena uscite all'aperto e tracciate a terra i simboli maschile e femminile (Venere e Marte) e chiudeteli in un cerchio tracciato in senso orario e dite: "Nel sole la vostra luce risplende, la primavera verso la fioritura guidate, quando i vostri cuori uniti saranno nell'amore, sempre più intenso sarà della luce il bagliore."
LA FESTA DI IMBOLC: ORIGINI ED EVOLUZIONE
La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi all’inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando. Le genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare. Se sovrapponiamo la Ruota dell’Anno al nostro moderno calendario, la prima festa che incontriamo cade l’1 febbraio. Presso i Celti l’1 febbraio era Imbolc (pronuncia Immol’c) detta anche Oimelc o Imbolg. L’etimologia della parola è controversa ma i significati rinviano tutti al senso profondo di questa festa. Infatti Imbolc pare derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia”: ciò può riferirsi ai mutamenti climatici della stagione ma anche all’idea di una lustrazione che purifica dalle impurità invernali.
Invece Oimelc significa “lattazione delle pecore” mentre Imbolg vorrebbe dire ‘nel sacco” inteso nel senso di “nel grembo” con riferimento simbolico al risveglio della Natura nel grembo della Madre Terra e con un riferimento più materiale agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all’inizio della buona stagione.
L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini e anziani nei freddi giorni di febbraio. Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura. Non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, perché per i Celti ogni giorno iniziava all’imbrunire del giorno precedente). Imbolc, che letteralmente significa "in latte" "in grembo", tradizionalmente segnava il periodo della lattazione delle pecore e delle mucche. Le pecore non producono latte fino a dopo la nascita degli agnelli, che accade in questo periodo. Poiché il latte era molto importante per la sopravvivenza delle tribù, questo era un periodo di grande gioia. Significava che la fine di un inverno lungo era in vista e i pascoli erano di nuovo verdi.
Questo Sabbat viene anche chiamato Candlemas (alcuni sostengono che la festa cristiana della Candelora sia una cristanizzazzione della festa di Imbolc ma non esiste nessuna evidenza del fatto che Imbolc fosse celebrata in epoca pre-cristiana al di fuori dell'Irlanda, mentre la festa della candelora ha origine nel bacino del Mediterraneo), Oimelc (latte degli agnelli), Lupercus, Brigantia. Durante i rituali di Imbolc era consuetudine versare latte (o crema) sopra la terra. Questo era fatto in ringraziamento, come un'offerta di nutrimento, e per propiziare il ritorno della fertilità e generosità della terra (il ritorno della Primavera). Imbolc era celebrato in onore di Brighid o Brid, anche conosciuta come Brigid, Briget, Brigit o Bride, la dea celtica figlia di Dagda. Fuoco, sia nella forma di ciocchi da ardere che di fiamma di candela, e acqua sono connessi con questa antica Dea. Brighid ha più aspetti, secondo alcuni fondamentalmente tre: Dea del Sole, Dea della Guarigione, Dea della Poesia e della Divinazione. A Imbolc Brighid era fecondata col seme del Sole. Conteneva la promessa di nuova vita, come i semi nella terra che iniziano a risvegliarsi in questo periodo, con la promessa della Primavera e di nuova vita per il pianeta. Così Imbolc era un tempo di risveglio, promessa e speranza nella primavera vicina. Rappresenta l’ infanzia del Dio nato a Yule, il crescere timido ma progressivo della luce e del calore. Sebbene l’ inverno stia ancora soffiando i suoi venti freddi e la terra sembri ancora addormentata, la Ruota volge in direzione della Luce. Il Dio è un bimbo, una piccola luce da accudire e incoraggiare: non ha ancora il potere di far schiudere le verdi ciglia di Gaia, di risvegliare la terra dal suo sonno e renderla nuovamente fertile, ma lo vediamo crescere di giorno in giorno, sappiamo che il suo Spirito si sta facendo forte e sentiamo che il momento della sua Unione con la Dea si avvicina. E’ un Sabbat in cui molti riflettono sul corso degli eventi della propria vita e su come si stanno evolvendo le situazioni a cui teniamo. Non è necessario aspettare Samhain per fare valutazioni e trarre conclusioni sul corso dei nostri progetti: questo è un buon momento per fermarsi ad osservarne l’ andamento e per intervenire in modo appropriato. E’ evidente come Bridd sia legata a questa Festa della Luce in quanto Dea del Sole e per via della sua corrispondenza con le fiamme, grande, vitale consolazione nel periodo dell’ inverno. Probabilmente il suo aspetto di Dea della Guarigione era chiamato spesso durante la stagione invernale in cui, per via delle scarse risorse materiali e delle condizioni atmosferiche, ci si ammalava più di frequente .
