Santo (Coma, Aeman, medio Egitto 250-deserto presso il Mar Rosso, 355). Sant’Atanasio lo definì fondatore dell’ascetismo. Rimasto orfano a 18 anni, distribuì ai poveri tutti i suoi beni e si ritirò al di là del Nilo in un castello abbandonato, dove visse per vent’anni, e dove affrontò numerose tentazioni diventate leggendarie. Il suo esempio gli attrasse molti discepoli, che presto costituirono una vasta schiera di eremiti, di cui Antonio era padre e maestro (305). Durante la persecuzione di Massimino Daia (310) venne ad Alessandria per confortare e soccorrere i cristiani. Ritornata la pace, Antonio si ritirò in più stretto isolamento nel deserto presso il Mar Rosso, da dove Sant’Atanasio lo richiamò in Alessandria (335) per combattere gli ariani, molti dei quali furono da lui stesso ricondotti alla fede. Ritornato nel suo ritiro, visse ancora vent’anni. Prima di morire si fece promettere dai due discepoli più vicini a lui che non avrebbero mai rivelato il luogo della sua sepoltura. Secondo la leggenda, la tomba sarebbe stata scoperta nel 565, ed i suoi resti portati ad Alessandria, poi a Constantinopoli (635) e quindi in Francia (IX-X secolo), a St. Didier-de la Motte, e finalmente a St. Julien di Arles (1491), dove sono tuttora conservati. La figura di Antonio abate, già grande per la sua ascesi personale, assume un’enorme importanza per l’influsso che ebbe sulla vita eremitica, costituendo comunità che vivevano una vita simile, con pratiche comuni, ma senza una regola determinata. La devozione attribuitagli divenne presto molto popolare: si faceva ricorso a lui contro le epidemie e le pestilenze, e specialmente contro il «fuoco di Sant’Antonio» (herpes zoster). Nell’iconografia Antonio abate viene rappresentato come un vecchio dalla lunga barba bianca e con ampio saio. Porta il bastone degli eremiti a forma di T (detta croce egizia di Sant’Antonio) ed un campanello che, come pure il porcellino sempre raffigurato nei suoi pressi, ricorda taluni privilegi medievali concessi all’ordine degli Antoniani, ora scomparso. Antonio abate è protettore degli animali domestici ed il giorno della sua festa (17 gennaio) ha luogo la benedizione degli animali, che in varie città assume aspetti tradizionali particolari. La vigilia di tale festa in molte località vengono accesi i falò di Sant’Antonio, enorme cataste di legna formate con la partecipazione collettiva, che bruciano per vari giorni, e di cui ognuno conserva poi qualche tizzone propiziatorio.