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 LA FESTA DI SANT'ANNA NELLA TRADIZIONE POPOLARE

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MessaggioTitolo: LA FESTA DI SANT'ANNA NELLA TRADIZIONE POPOLARE   LA FESTA DI SANT'ANNA NELLA TRADIZIONE POPOLARE EmptyMar Lug 26, 2011 1:18 pm

BACOLI (NA)

Obiettivo della festa di S. Anna è il coinvolgimento delle realtà del territorio al fine di valorizzare e recuperare un evento le cui radici si perdono nella notte dei tempi, il cui ricordo degli anziani parla dei festeggiamenti risalenti agli inizi del 1900, cercando di riportare tale avvenimento alla sua originale e naturale importanza, nella difesa delle identità e delle tradizioni, che si accompagna per lo più a una valorizzazione della memoria, dell'eredità culturale, in un'idea di comunità allargata agli ascendenti e ai venturi, oltre che alla terra stessa. La festa di Sant’Anna cade nel bel mezzo dei lavori che chiudono il ciclo agrario, forse per questo motivo la Santa è rappresentata con il manto verde, il colore del “germoglio di speranza” nato dal suo ventre e giallo a ricordare il grano ed i frutti pronti per essere raccolti. Il ruolo tradizionale di Anna, Madre per eccellenza, si riflette anche nel suo patronato sulle mamme, sulle donne che desiderano la maternità e sulle partorienti. Ma la Santa è anche protettrice delle lavandaie e delle ricamatrici i cui mestieri appartengono all'ambito delle sue funzioni di madre di famiglia. È invocata persino dagli agonizzanti, per ottenere una buona morte, ma la lista dei suoi patronati è straordinariamente estesa: alla sua protezione si rivolgono anche gli orefici, i falegnami, gli ebanisti ed i naviganti.

CASTELBUONO (PA)

La festa principale di Castelbuono (Pa) è quella in onore della patrona Sant'Anna. La festa si svolge, tra manifestazioni popolari di vario genere, celebrazioni religiose, luminarie. La Domenica precedente l’inizio della novena in onore della Santa si celebra il Ritorno del Principe Giovanni III da Ventimiglia con la reliquia di Sant’Anna, avvenuto nel 1615. E' proprio da questo viaggio del principe, che trae infatti ispirazione la tradizione della novena castelbuonese. Il complesso della manifestazione varia di anno in anno, tuttavia immancabili sono “il saluto del principe alla folla” e il corteo in abiti d’epoca. La Novena dal 17 al 24 luglio
si articola in due momenti: le celebrazioni mattutine e la processione serale. La mattina sia nella cappella di Sant’Anna (all’interno del castello, dove è custodita la Reliquia ) sia nella chiesa della Santissima Trinità (dove è custodita la statua) sono celebrate due messe precedute dalla recita delle “allegrezze” e dai canti in onore alla Santa Patrona. Ogni sera una statua a grandezza naturale della Santa è condotta in processione per le vie e i vicoli del paese. L’itinerario porta i devoti ad attraversare vicoli strettissimi o archi bassi, o strade a scale, ed è veramente particolare vedere la Santa ora abbassarsi raso terra, ora portata a braccio, ora inclinata. Il giorno 25 è forse il più atteso dai Castelbuonesi: è il giorno dell’apertura della grata e tradizionale Cerimonia della consegna della chiavi e Corteo Storico Ventimigliano. Il 26 luglio si ha la rievocazione storica del culto di Sant'Anna con la partecipazione dei gonfaloni dei 7 quartieri storici di Castelbuono, con figuranti in abiti storici e sbandieratori. Nel pomeriggio, dal castello, parte il corteo storico, il complesso cerimoniale delle chiavi (le uniche che possono aprire i tre catenacci a combinazione che proteggono la Reliquia della Santa Patrona) è appena iniziato. La prima sosta è al municipio: dietro al principe in costume d’epoca si accoda il mazziere seguito dal sindaco con le chiavi, le autorità municipali, parte del comitato e gli invitati. Il corteo prosegue fino a piano Matrice dove il sindaco consegna le chiavi all’arciprete che lo attende con il vassoio d’argento in mano. Dopo la consegna il corteo continua a sfilare per il tradizionale percorso delle processioni. A seguire esposizione del sacro teschio di Sant'Anna nella Cappella Palatina del Castello. I pellegrinaggi sono continui: è un giorno di riflessione e preghiera in cui Castelbuono si stringe attorno alla Santa Patrona. Nel tardo pomeriggio ha luogo il tradizionale “Giro Podistico Internazionale Città di Castelbuono”, che si avvia ormai al centenario; anche questa manifestazione è molto seguita dai castelbuonesi. Alla sera spettacoli con comici e cantanti che allietano la gente, mentre tradizionale rimane la “furriata delle logge” (giro tra le bancarelle). Il 27 luglio ha luogo la Processione. Nel primo pomeriggio si procede all’addobbo dell’antichissima “vara” della Patrona, allestita nel cortile del castello. Verso le ore 16,00 “i mastri di vara” si chiudono in cappella per adornare e ripulire il reliquiario. Subito dopo a braccio lo conducono giù fino al cortile, preceduti da due bambine con le candele. Dopo le procedure di sistemazione dell’Urna, la “vara” viene posta al centro del cortile e i pellegrinaggi si moltiplicano. Il centro nevralgico della festa si sposta dalla Cappella (disadorna) al cortile. Nel pomeriggio è pia usanza castelbuonese compiere “ù viaggiu” fino al cortile e sostare qualche minuto in preghiera, ringraziando la Santa per le grazie ricevute. Il tradizionale Rosario di “scavisi” è tornato a risuonare tra le pietre del castello, a seguire la Solenne processione del sacro teschio di San'Anna con il gruppo statuario della Madonna del Rosario. La processione è lunghissima, poiché vi partecipano tutti i confratelli nel tradizionale abito scuro, a maniche lunghe, coperto dall’abitino (bavero che indica la confraternita d’appartenenza).

