DolceLuna Team
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| Titolo: L'UOMO, LA SUA EVOLUZIONE E IL SUO DESTINO Lun Gen 28, 2013 7:21 am | |
| Sono sicuro che la rinascita esiste veramente, che essa trae la sua origine dalla morte, e che le anime dei morti continuano a vivere (Socrate).
È Dio che ti ha creato, poi ti ha mantenuto, poi ti farà morire, e di nuovo ti darà la vita. Sia gloria a Lui! (Il Corano).
Accettando e meditando il concetto di rinascita, incomincerete a capire che tutti gli avvenimenti della vostra vita (i legami gli incontri, gli incidenti, le sconfitte, i successi) hanno una loro motivazione. La ragione d'essere è più o meno remota, ma esiste. Questa comprensione, in seguito, influirà sui vostri sentimenti; quando capirete che tutto ha un significato, non vi ribellerete, e non cercherete di risolvere i problemi con l'odio e la violenza. Saprete che ciò che vi sembra ingiusto è in realtà il conto da saldare per le trasgressioni del passato,e allora accetterete, senza accusare gli altri delle vostre disgrazie. Inoltre, l'idea della rinascita vi induce a fortificare la volontà: vi sforzate di riparare gli errori ed evitate di commettere atti riprovevoli, allo scopo di costruirvi un avvenire luminoso.
Non basta una vita per realizzarsi
Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così l'anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi e inutili (Tratto dalla Bhagavad Gita, poema Indù).
Può un Dio misericordioso dare ai suoi figli un'unica possibilità di raggiungere il suo regno? Come conciliare la sua misericordia infinita con l'inferno eterno? Davvero Dio ci costringe a giocarci tutto in questa vita? Un padre affettuoso non lo farebbe. Perché dovrebbe farlo Dio? L'esperienza diretta, la deduzione, la logica, la fede religiosa e l'osservazione empirica, tutte concorrono a indicare che esiste una forma di energia cosciente all'interno del corpo. E questa energia cosciente che pensa i pensieri e sente le sensazioni. Il corpo è uno strumento, l'energia cosciente è il suonatore dello strumento. Non sono il mio cervello o il mio sistema nervoso più di quanto un chitarrista sia la chitarra che suona. Come un musicista produce musica con uno strumento musicale, così io, il pensatore, produco pensieri con uno strumento per pensare: il cervello. E se lo strumento va distrutto, non necessariamente devo finire anch'io. Le chitarre vanno e vengono, ma i suonatori esperti rimangono.
La rinascita e il cristianesimo delle origini
Come una persona indossa vestiti nuovi e lascia quelli usati, così l'anima si riveste di nuovi corpi materiali abbandonando quelli vecchi e inutili (Tratto dalla Bhagavad Gita, poema Indù). Anche se la cosa è poco conosciuta la Dottrina della rinascita faceva parte del cristianesimo delle origini e rappresentava una parte essenziale della fede cristiana. Durante il V e VI secolo dopo Cristo, era una credenza molto diffusa ed accettata da molti Padri della Chiesa (Origene, Agostino, Tertulliano, Sinesio ed altri). Scrisse Ruffino in una lettera diretta a S. Anastasio: "... questa credenza era comune tra i primi Padri della Chiesa ... " Vediamo ora un breve esame dei fatti politico-religiosi, che hanno creato i presupposti affinché la Chiesa Cattolica eliminasse questo insegnamento dalla sua dottrina la dottrina della rinascita.
La rinascita e le religioni del mondo
[size=24]Credendo come io credo nella teoria della reincarnazione, vivo nella speranza che, se non in questa mia nascita, in qualche altra nascita sarò capace di abbracciare tutta l'umanità in un amichevole abbraccio. (Mohandas K. Gandi).
