Santo e dottore della Chiesa, chiamato Doctor melliflus, egli nasceva da famiglia aristocratica. (Fontaines lès Dijon, Borgogna, 1090 - Clairvaux, 20.8.1153). Nel 1112 entrò come religioso nel monastero di Citeaux. Inviato nel 1115 dall’abate a fondare l’abbazia di Clairvaux, nello Champagne, ne fu il primo abate, e tale rimase per 38 anni. Dopo inizi molto contrastati, il successo della fondazione fu prodigioso. Chiaravalle si sviluppò fino ad avere settecento monaci e centosessanta monasteri aggregati. Nel 1118 veniva redatta la "Carta della carità", statuto fondamentale dell’Ordine cistercense, confermata (1119) da papa Callisto II. Bernardo da Chiaravalle ne difese l’austerità contro le critiche dei cluniacensi (Apologia ad Guilelmum, abate di St. Thierry). Nel 1128 Bernardo da Chiaravalle iniziò la sua attività pubblica difendendo l’arcivescovo di Parigi contro Luigi il Grosso: Appoggiò Ugo di Payns, fondatore dell’Ordine dei Templari di cui redasse la regola statutaria, e lo fece riconoscere ufficialmente al Concilio di Troyes (1128). Alla morte di Onorio II furono eletti due successori e Bernardo da Chiaravalle si schierò decisamente per Innocenzo II contro Anacleto e fu a lui che Innocenzo dovette il suo successo. Da allora l’influenza di Bernardo da Chiaravalle sui concili della corte papale divenne sempre più forte. Al Concilio di Sens (1140) ottenne la condanna di Abelardo per alcune sue proposizioni che intaccavano l’unità della fede. Con eguale energia difese i diritti politici e materiali della Chiesa, combattendo accanitamente Arnaldo da Brescia e la rivoluzione di Roma (1144). Predicò assiduamente la II Crociata (1146), perciò l’insuccesso della spedizione gli venne rinfacciato. Oltre che uomo di elevata santità, Bernardo da Chiaravalle fu il più grande manovratore di uomini del suo tempo, rivelandosi sempre accanito conservatore strettamente legato all’ordine feudale. Fu canonizzato da Alessandro III nel 1173; proclamato dottore della Chiesa nel 1830. Papi, imperatori e condottieri lo ossequiarono, temendone i ripetuti strali lanciati contro i nemici della Chiesa. Era uso intrattenere una fitta corrispondenza con tutti i grandi dell’epoca. Fu definito il grande Mistico cistercense, l’Uomo di Dio, per la dolcezza e la persuasione che lo distinguevano, per il Sacro Fuoco celestiale che emanava dalla sua persona e dalle sue ispirate parole. Il fervore delle sue prediche trascinava chiunque l’ascoltasse, in particolar modo allorché reclutava uomini e ragazzi per le Crociate in Terrasanta. Si dice che le madri nascondessero i loro figli al suo passaggio, temendo lo straordinario potere d’attrazione di cui era dotato. Grande taumaturgo, incuteva rispetto ed ossequio anche in Vescovi e potenti Abati, com’erano quelli di Cluny e di Saint Denis. Era solito sostenere che "tutte le questioni di Dio sono mie, e nulla di quel che lo riguarda mi è estraneo". In teologia Bernardo da Chiaravalle non ha un proprio sistema. Egli è un contemplativo ed il suo misticismo è contrario sia al razionalismo della scuola di Abelardo quanto all’ortodossia meccanica della scolastica. Egli ammette tre gradini per innalzarsi a Dio: la vita pratica, la vita contemplativa e la vita estatica. É sempre stato un appassionato sostenitore del culto della Madonna, di cui celebra anzitutto la maternità divina. Avversario accanito di tutti i nemici della Chiesa, sia come potenza spirituale sia come potenza politica, Bernardo da Chiaravalle continuò fino alla morte a denunciare tutti gli abusi che la mettevano in pericolo e fu severissimo anche col papa Eugenio III, che era stato suo discepolo. Accettò esplicitamente il simbolo delle "due spade", di cui una, quella spirituale, è tutta la Chiesa; l’altra, la temporale, dev’essere usata dai poteri civili, ma con una certa sorveglianza ed autorità da parte della Chiesa. Fra le sue opere dogmatiche, la più matura è certamente De consideratione (5 libri), dedicata ad Eugenio III, e che è il manuale di un papa perfetto (1149-53). De diligendo Deo (1126) è la risposta alla domanda perché si deve amare Dio. Adversus Abaelardun è una sintesi della lunga polemica contro il suo avversario. Rimangono di Bernardo da Chiaravalle 340 prediche, poesie e testi liturgici. Nell’iconografia il santo, raffigurato con l’abito bianco del suo Ordine, è solitamente accompagnato da vari attributi emblematici, come il cane bianco, lo sciame d’api, il demonio incatenato, gli Strumenti della passione di Cristo sul petto, e la mitra appoggiata a terra. Importanti i dipinti ispirati alla sua figura, eseguiti da Filippo Lippi (Cook, Richmond), dal Perugino (Monaco), dal Correggio (cattedrale di Parma) e da Sebastiano del Piombo (Vaticano).