Il corpo non è che il viaggio dell'anima. Si cambia d'abito nella tomba, il sepolcro è l'anticamera del cielo (Victor Hugo).
Per chi vive c'è una cosa di vitale importanza, che non si potrà mai mettere abbastanza in rilievo: è necessario essere familiari con la morte, si deve essere in grado di sentirsi a proprio agio in sua presenza e non averne alcun timore. Come primo passo in questo approccio è necessario accettare il fatto che, teoricamente, una guarigione prenda a volte lo stesso volto della morte e che la medesima sia null'altro che il modo con cui l'anima si libera dalla sua prigione materiale, ovvero il corpo fisico. Alla fin fine, come possiamo intendere la morte se non come un semplice cambiamento, una transizione, un abbandono di una forma per un'altra più sottile? Le scienze ortodosse spesso descrivono o definiscono la morte come la fine di determinate funzioni, come la fine della vita, proprio come il concepimento e/o la nascita sono descritte come l'inizio della medesima. La scienza esoterica (che è stata con l'umanità molto più a lungo delle scienze cosiddette "ortodosse") assume una prospettiva alquanto diversa. Essa parla di un "mare di esistenza" nel quale vita e morte non sono altro che semplici stadi di esistenza, passaggi di transizione in un più grande Tutto. Certamente questo è il messaggio proposto dalla natura: un bocciolo si schiude, una foglia germoglia apportando una nuova energia all'albero, quindi muta di colore per poi appassire e cadere a terra. Questa "caduta della foglia" (ovvero la sua morte) porta alla dissoluzione della forma che si identifica con il terreno, tornando così nuovamente a formare un tutt'uno col grande corpo della nostra Madre Terra e con la grande vita del nostro Padre Spirito. Malgrado la bellezza essenziale di questo processo di liberazione chiamato morte, il terapeuta dovrà regolarmente imbattersi in due ostacoli che si oppongono ad una morte armoniosa:
- il dolore di coloro che restano indietro. Questo sconvolgimento emotivo e l'attaccamento al morente possono ostacolare un fluido transitare dell'essere spirituale che se ne sta uscendo dal corpo materiale. Elizabeth Kubler Ross e molti altri hanno compiuto un eccellente lavoro in questo campo, identificando gli stadi della sofferenza ed offrendo con ciò una guida per aiutare i familiari sofferenti a comprendere i vari passaggi che conducono alla morte in maniera positiva e salutare;
- l'ignoranza e la costernazione del morente quando si trova ad affrontare le condizioni, per nulla familiari, della vita non più fisica. A questo si potrà rimediare soltanto quando l'umanità capirà che la condizione non fisica dopo la morte non è affatto nuova, ma anzi molto antica. Un estratto dal lavoro di Michael Eastcott sulla morte illustra questo punto in modo assai chiaro: "La morte per l'uomo medio rappresenta il cataclisma finale che coinvolge la fine di tutte le relazioni umane e la cessazione di tutta l'attività fisica. Essa gli sembra analoga al lasciare una stanza illuminata e calda, amichevole e familiare, dove i suoi cari sono radunati, per andare fuori nella notte fredda e buia".
"Purtroppo le persone non sanno, o lo dimenticano, che ogni notte, nelle ore di sonno, esse cessano di essere attive nel piano fisico ed iniziano a vivere e funzionare a un livello del tutto differente. Il fatto che non sono in grado di riportare nella coscienza del cervello materiale il ricordo di quell'uscita, e di ciò che hanno fatto, le fa' dimenticare che hanno già raggiunto una certa facilità nel lasciare il corpo fisico. Questo è il motivo basilare per cui falliscono nel mettere in relazione il sonno con la morte.