STAITI (RC)

La festa di Sant'Anna costituisce il momento culminante della vita religiosa e civile della comunità staitese. Tornano gli emigrati da ogni parte d'Italia e d'Europa e i devoti dei paesi vicini: Staiti diventa un paese vivace e palpitante.
I giorni della Novena, dal 16 al 24 Luglio, sono scanditi dal suono dei tamburi che, richiamando i fedeli li accompagnano alla Chiesa della Santa.
E, a proposito di tamburi, questo centro pre-aspromontano del versante Jonico meridionale si è sempre distinto per l'impegno profuso a mantenere viva sino a tutt'oggi la cultura musicale bandistica, portata avanti da tanti giovani volenterosi, succedutosi da una generazione all'altra, per quasi un secolo.

FIRENZE (FI)

Da un episodio di carattere politico, fra i più importanti per la Firenze repubblicana del XIV secolo, traggono origine la venerazione per la figora di Sant’Anna in Firenze e la festa che la città gigliata volle tributarle, “ona delle più solenni, per molto tempo, fra quelle che i fiorentini solevano allestire, connotata, por nel novero delle cerimonie sacre, di motivazioni e di uno spirito fortemente laici. S’ordinò per lo Comone, che la festa di Sant’Anna si guardasse come Pasqua sempre in Firenze". Con queste parole, che racchiudono un’aulica comparazione, Giovanni Villani termina il racconto della cacciata da Firenze di Gualtieri di Brienne, noto come Duca d’Atene, che ebbe inizio con una sollevazione popolare il giorno di Sant’Anna, il 26 luglio, dcl 1343, con cui si metteva fine alla tirannia in città dello straniero, incominciata l’anno precedente.
Dopo l’accaduto i fiorentini videro in lei una "partigiana della causa della Repubblica" e la innalzarono a protettrice di Firenze; il suo giorno venne dichiarato giorno di pubblica solennità. Il Villani, dunque, paragona il 26 luglio alla Pasqua poiché in tale giorno ebbe luogo la resurrezione dei fiorentini finalmente liberi come nel giorno della Pasqua la resurrezione del Cristo segna la vittoria del Figlio di Dio sulla morte. Il tema della Sant’Anna venne ad assumere un valore civico oltre che religioso in ricordo della cacciata del Duca al punto da creare una nuova iconografia per la santa, impostando nelle Arti la sua immagine in veste di protettrice della città. Le Arti fiorentine hanno lasciato testimonianze di grande valore a riguardo, a partire dall’affresco commissionato dalla Signoria, subito dopo l’accaduto per commemorare l’avvenimento, a un seguace dcll’Orcagna, dipinto nel diruto Carcere delle Stinche e, dopo lo strappo, allogato al Museo di Palazzo Vecchio. Nell’affresco con Sant’Anoa e la cacciata del Duca d’Atene, autentico manifesto civile, una indomita Sant’ Anna è raffigurata in un gesto di protezione verso il Palazzo della Signoria, mentre caccia dal trono il Duca d’Atene e consegna i vessilli del Comune al popolo in armi inginocchiato davanti a lei. Da allora la santa protegge la sua città abbracciandone amorevolmente la sagoma, come possiamo ammirare, fra l’altro, nell’affresco di Mariotto di Nardo (fine del XIV secolo) in una vela dell’Oratorio di Orsanmichele, l’oratorio innalzato dalle Arti cittadine dove, subito dopo la cacciata del Duca in ringraziamentu per la fine della tirannia, proprio i rappresentanti di tutte le Arti si recarono a rendere omaggio alla Vergine e a sua madre Anna. A causa della discordia delle sue classi dirigenti Firenze aveva voluto il Duca; dopo la cacciata di Gualtieri di Brienne "la Signoria nuova - ricorda il Villani - in uno col popolo riferendo alla intercessione di 5. Anna, di cui ricorreva il nome in quel giorno, l’avvenimento felice, corse all’altare della Madonna in Orsanmichele, e porse in quel luogo rendimento di grazie". Con questo concorso di popolo all’oratorio ebbe genesi la celebrazione annuale che la Signoria decise di bandire, negli anni a venire, in onore di Sant’Anna, proclamando il 26 luglio festa solenne. La Signoria stessa, inoltre, commissionò un altare ligneo da erigere in Orsanmichele per esporvi "un’immagine di Sant’Anna" come si legge nelle provvisioni del Comune, un’immagine inizialmente dipinta e poi, al tramonto del XIV secolo, scolpita nel legno. L’aver voluto porre in Orsanmichele l’effige della santa fu un gesto estremamente significativo: l’oratorio, sovvenzionato da una tassa pubblica, era insieme chiesa e granaio per la città: fu una delle costruzioni più importanti dell’età comunale a Firenze, Allocarvi l’icona della santa stava, quindi, ad indicare l’ufficialità e la