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Dove la magia è amore universale, umiltà e ascolto...la magia svelata, per il benessere dell'anima.E' come se in un attimo sbocciasse la vita, laddove prima c'erano solo silenzio ed immobilità.
 
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 L'UOMO, LA SUA EVOLUZIONE E IL SUO DESTINO

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MessaggioTitolo: L'UOMO, LA SUA EVOLUZIONE E IL SUO DESTINO   L'UOMO, LA SUA EVOLUZIONE E IL SUO DESTINO EmptyLun Feb 04, 2013 4:47 am

Durante gli ultimi 30 anni mi hanno consultato molte persone provenienti da tutte le parti del mondo... E tra i miei pazienti degli ultimi 35 anni io non ne ho trovato uno i cui problemi, in fondo, non fossero altro che la ricerca di una prospettiva religiosa della vita... E furono curati quando riguadagnarono tale prospettiva. (C. G. Jung,1932).


Ognuno di noi è perfetto nella mente di Dio

Nella Bibbia sta scritto che il Divino Architetto creò l'uomo a sua immagine e somiglianza. Essendo Dio puro spirito appare chiaro che l'uomo che Dio ha creato NON È certamente l'uomo che noi vediamo intorno a noi bensì un uomo spirituale, sottile e invisibile: una particella di coscienza individualizzata nella mente cosmica di Dio.
Così, come ogni cosa che l'uomo ha creato, prima di essere creata ha dovuto essere ideata e progettata, così il divino Architetto, nella sua mente, ha ideato ognuno di noi ed il nostro progetto; un progetto perfetto e senza alcuna disarmonia. Provate a pensare ad una diapositiva con un'immagine perfetta proiettata da un proiettore con la lente sporca o non messa a fuoco. La perfezione dell'immagine originale andrà perduta e sullo schermo apparirà una figura distorta o deformata. I pensieri sbagliati sono come la lente sporca o non messa a fuoco; sono essi a precludere la manifestazione terrena della nostra perfetta immagine, o pensiero, presente nella mente di Dio. Coprendo parzialmente la luce proveniente dal proiettore, è possibile far apparire sullo schermo la figura di un uomo senza una mano, e si può far riapparire la mano lasciando che la luce scorra liberamente. Analogamente, le malattie che appaiono nel corpo fisico non sono che un'ostruzione all'energia vitale, generata dall'erroneo comportamento e pensiero dell'uomo. Purtroppo l'umanità è erede di errori accumulati nel corso di innumerevoli vite, ha vissuto con pensieri imperfetti ed ora si è abituata all'imperfezione. L'amputazione di una mano in un incidente d'auto, non è più reale di quella della mano dell'uomo sullo schermo, visto nell'esempio precedente. Attualmente l'uomo, a meno che non sia un Essere altamente evoluto (per esempio Gesù di Nazareth), non è ancora in grado di correggere la distorsione che si è verificata nella proiezione della diapositiva o progetto divino. Dio, mediante le diapositive perfette di ogni creatura da Lui ideata, e l'energia cosmica da Lui condensata, cerca di proiettare immagini perfette dell'uomo (fatto "a Sua immagine") e di tutte le creature in tutto l'Universo. Per ignoranza l'uomo si è posto in disaccordo con la volontà divina e così impedisce che sulla Terra vengano proiettate in modo perfette le creazioni di Dio. Un blocco di ghiaccio è solido, pesante, freddo e visibile. Se lo si lascia sciogliere, diventa liquido ed è ancora visibile, benché in forma differente. Se lo si fa' attraversare da una corrente elettrica, diventa invisibile trasformandosi in idrogeno e ossigeno. Come un blocco di ghiaccio può essere trasformato in gas invisibili, così i gas possono essere ricondensati in liquido e quindi congelati in un blocco di ghiaccio uguale all'originale. Similmente, il nostro corpo fisico può essere ridotto in liquidi e fatto evaporare in gas invisibili; però non saremmo più in grado di ricreare dai gas il corpo nella sua forma originale. Noi non conosciamo ancora l'anello di congiunzione fra mente e corpo, spirito e materia. Quando, usando la volontà, l'uomo raggiungerà il supremo controllo dell'energia nel proprio corpo, sarà in grado di sciogliere i blocchi energetici che costituiscono le sue malattie e godere di una perfetta salute.