La morte, dopo tutto, è solo un lungo intervallo in cui non vi è più la tangibile esistenza nel piano fisico; colui che si pensa morto è solo "andato fuori" per un tempo maggiore di quello relativo al sonno ordinario. Comunque il processo del sonno ordinario è assai simile a quello della morte. La sola differenza che distingue questi due fenomeni consiste nel fatto che nel sonno la funicella magnetica (o corrente di energia) lungo la quale passa la forza vitale che collega il corpo materiale con quelli sottili resta collegata, e costituisce il mezzo che, al risveglio, permette di ritornare nel corpo denso. Nella morte questa funicella vitale si spezza ed il ritorno non è più possibile. Quando questo succede il corpo fisico, mancando dei principi di coerenza che lo tenevano insieme, si disintegra. La morte, se solo potessimo rendercene conto, è una delle attività che abbiamo già praticato in tante occasioni. Noi, infatti, siamo morti molte volte e moriremo ancora e poi ancora. La morte è essenzialmente una questione di coscienza; siamo coscienti per un breve periodo sul piano fisico, ed un momento dopo ci ritiriamo su un altro piano dove siamo attivamente coscienti. Fintanto che identifichiamo noi stessi con il nostro corpo, la morte sarà per noi causa di un grande timore: timore le cui origini risalgono nella notte dei tempi. Non appena ci renderemo conto di non essere dei "corpi" ma delle "anime" che abitano nei corpi, ci troveremo pure in grado di focalizzare la nostra coscienza in ogni forma fisica (o piano di esistenza). Saremo pure in grado di focalizzarla in ogni direzione entro la forma di Dio, e non conosceremo più il fenomeno chiamato "la morte".
Io parlo della morte come uno che conosce l'argomento sia per l'esperienza avuta nel mondo esterno, sia per ciò che concerne la vita interiore. La morte non esiste. Esiste invece l'ingresso in una vita più piena; una vita libera dalle limitazione create dal corpo fisico. Il processo di brutale separazione tanto temuto non ha affatto luogo, se non nel caso di morte improvvisa e violenta. Gli unici fenomeni veramente sgradevoli sono un istantaneo e terribile senso di morte e imminente distruzione, e qualcosa che si avvicina ad un elettroshock. Niente altro. Per i non evoluti, la morte è letteralmente un sonno di oblio, questo perché la mente non è sufficientemente sveglia per reagire e l'area che contiene la memoria è praticamente vuota. Per un onesto ed intelligente cittadino mediamente la morte non è altro che la continuazione della vita in piena coscienza; egli può, nel post mortem (dopo la morte) portare ancora avanti i suoi interessi e le tendenze che aveva durante la vita fisica. La sua coscienza ed il suo senso di consapevolezza sono gli stessi e non si sono alterati. Egli non nota una gran differenza, è ben curato, e spesso ignora addirittura di essere passato attraverso l'episodio della morte."
La morte del corpo fisico
Il fenomeno chiamato "morte" avviene al momento in cui i corpi sottili si separano completamente dal corpo fisico. Dopo la morte fisica l'Io, si ritira nel mondo astrale, rivestito dai suoi corpi sottili che assumono esattamente la figura e le dimensioni di quello fisico che ormai giace sul letto senza vita. Sembra accertato che la grande massa di coloro che muoiono non sapendo nulla dello stato post mortem, credono di essere ancora vivi e per qualche tempo (tre giorni al massimo) restano piuttosto perplessi per il pianto e le forte vibrazioni emotive da cui sono circondati. Ma non solo con la morte avviene questo distacco; avviene abbastanza spesso anche durante il sonno; molti sogni non sono sempre la concretizzazione "eterica" della immaginazione dello stato di veglia, ma veri e propri spostamenti temporanei nel mondo dei disincarnati, quello più prossimo. La letteratura esoterica pullula di esempi e di testimonianze, di persone che si sono trovate fuori dal loro corpo fisico. Vi è, per esempio, il caso di un medico che dovette sottoporsi ad un intervento chirurgico ad opera di suoi colleghi; pochi secondi dopo l'anestesia, si è trovato improvvisamente in un angolo della sala operatoria da dove ha potuto seguire l'operazione. Senza dubbio l'anestetico, iniettato, era troppo forte e quel medico ha corso il rischio di non poter più rientrare nel suo corpo fisico, per ringraziare e per congratularsi con i suoi amici, perché il distacco totale dell'eterico significa la morte del fisico.