natura civica del "nuovo culto", della venerazione che le si voleva tributare. L’altare divenne il fulcro della festa, intorno ad esso si affollavano i fedeli offrendo doni alla figura di Sant’Anna, per la quale venne coniato il fiorentinissimo appellativo di "Santa avvocata della libertà cittadina". Difatti il governo deliberò che "nel dì della beata Anna, madre della Vergine gloriosa, per la liberazione della città e dei cittadini e per la liberazione del giogo pernicioso e tirannico, nella ricorrenza della festività di 5. Anna, dai Priori, dagli altri Rettori della città e dai Consoli delle arti si dovessero fare offerte di ceri e danaro davanti alla immagine di detta santa in San Michele" (provvisione dell’ 11 gennaio 1344, stile fiorentino, 1345 stile moderno). E ancora, "s’ordinò, per unire ai sacri riti pubbliche feste popolari, che in quel giorno medesimo si corresse un palio del valore di 32 fiorini d’oro e che si cavassero fuori le bandiere delle arti e venissero appese a Orsanmichele". Niente doveva turbare il giorno deputato dalla Signoria alla commemorazione della santa e, insieme, della rinnovata libertà e pertanto venne decretato che "nessuno dovesse essere preso per debito, né i magistrati rendere giustizia, ne verum artefice tenere aperte botteghe o uffici pena lire 25 a chi trasgredisse". Gli oboli donati alla santa nel suo giorno, per volontà del governo del Comune, venivano consegnati ai Capitani di Orsanmichele, i quali, "prelevatene le spese occorrenti a festeggiare quella solennità", destinavano quanto rimaneva per due terzi ai poveri e per un terzo al Monastero di Sant’Anna già sorto, nel 1318, in Oltrarno, in località Verzaia. Un monastero femminile benedettino al quale, per celebrare i fatti del 1343, la Signoria decise nel 1359 di edificare una nuova chiesa. A partire dal 1370 una imponente processione interessò la Firenze di qua e di là d’Arno poiché si snodava fra Orsanmichele e il Monastero di Verzaia; una processione giocosa, resa immortale, più tardi, dai superbi colori di Jacopo Pontormo che la dipinse, fra il 1528 e il 1529, in un cammeo all’interno di una grande tavola per l’altare maggiore della Chiesa di Verzaia. Il dipinto con Sant’Anna Metterza e Santi (oggi al Museo del Louvre) fu voluto per rinnovare un’immagine divenuta "fuori moda" così come i rettori di Orsanmichele avevano già stabilito per il loro oratorio, commissionando nel 1522 a Francesco da Sangallo la scultura in marmo della Sant’Anna Metterza (1522-1526) che tuttora possiamo ammirare sull’altare di Sant’Anna. Nel corso del XIV e del XV secolo il culto di Sant’Anna protettrice di Firenze divenne sempre più importante a quanto testimoniano ulteriori leggi promulgate a favore di Orsanmichele e in omaggio alla santa. "Il Gonfaloniere servendo d’esempio a tutti a mezza messa offriva un regalo di frutta, d’allora il popolo inventò figure e uomini ritratti al naturale con teste e mani di cera colorata per regalarli in omaggio alla santa". L’iconografia di "Sant’Anna dei fiorentini" rimase radicata fino al primo Cinquecento quando la famiglia Medici al potere volse l’effige civica della santa a vantaggio della propria politica, facendola divenire protettrice del casato, e, insieme, quando i dettami della Controriforma ridettero alla sua figura la sola connotazione di madre della Vergine come il linguaggio artistico coevo attesta. Con il ritorno dell’icona tradizionale della santa anche la festa che si svolgeva in città il 26luglio iniziò a perdere lo sfarzo che la connotava per poi smarrirsi nelle pagine della storia. Dell’antico splendore sopravvisse pallidamente, per la caparbietà di pochi, l’esposizione dei vessilli delle Arti all’esterno di Orsanmichele fino a quando, alcuni anni fa, l’Amministrazione Comunale di Firenze decise di riproporre la festa del 26 luglio attraverso un corteo storico, che si dipana fra Palazzo Vecchio, la cattedrale ed Orsanmichele, nuovamente fulcro della città per un giorno, e dando vita, di anno in anno, a conferenze, a convegni e a manifestazioni con l’intento di non fare sopire i contenuti storici, oltre che cultuali, di tale giorno nei fiorentini e in tutti coloro che popolano la città nella bella stagione. Ha, dunque, nuova vita una festività da intendere come giorno consacrato alla libertà voluta dagli operosi fiorentini del Medioevo, senza la quale non avrebbe avuto origine la grandezza economica, culturale e morale della Firenze del Rinascimento, eredità forte per la Firenze contemporanea.