Noi non siamo il nostro corpo

Gli scienziati ci insegnano che il nostro Universo si regge su leggi matematiche e pertanto assai precise. È perciò impensabile che nel progetto di Dio, visto come Creatore, esista la sofferenza o qualcosa che non abbia uno scopo ben preciso. Più sopra, il maestro Paramansa Yogananda, propone un'idea per cui l'uomo appare come un progetto perfetto nella mente di Dio; progetto che appare però deformato sulla scena del mondo. Pertanto è un grande errore quello di considerarci non come esseri spirituali, sani e perfetti nella mente di Dio, ma come un insieme di organi che, ad essere ottimisti, dura qualche decennio e non di più.

Il dramma dell'Anima in esilio

Possiamo considerare le ripetute incarnazioni dell'anima divina nei mondi della manifestazione esteriore come un'attività particolare dello spirito umano per lo scopo specifico di acquistare quella conoscenza, che in tal modo soltanto può essere ottenuta. Con questa immissione della coscienza divina nei tre corpi, il corpo fisico, astrale e mentale, avviene la tragedia, la vera caduta nella materia, che è la causa di ogni susseguente sofferenza nel pellegrinaggio dell'anima.
Infatti, nel processo di rinchiudere una parte della sua coscienza nei tre corpi, questa parte si identifica con i corpi stessi, ed in questa identificazione si illude di essere quei corpi che invece dovrebbero essere i suoi servitori. Con questa sensazione la coscienza incarnata non condivide più la coscienza universale e divina, ma condivide la separatezza dei corpi e si crede un'entità separata dagli altri esseri: la personalità.
È l'antica storia di Narciso, il quale vedendosi il volto rispecchiato dalla superficie dell'acqua della fonte, vuole abbracciare l'immagine e così facendo annega. Così la coscienza incarnata annega nell'oceano della materia, e nella sua identificazione con il corpo fisico, rimane segregata dalla coscienza universale, e non si conosce più per ciò che è veramente: un figlio di Dio.
Allora incomincia l'infinita tragedia dell'anima in esilio. Essa dimentica il proprio retaggio divino e si degrada per la sua incosciente sottomissione a quei corpi che dovrebbero essere i suoi fedeli strumenti. È questo il vecchio mito gnostico di Sofia, l'anima divina, che vive in esilio fra ladroni e malfattori i quali, abusando di lei, la umiliano sin quando viene redenta da Cristo e può far ritorno alla sua divina dimora.
Può esservi una tragedia più grande e una peggior degradazione di quella per cui l'anima divina, membro della più alta Nobiltà (la Nobiltà della Divinità medesima), si assoggetta all'umiliazione e indegnità di un'esistenza in cui, dimenticato il suo alto rango, si permette di essere asservita alla materia?
Allorché ci capita di vedere degli individui nei loro momenti peggiori, repellenti nei loro odi, rozzi e brutali, disarmonici in quanto estraniati dalla natura, oppure sciocchi e superficiali, noi assistiamo a questo dramma dell'esilio dell'anima, e siamo acutamente consci della degradazione sofferta dalla scintilla divina in ciascuno di loro.