Nelle serate invernali accanto al fuoco c’è sicuramente un posto d’ onore per la Poesia, e per molti di noi anche scrivere un Rituale non è affatto dissimile dal fare Poesia. Il suo aspetto di Dea della Divinazione può essere collegato all’ atmosfera di attesa, di aspettativa del futuro di questo periodo: non proprio inverno, non ancora primavera. Un periodo di transizione in cui i semi sono stati gettati ma ancora non se ne vedono i frutti. Un momento in cui è ancora possibile cambiare strada o strategia e molti trovano Imbolc la serata adatta per divinare in proposito. Il nome gaelico di Imbolc è La a Oimelc, ed era il giorno in cui si festeggiava la nascita e l’ allattamento degli agnelli .
LA FIGURA FULCRO DEL SABBAT DI IMBOLC: BRIGIT
Nell’Europa celtica era infatti onorata Brigit (conosciuta anche come Brighid o Brigantia), dea del triplice fuoco; infatti era la patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il suo nome deriva dalla radice “breo” (fuoco): il fuoco della fucina si univa a quello dell’ispirazione artistica e dell’energia guaritrice.
Brigit, figlia del Grande Dio Dagda e controparte celtica di Athena-Minerva, è la conservatrice della tradizione, perché per gli antichi Celti la poesia era un’arte sacra che trascendeva la semplice composizione di versi e diventava magia, rito, personificazione della memoria ancestrale delle popolazioni.
La capacità di lavorare i metalli era ritenuta anche essa una professione magica e le figure di fabbri semi-divini si stagliano nelle mitologie non solo europee ma anche extra-europee; l’alchimia medievale fu l’ultima espressione tradizionale di questa concezione sacra della metallurgia. Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici della guarigione, e di questo sono testimonianza le numerose “sorgenti di Brigit”. Diffuse un po’ ovunque nelle Isole Britanniche, alcune di esse hanno preservato fino ad oggi numerose tradizioni circa le loro qualità guaritrici. Ancora oggi, ai rami degli alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono strisce di stoffa o nastri a indicare le malattie da cui vogliono essere guariti. Sacri a Brigit erano la ruota del filatoio, la coppa e lo specchio.
Lo specchio è strumento di divinazione e simboleggia l’immagine dell’Altro Mondo cui hanno accesso eroi e iniziati. La ruota del filatoio è il centro ruotante del cosmo, il volgere della Ruota dell’Anno e anche la ruota che fila i fili delle nostre vite. La coppa è il grembo della Dea da cui tutte le cose nascono. Cristianizzata come Santa Bridget o Bride, come viene chiamata familiarmente in gaelico, essa venne ritenuta la miracolosa levatrice o madre adottiva di Gesù Cristo e la sua festa si celebra appunto l’1 febbraio, giorno di Santa Bridget o Là Fhéile Brfd.
Riguardo questa santa, di cui è tanto dubbia l’esistenza storica quanto certa la sua derivazione pagana, si diceva che avesse il potere di moltiplicare cibi e bevande per nutrire i poveri, potendo trasformare in birra perfino l’acqua in cui si lavava!
