Nella filosofia indiana ed in quella greca presocratica (Esiodo, Empedocle), fu un principio cosmico, la forza che armonizza tutte le cose. Per Platone l’Amore (eros) è desiderio della tensione ideale, fra mondo reale e mondo delle idee. Aristotele scorge in esso il principio in base al quale il primo motore, come oggetto di desiderio, muove le altre cose attraendole a sé. Nel neoplatonismo l’Amore è la via preparatoria di accesso all’assoluto. Il cristianesimo insegna l’Amore di Dio per l’uomo (grazia) e l’Amore degli uomini tra loro (comandamento dell’Amore per il prossimo): questo Amore è agape (caritas), ovvero è disinteressato, volto al bene dell’altro ed è contrapposto all’eros, che è desiderio interessato. Nel Seicento e nel Settecento l’Amore torna ad essere interpretato come passione, il cui fondamento è di natura sensibile. Il Romanticismo rivendica la portata metafisica dell’Amore. Esso rompe l’individualità egoistica ed è manifestazione dell’assoluto, che chiama a sé tutte le opposizioni ed ogni molteplicità. L’Amore è simbolo dell’unione od identità di finito ed infinito ed insieme vivente presenza dell’infinito nel finito. Nel Novecento l’Amore è stato analizzato da Freud come sublimazione della libido.