La necessità di mutare atteggiamento

Così adunque la nostra coscienza di essere due parti separate: una spirituale ed una materiale, è basata solo sull'ignoranza.
Noi non siamo due, ma uno: siamo la parte spirituale e null'altro. Il suo mondo è il nostro mondo, la sua vita è la nostra vita. La sorgente dell'inganno nasce dal fatto che, quando noi caliamo la nostra coscienza divina nel corpo fisico, astrale e mentale (attraverso cui dobbiamo acquistare una determinata esperienza), ci identifichiamo con questi corpi e dimentichiamo quello che siamo veramente. Allora la coscienza imprigionata, fatta schiava dei tre corpi, segue i loro desideri; ed ecco quello che noi chiamiamo "personalità". Quindi, fra la parte divina e la personalità, inizia una lotta dolorosa: la nostra vera crocifissione. Eppure, gran parte di questa sofferenza è dovuta alla nostra ignoranza e cessa quando noi ci rendiamo conto della nostra vera natura; il che però significa un cambiamento completo di atteggiamento. Per cominciare, dovremmo comprendere quanto sia falso il nostro concetto della dualità della nostra natura.
Noi parliamo sempre dell'anima, dello spirito, dell'Io superiore, dell'Ego (o qualunque altro nome diamo alla nostra natura superiore) come di qualche cosa o di qualcuno che sta sopra di noi, mentre noi, la natura inferiore, abitiamo più in basso. Ed allora facciamo sforzi incredibili per raggiungere quello che sta "in alto" nel tentativo di conquistare qualche cosa di essenzialmente estraneo a noi stessi, e perciò arduo ad ottenersi.
Così parliamo spesso del "tremendo sforzo" richiesto per raggiungere la parte divina in noi; altre volte parliamo dell'ispirazione o della conoscenza, della forza spirituale o dell'amore, come se fossero "doni" che scendano a noi da questa "parte divina". In tutti questi casi commettiamo l'errore fondamentale di identificarci con ciò che non siamo, e affrontiamo il problema con un atteggiamento sbagliato in partenza.
La prima condizione di successo spirituale è l'assoluta certezza che noi siamo uno spirito che vive in un corpo; la seconda condizione, non meno importante ed essenziale della prima, è la fiducia nei nostri poteri come esseri spirituali ed il coraggio di usarne liberamente. Invece di considerare naturale e normale il nostro stato abituale di coscienza, e guardare l'Ego dal basso come un essere eccelso che si debba raggiungere, con uno sforzo continuo e tremendo, dobbiamo cominciare dal considerare il nostro abituale stato di coscienza come anormale e innaturale, e la vita dello spirito come la nostra vera vita, dalla quale solo noi, con uno sforzo continuo ci teniamo divisi e lontani.

Tutti i nostri problemi nascono dal fatto che...

Tutti i nostri problemi nascono proprio dal fatto che abbiamo dimenticato la nostra divina eredità e siamo convinti di essere un corpo più o meno bello secondo i canoni attualmente vigenti.
Pensate ad un burattinaio che sta muovendo un burattino restando sul suo balconcino: di certo non si vergogna se il suo burattino è nudo, prova paura o se la sua esistenza viene messa in pericolo. Ricordate Adamo ed Eva nel giardino terrestre? Erano nudi, non avevano vergogna e tantomeno paura.
Cosa accadrebbe se il burattinaio entrasse nel burattino per muoverlo più facilmente? Si vergognerebbe immediatamente della nudità ed inizierebbe a provare paura per tutti i pericoli che l'ambiente esterno gli potrebbe presentare. Questo è quanto è accaduto ad Adamo ed Eva, ovvero l'umanità di tante migliaia di anni fa'. Anziché continuare ad usare il loro corpo fisico come uno strumento di lavoro, ci sono entrati dentro ed hanno cominciato a dire "Io sono Mario", ", Io sono Luigi", e così via.
Non vi ho convinto? Bene provata a pensare al modo in cui usate il verso essere ed avere. Vi rendete conto che per ogni parte del vostro corpo usate il verbo avere (io ho un braccio, io ho una testa, ecc.) e poi mettete insieme le parti che avete, e per le parti tutte unite usate forse il verbo essere (io sono Mario, ecc.)? Dire "Io sono Mario, Luigi, ecc.", è un grande errore, sia grammaticale che esistenziale. Se volete veramente risolvere i vostri problemi incominciate a considerare il vostro corpo come un meraviglioso strumento da utilizzare giusto per l'arco di una vita. Quando non sarà più efficiente (perché vecchio o malato) lo lascerete e sarete più vivi di prima. I defunti, infatti, vivono in un corpo sottile che i viventi non riescono a vedere. Sapete perché le macchine parcheggiate non si muovono? Perché coloro che le facevano muovere ne sono usciti e sono andati a fare i loro affari. Sapete perché i corpi in un cimitero non si muovono più? Perché le anime (dal verbo animare = dar vita) di coloro che vi erano dentro ne sono uscite e stanno facendo altre cose.