A Santa Bridget fu consacrato il monastero irlandese di Kildare, dove un fuoco in suo onore era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache. Ogni suora a turno vegliava sul fuoco per un’intera giornata di un ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della diciannovesima suora ella doveva pronunciare la formula rituale “Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”. Il ventesimo giorno si diceva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente acceso il fuoco. Il numero 19 richiama il ciclo lunare metonico che si ripete identico ogni diciannove anni solari. Inutile ricordare come questa usanza ricordasse il collegio delle Vestali che tenevano sempre acceso il sacro fuoco di vesta nell’antica Roma, ma più probabilmente la devozione delle suore di Kildare si ricollega alle Galliceniae, una leggendaria sorellanza di druidesse che sorvegliavano gelosamente il loro recinto sacro dall’intrusione degli uomini e i cui riti furono mantenuti attraverso molte generazioni. Allo stesso modo, nel monastero di Kildare solo alle donne era concesso di entrare nel recinto dove bruciava il fuoco, che veniva tenuto acceso con mantici, come ricorda Geraldo di Cambria nel 120 secolo. Il fuoco bruciò ininterrottamente dal tempo della leggendaria fondazione del santuario, nel 60 secolo, fino al regno di Enrico VIII, quando la Riforma protestante pose fine a questa devozione più pagana che cattolica.
RITI TRADIZIONALI DI IMBOLC
I riti di Brigit celebrati a Imbolc ci sono stati tramandati dal folklore scozzese e irlandese.
Il letto di Bride
Nelle Isole Ebridi (che forse devono il loro nome proprio a Brigit o Bride) le donne dei villaggi si radunano insieme in qualche casa e fabbricano un’ immagine dell’antica Dea, la vestono di bianco e pongono un cristallo sulla posizione del cuore. In Scozia, la vigilia di Santa Bridget le donne vestono un fascio di spighe di avena con abiti femminili e lo depongono in una cesta, il “letto di Brid”, con a fianco un bastone di forma fallica. Poi esse gridano tre volte “Brid è venuta, Brid è benvenuta!”, indi lasciano bruciare torce e candele vicino al “letto” tutta la notte.
Se la mattina dopo trovano l’impronta del bastone nelle ceneri del focolare, ne traggono un presagio di prosperità per l’anno a venire. Il significato di questa usanza è chiaro: le donne preparano un luogo per accogliere la Dea e invitano allo stesso tempo il potere fecondante maschile a unirsi a lei. Anche nell’isola di Man veniva compiuta una cerimonia simile, chiamata Laa’l Breesley. Nell’Inghilterra del Nord, terra dell’antica Brigantia, la ricorrenza veniva denominata “Giorno delle Levatrici”.
La croce di Brigid
In Irlanda, si preparano con giunchi e rametti le cosiddette croci di Brigit, a quattro bracci uguali racchiusi in un cerchio, cioè la figura della ruota solare (che è simbolo appropriato per una divinità del fuoco e della luce); lo stesso giorno vengono bruciate le croci preparate l’anno prima e conservate fino ad allora.La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da un’antica usanza pre-cristiana collegata alla preparazione dei semi di grano per la semina. Questi oggetti simbolici, confezionati con materiale vegetale, ci ricordano tra l’altro che la luce ed il calore sono indispensabili alla vegetazione che si rinnova in continuazione, anno dopo anno. Le spighe di avena (o grano, orzo, ecc.) usate per fabbricare le bambole di Brigit, provengono dall’ultimo covone del raccolto dell’anno precedente. Questo ultimo covone, in molte tradizioni europee è chiamato la Madre del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena, ecc.) e la bambola propiziatoria confezionata con le sue spighe è la Fanciulla del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena, ecc.).Si credeva cioè che lo spirito del cereale o la stessa Dea del Grano risiedesse nell’ultimo covone mietuto: come le spighe del vecchio raccolto sono il seme di quello successivo, così la vecchia divinità dell’autunno e dell’inverno si trasformava nella giovane Dea della primavera, in quella infinita catena di immortalità che è il ciclo di nascita, morte e rinascita. E Brigit rappresenta appunto la giovane Dea della primavera.