Non si muore soli
Vi è una cosa che pochi conoscono ed è assai importante: quando qualcuno passa attraverso gli stadi della morte incontra delle persone familiari a lui care che lo hanno preceduto ed ora lo aiutano a passare nei mondi sottili ed a liberarsi del corpo fisico. Vi sono attualmente molte testimonianze di questo fatto; testimonianze che sono state raccolte facendo delle ricerche nei mondi sottili restando nei pressi di persone in procinto di morire. Queste documentazioni, che hanno portato a conoscere gli aspetti invisibile della morte, hanno fatto molto per sollevare il tragico velo solitamente associato con il trapasso. L'individuo in procinto di morire, oltre ai propri cari, fruisce pure di una gentile assistenza da parte di alcune presenze angeliche. Nel momento che appare l'Angelo della Morte i Devas della guarigione (esseri spirituali) si ritireranno definitivamente. A questo punto potranno svolgersi le varie fasi che culmineranno con la morte definitiva del corpo fisico. Ogni fase è comunque assistita da una opportuna e radiante Presenza Angelica.
Il fatto che il morente veda le persone amate che lo hanno preceduto nell'aldilà spiega il sorriso che spesso si riscontra sul suo viso; l'apparizione dell'Angelo spiega invece la luce tenue e delicata che appare sul suo volto per un breve tempo. Questi sono alcuni aspetti assai belli della morte.
Il Purgatorio e il Paradiso
In un periodo di tempo che va da uno a tre giorni dall'ultimo respiro il defunto raccoglie tutto il "filmino" della sua vita, ovvero tutti gli avvenimenti che ha vissuto dal concepimento in poi. Per questo motivo è bene che in questi periodo il defunto venga lasciato tranquillo. Passato qualche tempo, il defunto inizia a far scorrere ed osservare attentamente tutto il filmino della sua vita e soffrirà per ogni sua azione che ha causato sofferenza agli altri con le azioni o la parola. Questo esame, che la Chiesa chiama "Purgatorio", dura all'incirca un terzo della vita vissuta sulla Terra e serve a far comprendere le cose che non si devono fare. Il defunto, terminato il Purgatorio, inizia di nuovo ad esaminare il filmino della sua vita, però questa volta lo scopo è quello di gioire per le gioie che egli ha dato agli altri. Questa fase viene chiamata Paradiso. Finite queste fasi egli ha integrato in sé le esperienza fatte nell'ultima vita terrena e si prepara a nascere di nuovo al fine di fare altre esperienze utili alla sua evoluzione spirituale. A questo punto avrà degli incontri con gli Angeli del Destino che lo guideranno nella scelta dei genitori, del luogo e dell'ora in cui nascere.
Il desiderio di rinascere
Quando il defunto decide di incarnarsi nuovamente subentrano degli esseri spirituali di altissima intelligenza (gli Angeli del Destino o Rettori del Karma) che l'aiutano a creare la trama della sua nuova esistenza. Con Essi egli esamina i vari atti negativi e positivi compiuti in tutte le precedenti esistenze, e pianifica una vita dove poter incontrare le persone che ha danneggiato e compensare il male fatto nel migliore dei modi. Anche il bene fatto non va perduto perché le persone beneficiate, saranno coloro che gli offriranno amore, aiuto e simpatia nella vita che si sta preparando. Dopo questa laboriosa preparazione lo spirito inizia la sua discesa verso i mondi più densi. Con la materia del Mondo Mentale si crea il corpo mentale e con quella dei Mondi inferiori si crea il corpo astrale ed il doppio eterico. Quest'ultimo viene posto nel grembo materno ed agisce come una matrice energetica per dare la forma dovuta al feto in gestazione.
Sono morto come...
Sono morto come minerale
e sono diventato pianta.
Sono morto come pianta
e sono diventato animale.
Sono morto come animale
e sono diventato uomo.
Perché dovrei aver paura?
Sono già stato diminuito dalla morte,
eppure ancora una volta
morirò come uomo,
per fondermi alla benedizione dello spirito.
Ma anche questa fase dovrà essere abbandonata.
Tutto, tranne Dio, deve perire.
(Poesia di un Maestro indù vissuto nel 1240).