Lo spirito ha bisogno di un buon strumento

Non sono la nostra anima ed il nostro spirito ad aver bisogno di evolvere, ma gli strumenti fisici attraverso i quali si manifestano, e uno di questi strumenti privilegiati è evidentemente il cervello. Quando si incontra un minorato mentale, bisogna sapere che non è il suo spirito ad essere debole, il suo spirito è forse quello di un grande saggio, bensì il corpo materiale ed il cervello grazie al quale egli deve manifestarsi che sono rovinati. Date un violino con le corde allentate a un violinista: anche se fosse il più grande violinista del mondo, non potrebbe suonare. Anche lo spirito è un grande virtuoso, ma per suonare ha bisogno di un buon strumento.

Considera il tuo corpo come un grande amico

Se vuoi cominciare a vivere veramente, senza paure od angosce dovute ai condizionamenti che ti hanno imposto gli educatori, i giornali, la radio e la televisione, comincia a guardare nello specchio, e considerare colui che ci vedi riflesso non come te stesso, ma come un tuo prezioso alleato, uno strumento che ti permette di fare molteplici esperienze altrimenti impossibili. È solo per mezzo del tuo corpo che il tuo vero Sé, quello spirituale, può sviluppare le qualità potenziali che Dio gli ha donato al momento della sua creazione.
Parla a colui che vedi riflesso, salutalo al mattino e chiedigli di aiutarti a combinare qualcosa di buono durante la giornata. Alla sera, prima di coricarti, salutalo di nuovo, sgridalo se ha sbagliato qualcosa ma fagli i complimenti se ha fatto qualcosa di buono. Ricorda che il corpo che abiti in questa vita è quanto di meglio tu possa avere per fare le esperienze che ti servono. Anche se ha delle imperfezioni, per te rimane il migliore perché le stesse imperfezioni ti permettono di saldare i debiti del passato e sviluppare nella vita attuale la pazienza ed altre virtù. Tutto ciò che avrai imparato andrà ad arricchire il tuo patrimonio spirituale e ti servirà per partire in modo migliore nella vita futura.