Gli antichi Egizi ed i Greci credevano nella rinascita, proprio come ancor oggi la accettano gli Indù, i Buddisti, gli Indiani d'America, gli aborigeni australiani e molte tribù africane. L'idea, pienamente accettata da Ebrei ed Esseni, era largamente diffusa ai tempi di Gesù, e ha continuato ad essere popolare tra gli Ebrei europei fino alla fine del Medioevo ed è trattata in varie opere cabalistiche. Nella Cabala, che contiene molti insegnamenti della tradizione, che erano mantenuti segreti perché sarebbero stati difficilmente intesi dal popolo nel suo significato reale, troviamo vari luoghi in cui la dottrina della rinascita viene esposta in termini assai chiari. Leggiamo, per esempio, nello Zohar: "Le anime devono ritornare all'Assoluto da cui sono emerse. Per raggiungere questo fine, però, devono sviluppare le perfezioni il cui seme è già insito in loro. E se non avranno sviluppato tali caratteristiche in questa vita, allora dovranno cominciarne un'altra, una terza, e così via. Dovranno continuare così finché non avranno acquisito la condizione che permette loro di tornare in compagnia di Dio".
Origene (185-253 d.C.)
Chi ha bisogno di un corpo ne viene rivestito; quando invece le anime cadute si elevano a un destino migliore, i loro corpi vengono nuovamente distrutti. Così essi appaiono e scompaiono perennemente (Origene).
Fu Origene, uno dei più dotti tra i Padri della Chiesa, che, osservando come tutti gli uomini fossero assai diversi tra loro fin dalla nascita, concluse che essi dovevano aver già vissuto in precedenza. Secondo lui era proprio per questo motivo che essi hanno un loro modo unico di pensare ed agire. Sempre di Origene era la convinzione che le Sacre Scritture potessero essere comprese nel giusto modo soltanto quando considerate nella luce della rinascita. Origene era un cristiano devoto ma non accettava la dottrina semplicistica, così come si presentava dopo due secoli di lenta evoluzione. Si mise allora a meditare sui testi sacri per ricavarne un'interpretazione più profonda, intelligente e convincente. Ciò che turbava maggiormente le autorità religiose era un punto della dottrina di Origene; un punto dove si insegna che l'anima vive in un corpo ed, alla morte, lo abbandona per passare in un altro. Questo ciclo continua fintanto che l'anima non si sia dimostrata superiore alle inclinazioni della carne. In quel momento essa conquista la libertà dal corpo e può tornare alla propria residenza divina senza doversi incarnare di nuovo. Gli ostacoli incontrati non impedirono comunque ad Origene di portare a termine un testo monumentale, l'Esapla, che contiene una revisione critica del testo sacro. Fondò anche una scuola in Cesarea di Palestina dove proponeva le sue idee e la sua interpretazione dei testi sacri in cui cercava sempre di cogliere il senso più profondo e spirituale. La sua influenza sulla teologia cristiana fu predominante per tutto il secolo III e buona parte del IV. Origene espose la dottrina della rinascita in molti suoi scritti, identificandola spesso con la resurrezione. Nella sua nota opera "Contra Celsum" afferma: "Non è forse più conforme alla ragione credere che ogni anima per certe misteriose ragioni (parlo secondo l'opinione di Pitagora, Platone ed Empedocle) sia introdotta in un corpo, secondo i suoi meriti e le sue azioni passate? ..." Nel 250 d.C., l'imperatore romano Decio pretese che tutti i cittadini avessero un certificato attestante il fatto che il possessore avesse fatto dei sacrifici agli dei riconosciuti dai Romani. Origene non acconsentì e fu imprigionato e torturato. Morì nel 253, probabilmente in conseguenza della sua prigionia.
Giustiniano (482-565 d.C.)
Tanto meglio se in una mia vita futura non dovessi essere un re: vivrò ciò non di meno una vita attiva e, alla sua conclusione, mi sarò guadagnato meno ingratitudine. (Federico il grande).