ISCHIA (NA)

La festa di Sant’Anna risale ad una tradizione del secolo scorso. Il 26 di Luglio, d’ogni anno, le donne gravide andavano in processione a venerare l’effige della Madre della Madonna che si trovava in una cappella nella baia di Cartaromana. Esse erano accompagnate da un corteo composto dalle barche dei pescatori, che per l’occasione addobbavano lo scafo con frasche e ghirlande di fiori. Intorno agli anni 30 un gruppo d’amici venne in mente di istituire un premio per la barca più bella. Successivamente a questo gruppo d’amici si unisce un falegname e artigiano che sostituisce ai gozzi delle zattere con forme ed ornamenti sorprendenti. A così inizio la festosa processione a mare con carri allegorici acquatici. Da allora la festa a mare degli scogli di Sant’Anna ha un fascino tutto suo, è una manifestazione che non ha eguali al mondo, perché si avvale di uno scenario che da solo varrebbe la pena di vivere sempre. Il numero è esorbitante degli spettatori che si assiepano sulla scogliera e sulle barche nella splendida baia. Essi vogliono essere testimoni che la festa mantiene intatto il suo fascino nel tempo, l’atmosfera che si crea con l’incendio del castello e la spettacolarità dei fuochi d’artificio. La festa agli scogli di Sant' Anna richiama ogni anno decine di migliaia di isolani e turisti che assiepati sugli scogli, assistono nello specchio d'acqua antistante il Castello Aragonese ad una sfilata di barche o meglio, zattere, addobbate con disegni e rappresentazioni allegoriche. Da qualche anno questa manifestazione che si svolge la sera del 26 luglio dalle ora 21 in poi, è diventato un palio, dove partecipano le barche addobbate dei vari comuni isolani. Lo spettacolo è davvero fantastico e si resta affascinati da questa magica atmosfera. Sempre nella stessa serata, un altro momento magico è l'incendio del Castello Aragonese che lascia davvero senza fiato. Ed infine completano la serata, gli immancabili e suggestivi fuochi d'artificio.
Gli scogli di S.Anna e lo specchio d'acqua antistante il Castello Aragonese, dove sfilano le barche. Prima ancora della fatidica data del 1932, anno in cui convenzionalmente si fa risalire l’inizio ufficiale della Festa di Sant’Anna, sull’isola d’Ischia si celebrava un rito, simbolo della pausa ristoratrice dalle fatiche del lavoro. Le famiglie dei pescatori conservavano piccole porzioni di cibo per consumarle poi a mare sulle barche, la sera del 26 luglio. Questa sorta di sfilata partiva dai piedi del Castello Aragonese per giungere alla Chiesetta dedicata a Sant’Anna sul versante opposto. I partecipanti, in omaggio alla santa, abbellivano la propria barca con frasche e ghirlande di fiori. Divenendo gli addobbi sempre più curati, si pensò di premiare il gozzo più bello. Dai gozzi addobbati alle zattere che compongono le attuali “barche” di Sant’Anna è cresciuto un rituale che si ripete ogni anno dal 1932, con la “Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna”.
L’evento ha luogo al cospetto del Castello Aragonese, città del popolo d’Ischia fino al 1500, che entra in scena quando si proclamano i vincitori della Festa, riproponendosi con la simulazione dell’incendio che lo devastò in parte; il tutto contornato da fuochi d’artificio e dura dal 22 al 26 luglio.
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