L'importanza del discernimento

La scelta tra il bene ed il male non dovrebbe essere difficile, perché quelli che vogliono seguire il Maestro hanno deciso di fare il bene ad ogni costo. Ma il corpo e l'uomo sono due cose differenti, e ciò che l'uomo vuole non è sempre quello che il corpo desidera. Quando il tuo corpo desidera qualche cosa, sosta e rifletti se tu veramente desideri quella cosa. Perché tu sei parte di Dio, e vuoi soltanto quello che Iddio vuole; ma fa d'uopo che tu ricerchi nelle profondità del tuo essere per trovare Dio in te stesso, e per udire la Sua voce che è la tua voce. Non confondere i tuoi corpi con te stesso, né il corpo fisico, né l'astrale, né il mentale. Ciascuno di questi pretenderà di essere il Sé, allo scopo di ottenere quanto desidera. Ma tu devi conoscerli tutti e conoscere te stesso quale loro padrone. Quando vi è un lavoro da compiere il corpo fisico vuol riposare, andare a passeggio, mangiare o bere; e l'uomo che non sa dice tra sé: "lo voglio fare queste cose e debbo farle". Ma il savio dice: "Questo che desidera non sono io, e bisogna che aspetti un poco". Sovente, quando si presenta l'occasione di aiutare qualcuno, il corpo suggerisce subito: "Quanta fatica sarà per me, lasciamo che altri lo faccia". Ma l'uomo risponde al suo corpo: "Tu non mi ostacolerai nel compiere. un'opera buona".
Il corpo è un animale al tuo servizio: il destriero sul quale cavalchi. Perciò trattalo bene e abbine cura; non strapazzarlo e nutrilo convenientemente, soltanto con cibi e bevande pure, e mantienilo sempre scrupolosamente pulito, libero dalla più piccola macchia di sudiciume... Il corpo astrale ha i suoi desideri: desideri a profusione: vuole che tu vada in collera, che tu dica parole aspre, che tu sia geloso, avido di denaro, invidioso della roba altrui, che tu ti lasci sopraffare dallo sconforto. Esso desidera tutte queste cose, e molte altre ancora, non perché vuol farti del male, ma perché ama le vibrazioni violente e gli piace cambiarle continuamente. Ma tu non vuoi nulla di tutto questo, e perciò devi discernere tra i tuoi bisogni e quelli del tuo corpo astrale. Il tuo corpo mentale desidera considerarsi orgogliosamente separato dagli altri, pensare molto a se stesso e poco al prossimo. Anche quando tu l'abbia distolto dagli interessi mondani, cercherà ancora di essere egoisticamente calcolatore e di farti pensare al tuo progresso anziché al lavoro del Maestro ed all'aiuto da dare agli altri.
Quando mediti, cercherà di farti pensare alle molteplici cose che esso brama, anziché all'unica cosa che tu vuoi. Tu non sei questa mente, ma essa è tua perché tu te ne serva; onde anche in questo è necessario il discernimento. Vigila senza posa, altrimenti fallirai.
Il cammino spirituale non conosce compromessi tra il bene ed il male. Fa' ciò che è retto, a qualunque costo, ed astieniti dal fare il male, checché ne dicano o ne pensino gli ignoranti. Studia profondamente le leggi nascoste della Natura e, quando le hai conosciute, conforma ad esse la tua vita, esercitando sempre la ragione ed il buon senso.
Distingui l'importante dal non importante. Saldo come una roccia quando si tratta di principi, cedi sempre nelle cose che non hanno importanza, perciò cerca sempre di essere sempre affabile e dolce, ragionevole ed accondiscendente, lasciando agli altri la stessa piena libertà che desideri per te stesso.
Cerca di scorgere ciò che merita di esser fatto, e ricordati che non devi giudicare dalla grandezza della cosa. Merita di più fare una minuzia direttamente utile al lavoro del Maestro, che non una cosa più grande che il mondo forse giudicherebbe buona. Devi distinguere non solo l'utile dall'inutile ma altresì ciò che è più utile da ciò che è meno utile. Cibare i poveri e opera buona, nobile ed utile; tuttavia cibare le anime è più nobile e più utile che dar da mangiare ai corpi, ma solo quelli che hanno la conoscenza possono cibare le anime. Se possiedi la conoscenza è tuo dovere aiutare altri a conseguire questo sapere.
Per quanto saggio tu possa essere, molto ti resta da imparare su questo Sentiero, tanto infatti che anche in ciò occorre discernimento, e bisogna che tu rifletta attentamente per vedere che cosa vale la pena d'imparare. Ogni cognizione è utile ed un giorno avrai tutto il sapere, ma fino a che ne possiedi solo parte, guarda che questa parte sia la più utile.
Dio è Sapienza al pari di Amore, e quanto più sai tanta più parte di Lui puoi manifestare. Studia dunque, ma studia anzitutto ciò che ti può rendere meglio capace di aiutare gli altri. Persevera pazientemente nei tuoi studi, non allo scopo che gli uomini ti considerino erudito, e nemmeno per la felicità di essere savio, ma perché l'uomo savio soltanto può saviamente aiutare. Per grande che sia il tuo desiderio di recare aiuto, se sei ignorante l'opera tua potrà fare più male che bene.
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