Giustiniano, di umili origini, nacque a Tauresio nel 482 d.C. In gioventù visse a Costantinopoli (ora Istambul) dove ricevette una eccellente educazione. Nel 527 d.C. Giustiniano successe allo zio e divenne Imperatore Romano. Rimase al potere per circa 40 anni e sotto il suo impero fiorirono commerci, attività economiche ed arti edilizie; risalgono infatti a questo periodo la costruzione della cattedrale di S. Sofia in Costantinopoli e della basilica di S. Vitale in Ravenna. Giustiniano voleva ricomporre il vastissimo territorio dell'Impero Romano, ma era ostacolato dalle notevoli controversie teologiche tra i vari Padri della Chiesa che non riuscivano ad accordarsi su alcuni argomenti tra cui, il più importante, riguardava la natura del Cristo. Queste controversie preoccupavano seriamente Giustiniano che pensò di convocare i Vescovi per discutere qualcosa su cui erano d'accordo per aiutarli a trovare un'intesa anche sulla questione della natura del Cristo. Ben sapendo come la dottrina di Origene fosse contestata dalla loro maggioranza pensò allora di utilizzarla come capro espiatorio politico. Arrivò allora alla conclusione di convocare i Vescovi affinché potessero confrontarsi e discutere sulla possibile condanna della dottrina di Origene e di altri argomenti. Fu così che venne indetto il Sinodo del 543 d.C. che si tenne a Costantinopoli. È interessante notare che il Papa Virgilio rifiutò di partecipare a questa riunione, fatto, che, secondo alcuni ecclesiastici, invalida le decisioni ivi prese. Giustiniano, che si riteneva capo supremo della Chiesa, pubblicò comunque i decreti emanati dal Sinodo; decreti che comprendono le seguenti poche righe di condanna per coloro che avessero creduto ad una possibile trasmigrazione delle anime: "Chiunque creda alla favolosa preesistenza dell'anima ed alla condannabile apocatastasi a cui essa si collega, cioè alla reintegrazione di tutte le cose come erano all'origine, che su di lui cada un anatema"
Da quel momento in poi furono combattute tutte le Scuole di pensiero che accettavano la dottrina della rinascita e coloro che parlavano a favore del concetto della rinascita furono etichettati come eretici e scomunicati. Anche i testi riportanti tale dottrina furono distrutti o fatti sparire, insieme a tutti i riferimenti al riguardo presenti nei testi sacri, Bibbia compresa. La sentenza emessa contro la dottrina di Origene, comunque, non nega per nulla la natura spirituale dell'uomo, afferma soltanto che non vi sono state delle vite precedenti a quella attuale e, ciò che più conta, non condanna la dottrina in sé... ma chi ne parla!
Perché non ricordiamo le vite passate?
La verità del mondo è che le cose sussistano per sempre e non muoiano, ma si sottraggano per un po' alla vista e in seguito facciano ritorno. Niente muore; gli uomini si sottopongono a finti funerali e a dolenti necrologi, mentre loro stanno là, a guardare dalla finestra, belli sani e a posto, in qualche nuova guisa foggiati. (Ralph Waldo Emerson).
Se fosse così importante per gli esseri umani conoscere i dettagli delle loro incarnazioni precedenti, perché la Provvidenza glieli avrebbe nascosti? Certo, verrà il momento in cui dovranno conoscerli, ma devono prima acquisire una maggiore padronanza di sé. Immaginate che vi sia rivelato che in una incarnazione precedente una certa persona vi aveva assassinato: se siete deboli, se non siete capaci di controllarvi, quali saranno le conseguenze? Sono rivelazioni pericolose; c'è il rischio che vi turbino e che alimentino in voi sentimenti tali da impedire la vostra evoluzione. Immaginate il caso di certi genitori: non sanno che, in passato, i loro bambini sono stati i loro peggiori nemici. Ora, amandoli, prendendosi cura di loro, essi si liberano dei debiti nei loro confronti, ristabilendo delle buone relazioni. Ma se si rivelasse loro la verità, che tragedia! La Provvidenza ha voluto giustamente lasciare gli esseri umani nell'ignoranza su certe cose, perché essi possano meglio liberarsi dei propri debiti ed evolvere.