Il fuoco della Dea
Nella sua rappresentazione cristiana in Santa Brigida a Kildare, la Dea ha un fuoco perpetuo che brucia in suo onore guardato a vista dalle monache, che proseguono in tal modo le funzioni religiose pre-cristiane. Questo fuoco è fonte di ispirazione e corrente dispensatrice di vita: si manifesta prima nella terra, risvegliando le forze assopite nelle sue profondità, e dona Potere poetico, artigianale e guaritore sulla materia essendo ispiratore dei poeti, Musa Universale, forse anche lo stesso “Awen” (Ispirazione Divina) invocato nella tradizione bardica gallese. Brigit ispira i bardi ma è anche patrona della fucina e presiede alla fabbricazione delle armi, erborista e purificatrice. Il suo fuoco divino suggella la fertilità tra la terra e il sole. La luce delle candele e dei fuochi che si accendevano a Imbolc era anche un incoraggiamento magico rivolto al sole e simbolo del ritorno a una luce più abbondante e bella.
I simboli della Dea
A Brigit, come a tutte le divinità celtiche, si attribuiscono certe piante e animali. La dea è accompagnata spesso da una mucca bianca. Il fiore a lei dedicato è il tarassaco. Il suo uccello messaggero è l’ostricaio, un uccello marino. Il suo animale divinatorio è il serpente (la biscia di campo) che la collega ai poteri della terra. La celebrazione celtica esprime due temi: il ritorno della fertilità della terra e l’inizio di un nuovo ciclo di attività agricole nella vita della tribù. La Dea unisce terra e tribù ed è invitata a benedire l’unione, a garantire protezione dal male e a far crescere le energie. La purificazione con l’acqua, l’esibizione del fuoco, la fabbricazione di talismani erano i principali gesti rituali usati per manifestare il suo potere.
Il talismano di Brigit
In Irlanda, il talismano che garantisce la protezione di Brigit era la “cros-Bríde” (la croce di Brigit), che può essere costruita con una varietà di materiali e potrebbe prendere diverse forme. La più nota è quella che riproduce le quattro braccia dell’Ulster con il cerchio, simbolo del ciclo perpetuo delle stagioni e dell’eterno ritorno della luce e del sole; le quattro braccia riflettono anche le quattro “stagioni” dell’anno celtico. Altro talismano importante era il “brat Bríde” (il mantello di Brigit): era una striscia di stoffa che si lasciava esposta alla finestra nella notte della festa, perché assorbisse il potere della dea. Il mantello di Brigit veniva utilizzato come protezione oppure impiegato in rituali di guarigione, e la sua potenza poteva rinnovarsi di anno in anno.
Una leggenda
Un antico codice irlandese, il Libro di Lisrnore, riporta una curiosa leggenda. Si narra che a Roma i ragazzi usavano giocare ad un gioco da tavolo in cui una vecchia megera liberava un drago mentre dall’altra parte una giovane fanciulla lasciava libero un agnello che sconfiggeva il drago. La megera allora scagliava un leone contro la fanciulla, la quale però provocava a sua volta una grandine che abbatteva il leone. Papa Bonifacio, dopo aver interrogato i ragazzi e aver saputo che il gioco era stato insegnato loro dalla Sibilla, lo proibì.
La megera non è altro che la Vecchia Dea dell’Inverno sconfitta dalla Giovane Dea della Primavera. Essendo questa leggenda stata raccolta in un ambito culturale celtico, si può supporre che la Vecchia altri non era che la Cailleach a cui si contrappone Brigit. Il riferimento all’agnello è un altro simbolo del periodo di Imbolc, anche se i commentatori medievali lo considerarono l’emblema di Gesù Cristo. In realtà è la Vecchia Dea che si rinnova trasformandosi in Giovane Dea, così come il Vecchio Grano diviene il nuovo raccolto. I Carmina Gadelica, una raccolta di miti, proverbi e poemi gaelici di Scozia, raccolti e trascritti alla fine dell’800 dal folklorista scozzese Alexander Carmichael, riportano la seguente filastrocca:
“La mattina del Giorno di Bride
Il serpente uscirà fuori dalla tana
Non molesterò il serpente
Né il serpente molesterà me”
Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit. In molte culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento. Nel giorno di Bride il serpente si risveglia dal suo sonno invernale e i contadini ne traevano il presagio della fine imminente della cattiva stagione. Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della Natura e anche la sua dualità Infatti in gaelico “neamh” (cielo) è simile a “naimh” (veleno), provenendo entrambi dalla radice “nem”. La Vecchia Dea e la Giovane Dea sono la stessa persona! (nelle fiabe l’eroe che coraggiosamente bacia una vecchia megera si ritrova di fronte una bellissima fanciulla...)
