Termine derivato dal greco agcura, che definisce lo strumento che, facendo presa sul fondo del mare con braccia uncinate, trattiene la nave oppure l’imbarcazione cui è collegata mediante cavo o catena. Nei poemi omerici è descritta come costituita da grosse pietre legate alla nave con robusti cavi (eunh). Originariamente era di legno, in parte vuoto e riempito di piombo ed era formata da un grosso fusto, alla cui estremità inferiore veniva legato dapprima un solo braccio di ferro, poi due terminanti con palette triangolari. All’estremità superiore del fusto un anello cui era legata la fune attaccata alla nave. In epoca romana l’ancora venne infine perfezionata, fino a conferirle la forma tuttora mantenuta. Oggi le grando navi sono dotate di tre ancore a prua (due di servizio dette di posta, ed una di riserva detta di speranza) ed una di poppa (detta di corrente o di ormeggio). Nell’arte figurativa cristiana l’ancora è il simbolo della speranza e si trova spesso raffigurata sui monumenti funebri del II e III secolo d.C., di norma posta tra due pesci che simboleggiano i fedeli. Anche la Massoneria considera l’ancora simbolo di Speranza.