L'offuscamento dei ricordi
Così l'idea della reincarnazione possiede una più confacente spiegazione della realtà, quella per cui il pensiero indiano riesce a sormontare tante difficoltà che invece mettono in iscacco i pensatori d'Europa. (Albert Schweitzer).
Quando un uomo vive in un corpo materiale non ricorda più le conoscenze spirituali che l'anima aveva prima di incarnarsi. Non ricorda nemmeno le sue precedenti vite terrene. Infatti, in ogni incarnazione il sapere che riguarda vite precedenti e la vita nelle sfere dell'aldilà viene ricoperto da un velo. Per questo, ogni anima, qualunque sia il suo grado di purezza, corre il rischio di incolparsi durante il suo cammino sulla terra. Il fatto che la memoria dell'anima venga ricoperta al momento dell'incarnazione in un corpo terreno non è, tuttavia, solamente un rischio, ma anche una grande chance, se lo paragoniamo alla vita dell'anima nei mondi dell'aldilà. Il ricordo di altre vite, infatti, sarebbe un enorme peso per noi; come avviene alle anime nelle sfere di purificazione, ci tormenteremmo rimproverandoci il passato e non saremmo liberi di vivere il presente e di cogliere e sfruttare le opportunità che ci vengono date oggi per riconoscere noi stessi e riparare al male fatto, liberi dalle conseguenze degli errori fatti in passato. In questo modo l'evoluzione spirituale procederebbe in modo molto più lento e difficile. Ogni giorno, anzi ogni ora ed ogni minuto sulla terra, racchiudono in sé la possibilità di riconoscere se stessi e sistemare le colpe dell'anima, se noi siamo aperti, coscienti ed abbiamo chiarezza. Tutto ciò che ci accade non avviene per caso, ma ci tocca secondo leggi ferree: sono i frutti di ciò che un tempo abbiamo seminato. Alla luce di queste conoscenze di fondo è chiaro che è contro la Legge cercare di scoprire intenzionalmente le incarnazioni precedenti con l'aiuto di determinate tecniche, per qualsiasi motivo lo si voglia fare, dato che ciò interferisce nel processo di maturazione previsto per l'anima: così facendo, l'uomo si fissa sul passato anziché cogliere le possibilità di riconoscersi che gli vengono date nel presente.
È meglio non ricordare le vite passate
Come sarebbe interessante scrivere la storia delle esperienze fatte da un uomo in questa vita dopo essersi suicidato nella precedente; di come egli adesso inciampi nelle stesse esigenze che si erano presenatte prima, fincé non arrivi a capire che quelle esigenze vanno appunto esaudite ... Le imprese della vita passata conferiscono una direzine a quella presente. (Tolstoj).
Infine, benché la maggior parte degli individui non sia capace di ricordare le vite trascorse, vi sono alcuni che le ricordano, e tutti potranno arrivarci se vivranno nel modo richiesto per il conseguimento della conoscenza. Ciò richiede una grande forza di carattere, perché il ricordo delle nostre vite passate porta con sé la conoscenza dei debiti che dobbiamo saldare nell'avvenire, fato imminente che può sinistramente incombere sopra qualcuno e forse presagio di un qualche terribile disastro. La natura ci ha benignamente nascosto il passato e il futuro per non privarci della nostra pace interiore col soffrire in anticipo i dolori che ci sono riservati. Nel graduale conseguimento di un sempre maggiore sviluppo, impareremo ad accettare tutti gli eventi con equanimità, a scorgere in tutti i mali le conseguenze di un male passato e a sentirci riconoscenti perché gli obblighi, nei quali siano così incorsi, ci verranno rimessi. Infine, ci renderemo conto che a misura che saldiamo i nostri debiti si avvicina per noi il giorno della liberazione dalla ruota della nascita e della morte. | |
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