La Dea Februa
In un’altra area culturale europea, nell’antica Roma, i primi giorni di febbraio erano sacri alla dea Februa o a Giunone Februata. “Februare” in latino significa purificare, quindi febbraio è il mese delle purificazioni (anche la febbre è un modo di purificarsi usato dal nostro corpo!). Processioni in onore di Februa percorrevano la città con fiaccole accese, simbolo di luce e allo stesso tempo, di purificazione.
La Candelora
Un’altra usanza, legata anche a rituali di fertilità erano i Lupercali: i Luperci, sacerdoti di Fauno, correvano per le strade vestiti solo con una pelle di capra e con una frusta (anche essa fabbricata con strisce di pelle di capra) con la quale battevano le giovani spose per propiziarne la fertilità (e quindi la capacità di partorire).
La Chiesa, per combattere queste usanze, istituì processioni con candele, alle quali a partire dall’11° secolo aggiunse la benedizione delle candele per gli altari. Col nome di Candelora o Candlemas (nei paesi anglosassoni) è nota la festa cristiana del 2 febbraio, denominata “Presentazione del Signore al Tempio”. Ma è evidente che la nuova religione non ha potuto modificare il significato autentico della festa, un significato che è profondamente incarnato nella Natura e nello spirito umano.
Il legame della festa con le candele, la purificazione e l’infanzia, sopravvisse nell’usanza medievale di condurre le donne in chiesa dopo il parto a portare candele accese. L’idea di una purificazione rituale in questo periodo è rimasta forte nel folklore europeo. Ad esempio le decorazioni vegetali natalizie vengono messe da parte e bruciate alla Candelora per evitare che i folletti che in esse si sono nascosti infestino le case. Il concetto di purificazione è presupposto di una nuova vita: si eliminano le impurità del passato per far posto alle cose nuove. Alcuni gruppi neopagani europei festeggiano Imbolc accendendo candele che sporgono da una bacinella di acqua. Il significato è quello della luce della nuova vita che emerge dalle acque del grembo materno, le acque lustrali di Imbolc che lavano via le scorie invernali. Un antico detto celtico ricordava come fosse una buona cosa lavarsi mani e viso a Imbolc! La pianta sacra di Imbolc è il bucaneve. E’ il primo fiore dell’anno a sbocciare e il suo colore bianco ricorda allo stesso tempo la purezza della Giovane Dea e il latte che nutre gli agnelli.
Celebrare Imbolc
Fisicamente è opportuno praticare una dieta più leggera, dopo che i banchetti delle feste invernali e la forzata sedentarietà trascorsa al chiuso delle nostre case, hanno appesantito il nostro fisico. Possiamo anche decidere di fare una bella pulizia in casa! E’ utile purificare la nostra casa e il nostro corpo con il fumo dell’incenso: vanno benissimo anche i bastoncini di incenso profumati che si trovano ovunque in commercio. Scegliamo pure l’aroma che ci piace di più e lasciamo che il fumo sottile pulisca i nostri corpi energetici. Psicologicamente è il momento di purificare la nostra mente dai cattivi pensieri e dai sentimenti inadeguati. Una bella pulizia mentale, che ci consenta di fare entrare in noi la luce della Natura rinnovata e di partecipare al risveglio del cosmo dalla lunga notte invernale. Spiritualmente può essere utile la celebrazione di piccoli rituali legati ai simboli della festa.
Qui di seguito vi propongo tre riti che possono essere eseguiti per celebrare Imbolc.
Accendere una candela
Un rituale molto semplice può essere quello di accendere una candela bianca (colore di purificazione) dicendo “Accendo la fiamma di Brigit per illuminare il cammino della mia vita”. Si mediti per un po’ di tempo sui significati della festa: sul nostro bisogno di purificazione, sulla necessità di abbandonare cose e aspetti della nostra vita che non ci piacciono più, sulle nuove cose che vogliamo portare nelle nostre esistenze. Poi si porti la candela accesa nelle varie stanze della nostra abitazione, facendo il giro degli ambienti in senso orario (magicamente è la direzione propizia, che porta energia). Alla fine si spenga la candela dicendo “Spengo la fiamma di Brigit per farla vivere in me” e si visualizzi la luce della candela che entra in noi.
Festeggiare Brigid in una famiglia
Se si vuole compiere qualcosa di più tradizionale, gli uomini possono uscire dopo l’imbrunire della vigilia di Imbolc, per andare a raccogliere un dono per Brigit (pietra, conchiglia, penna di uccello) da riportare in casa. Le donne invece possono trascorrere la vigilia di Imbolc pulendo la casa e immaginando di ramazzare via le energie morte dell’inverno: la Vecchia dell’Inverno è cacciata fuori dall’uscio di casa con la scopa. Poi, sempre le donne, con rametti raccolti in precedenza preparano un letto per Brigit dove depongono una bambola fabbricata con spighe tenute da parte per l’occasione, e danno il benvenuto alla Dea accendendo una candela bianca e meditando sulla nuova vita che sta tornando.
Anche gli uomini, ritornati in casa con il dono per Brigit possono accendere una candela bianca e meditare sul ritorno della luce e della buona stagione.
Accendere tre candele
Un rituale invece più complesso, che possono eseguire tutti, consiste nel procurarsi tre candele (sempre di colore bianco!), e disporle in un triangolo, con la punta rivolta verso nord. Nel centro del triangolo così disposto si pone un calice di acqua (simbolo della purificazione) o di latte (simbolo del nutrimento della nuova vita). Dopo un breve rilassamento, seduti o in piedi, ci si muove verso la candela a nord, la si accende e si dice “Signora dell’Inverno, ti dico addio, la tua stagione è terminata”. Si visualizzi il gelido potere dell’inverno che si allontana. Dopo avere sostato un po’, ci si sposta alla candela di sud-est, la si accende e si dice “Signora della Primavera, ti offro un caloroso benvenuto, la terra è il tuo letto”. Si visualizzi il gioioso potere della primavera che si avvicina. Dopo un po’ si va alla candela di sud-ovest, la si accende e si dice “Signora dell’Estate, presto io ti chiamerò e risveglierò il tuo amante”. Si visualizzi il potere ancora lontano della bella stagione, desideroso di nascere e pulsante di vita nel sottosuolo.
Quando ci si sente pronti, si va al centro del triangolo, si raccoglie il calice e si dice “Io bevo il potere della Triplice Dea. Possa questo potere diffondersi su tutta la terra per segnare la nascita della primavera”. Si beve dal calice e si immagina il potere che fluisce in noi, attraverso di noi per risvegliare la Natura. A questo punto si può inserire qualche usanza ricordata in precedenza, cioè la fabbricazione del letto di Brigit o l’arsione delle decorazione vegetali delle feste invernali. Oppure si può semplicemente concludere la cerimonia andando a ciascuna delle candele, nell’ordine in cui sono state accese: si spengono dicendo mentalmente o ad alta voce “Va’ fuoco e caccia l’inverno, riscalda la terra e risveglia la primavera”. Ovviamente in tutti questi piccoli rituali le parole delle formule possono essere adattate e se lo desideriamo, possiamo utilizzare brevi frasi che noi stessi avremo composto, secondo le nostre capacità e la nostra sensibilità.